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- Bruno Bettelheim e il suo mondo incantato
(Silvia Coletti) - La vita. Bruno Bettelheim fu psichiatra e
psicanalista statunitense di origine
austriaca
(Vienna 1903-Silver Spring, Maryland, 1990). Svolse gli studi universitari
a Vienna; durante le persecuzioni razziali, dal 1938 al 1939, fu
prigioniero nei campi di concentramento di Dachau e Buchenwald; durate
questo periodo si dedicò alla trascrizione di pensieri e comportamenti
umani relativi n particolar modo alla personalità. Liberato
fortunosamente, nel 1939 emigrò negli Stati Uniti dove si occupò di
psicologia dell’età evolutiva e in particolare di autismo infantile,
dirigendo per oltre trent’anni la Orthogenic School per bambini
psicotici dell’Università di Chicago. Il suo arduo obiettivo era quello
di offrire al bambino autistico un ambiente e delle esperienze di vita in
grado di ridurne l’isolamento emotivo e aiutarlo a sviluppare la propria
personalità. Tra i suoi scritti si ricordano: L’amore non basta (1950);
La fortezza vuota (1976); I figli del sogno (1977); Il mondo incantato
(1977); Sopravvivere (1981); Imparare a leggere (1989); La Vienna di
Freud (1990).
Il mondo incantato. In questa opera Bettelheim descrive in modo
suggestivo le più belle e conosciute fiabe: da Hänsel e Gretel a
Cappuccetto Rosso, da Biancaneve alla Bella Addormentata nel bosco. Per
imparare a cavasela nella vita e a superare gli ostacoli quotidiani senza
aggirarli, il bambino, così come l’adulto, ha bisogno di conoscere se
stesso e il complesso mondo in cui vive e in cui si relaziona. Gli
occorrono un’educazione, delle idee sul modo di dare ordine e coerenza
alla dimensione interiore e la capacità di ascoltare ciò che lo
circonda. Cosa può giovargli più che una fiaba, che ne cattura
l’attenzione, lo diverte, suscita il suo interesse e stimola la sua
attenzione? Qualunque fiaba essa sia, trasmette messaggi sempre attuali e
conserva un significato
profondo
che passa attraverso il conscio, il subconscio e l’inconscio. Si adegua
perfettamente alla mentalità infantile, al suo tumultuoso contenuto di
aspirazioni, angosce, frustrazioni, e parla lo stesso linguaggio non
realistico dei bambini. Tratta di problemi umani universali, offrendo
esempi di soluzione alle difficoltà. La fiaba nella sua autenticità di
messaggi è atemporale e i personaggi dei suoi scenari fantastici sono
figure archetipiche che incarnano le contraddittorie tendenze del bambino
e i diversi aspetti del mondo. Le situazioni fiabesche, rispettando la
visione magica infantile delle cose, esorcizzando incubi inconsci, placano
inquietudini, aiutano a superare insicurezze e crisi esistenziali,
insegnano ad accettare le responsabilità e ad affrontare la vita.
Bettelheim sottolinea l’importanza fondamentale della fiaba nella vita
del bambino, la capacità anche di ricrearla di nuovo e di inventarla ex
novo. La fiaba sviluppa la creatività, da’ spazio al gioco semantico e
segnico. Streghe Malvagie, Matrigne e Orchi, Sirene e Fate che per secoli
hanno accompagnato i dormiveglia dei più piccini, sono personaggi che
custodiscono un patrimonio di risorse e promesse: le fiabe sono strumenti
educativi preziosi. Le fiabe rappresentano un punto di riferimento per la
vita interiore del bambino e la vita relazionale dello stesso con
l’adulto. Nella fiaba per giungere a lieto fine devi seguire un percorso
a volte anche difficile, ti devi imbattere per esempio nel lupo dei tre
porcellini anche se non vuoi. Queste disavventure che il bambino affronta
insieme al protagonista della fiaba sono un invito all’azione, a
fronteggiare attivamente le difficoltà. La sana fantasia aiuta ad
interagire con la realtà e ad adoperare nel modo migliore le risorse
emotive.
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