Il vento
Sembra svanire
il colore
di un soffio d’amore
che si perde nel vento
D’improvviso
diviene vento
Armando
Guidoni
Giochi
spirituali
Quando il sole sorge
la mia ombra
timido approccio accenna
verso un dolce
pieno abbraccio
col mio corpo
Ma a mezza via
subito si ritrae
si sottrae
svelta
Armando
Guidoni
I colori
dell’arcobaleno
Mi sveglio pensando
ai colori
dell’arcobaleno.
Il rosa mi appare
e mi dice
è mattino.
L’azzurro lo
vedo a me
molto vicino.
Il rosso mi porta
lontano
e… ricordo.
Il verde mi
prende la mano,
e lungo il cammino,
mi fa intravedere
qual è il mio destino.
Jole Baroli
Lascia
che.....
Lascia che.....le tue
carezze scaldino il mio cuore
come il sole caldo dopo
un freddo inverno.
Lascia che... i tuoi
baci siano di refrigerio per la mia anima
come una fresca brezza
d’ estate.
Lascia che... il tuo
dolce sorriso illumini la mia vita
come un raggio di luna
nelle notte buia.
Lascia che... la tua
gioia di vivere mi aiuti a rinascere
come il risveglio
della Natura dopo un lungo e freddo Inverno.
Maria Grazia Pilotto
Gemme
Lanuginose piccole gemme
S’alzano in slancio gotico
Al cielo azzurro pallido
Ancora febbrile di gelo
E desiderio
Abbracciano l’aria
Su prati dormienti
Hanno occhi nuovi e sognanti
Intiepidiscono il cuore
Di tenerezza e forza
Sugli steli sottili
Resistono al vento del Nord
Alle fate cattive
Del bosco
Macchie bianche
Su grigio e giallo
Piccoli vessilli
Di primavera
Che verrà
Con la mano sicura
Che dipinge
I moti del cuore
I sussulti silenziosi
Della Natura in amore
Vilma Viora
A L.A.
Eravamo due sconosciuti
vicini,
tanto da concederci un
antico gusto
di spiare rumori e
persino sospiri;
un insolito vento o
l’inaffidabile
pigra mondanità di
uccelli urbani
ha disperso i nostri
pollini
senza mai tramutarli in
frutti
nel comune scorrere di
stagioni
vissuto tra le quattro
zolle di terra
che dividevano le tue
dalle mie radici:
casa, certo punto di
memoria,
dal tuo segreto sorriso
sporge
questo mio disordinato
archivio.
Enrico
Pietrangeli
Come resina
Come resina
da un albero
le tue carezze
gialla la foglia
non vuol lasciare
Te
linfa vitale
Te
che superbo
ti emergi
al centro della mia vita
Cinzia
Tomassini
Il vuoto
delle ore
Il vuoto delle ore
cinge il tempo perso
Spelacchiato se ne va
tra capelli canuti
L’allora mesce
l’oggi
non senso di pause
Marco Saya
Il Nesso
Ora sono stanco
Le parole mentono
Nude si coprono
Cercano il nesso
prima di coricarsi
Marco Saya
Flaconi
d’antidoto
(dal comodino d’un
poeta disobbediente)
I rozzi patti col
Diavolo
sanno di zolfo, un puzzo
modesto, innocuo,
presto disperso.
I patti con Dio
scintillano di rischio
di pericolo
all’angolo.
La realtà è puntuta
non è cosa da tutti, si
sa.
Una saggezza
stoico-epicurea
invisa alla Patristica e
al Talmud,
lontana dai rigori degli
Ulema,
verdeggia fra le pietre
dei selciati,
si nasconde in minime
trattorie,
in rare mescite
sopravvissute.
Va condivisa complice,
nascosta ad occhi
indiscreti.
La disperazione
palpabile
ha un fremito di carne
Come in uno spartito
il peso delle pause,
ma scintilla, se vuole,
del dono d’un sorriso.
Rigettato lo scivolo
comodo
d’un oltrevita
lusinghiero
o di biechi paradossi
di umile sublime,
non resta che far tesoro
di quel che c’è, far
man bassa
anche di dolore
con presa salda alle
cose.
Niente rassegnazione
Né altre sragioni:
disobbedire a Budda,
e a costo d’esser
crudi
fare la cresta a Cristo.
(da “Le maschere del
caos” 2002)
Luca Baiada
Sabato di settembre
Dissoluta tristezza
di una canzone senza
domani.
Che sale nel cielo
pieno di stelle.
Angelo
Gabrielli
Mare del
Nord
Placida ansante
metallica distesa
Sponda compatta erompi
di spuma
Carezzata dei gabbiani
le strida
Le teste sotto la sabbia
sepolte
Schiacciata dalle nuvole
qui nate
Freddo abisso del nord
Sulla superficie olio
Melma nel profondo
Veliero abbandonato alla tramontana
Che porta l’eco di campane fiamminghe
Nei morti capelli d’un’alga marina
Mare del Nord
Nella chiara luce del
vuoto accogli
Carcasse rami spezzati
detriti
A queste bianche e
secche piagge tratti
Dal fiottolo lucente
attraversando
Vasto l’orizzonte che
cupo cerchia
il golfo
Claudio
Comandini
(2000 versi/verso il
2000, Sindacato Nazionale
Scrittori;
su “Un giorno lungo un sogno” 2001)
Nasso
…dove ombra è il contrario di vita
È di questi canneti
verdi
che provavamo vergogna
accanto agli stalletti
dei maiali
ad una capra sola
bianca Amatea
sotto la tamerice
all’asino che raglia
disperato di sole
all’ombra cotta di
rocce scure
levigate di sale
È di questo che provavamo vergogna
e abbiamo tagliato, percosso, abbattuto
Ora solo strisce d’asfalto nere
rigano una campagna più morta che spenta
Qua invece tutto vive
su tratti di mare
arcaici
d’azzurro e rosa
brillante
senza vergogna
nell’abbaglio sicuro
di un mare che non torna
quello dei miei sei anni
Oggi l’ho perso ancora
in un immalinconire di latte e menta
Serena Grizi
(Da “Cicladica”)
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