laghetto
“Premio
Laghetto”
(NR) - Si è concluso il 27 giugno, presso i locali della
parrocchia di Laghetto, la VI edizione del Concorso Fotografico “Premio
Laghetto”
organizzato dal Centro Culturale “Laghetto” in collaborazione con la
Monte Compatri 2000 Pro Loco. Una giuria di esperti, composta dal pittore
Giovanni Lupoli e dai fotografi Enrico Ciulla e Renzo Ridolfi, dopo
un’attenta analisi, ha attribuito all’unanimità il primo premio a
Marco Martufi di San Cesareo con la foto intitolata “La Pozzanghera”,
il secondo premio a Silvia Bianchi di Frascati con “Lago salato”, il
terzo premio a Claudio Lanzi di Colleferro con “In difesa dei writer”.
Hanno ottenuto una menzione speciale Maria Grazia Caliciotti di Roma con
“Tramonto di fuoco” e Stefano Taglieri di Monte Porzio Catone con
“Crepuscolo”.
Da segnalare, che con
quest’edizione, le foto in concorso sono state anche esposte durante la
manifestazione “Sagra della ciambella e del vino” il 25 e 26 giugno a
Monte Compatri. Negli stessi giorni lo stand del Centro Culturale
ha ospitato le sculture lignee dei fratelli Nino e Vittorio Perozzi, i
quali hanno ottenuto un notevole successo. Molti i visitatori che sono
rimasti colpiti e ammirati dalla maestria degli artisti laghettani.
La VI edizione del
concorso presentava una novità, la giuria popolare. Compilando una scheda
chiunque poteva votare la foto che più gli piaceva. Come spesso accade, i
pareri della giuria tecnica e di quella popolare sono stati discordi.
Infatti, le quasi 250 persone della giuria popolare hanno largamente
preferito la foto di Alfonso Schiavi di San Cesareo, che ritraeva un
cagnolino, alle altre. Il premio è consistito, per rimanere in tema della
sagra di cui si diceva sopra, in una gigantesca ciambella.
La VII edizione del
“Premio Laghetto” si svolgerà nel giugno 2005 con alcune novità e
con l’ambizione di raggiungere livelli assoluti.
Dalla metà di luglio
sarà possibile accedere alla galleria fotografica del concorso
consultando il sito www.centroculturalelaghetto.it.
rocca
priora
B.C.C.
del Tuscolo per il “Cartoni”
(Fausto Giuliani) - Mercoledì 9 Giugno scorso, presso
l’Ospedale Cartoni di Rocca Priora, è stata presentata un’innovativa
attrezzatura
medica donata dalla Banca di Credito Cooperativo del Tuscolo-Rocca Priora
e consegnata in dotazione presso il reparto di Cardiologia dell’Ospedale
locale.
Ed è stata proprio la
responsabile dell’U.O. Cardiologia, dott.ssa Rossella Marianecci, ad
illustrare le qualità di uno strumento che per quanto piccolo di
dimensioni - è grande come un telefonino cellulare - può essere di
indubbia utilità nel monitorare il lavoro quotidiano del cuore umano.
Questo registratore digitale è in grado infatti di controllare
l’attività elettrica del cuore 24 ore su 24 e di trasferire poi tutti i
dati raccolti ad una stazione di lettura che, in base al sistema Holter,
li utilizzerà per le varie diagnosi relative ai pazienti che si
serviranno di tale apparecchiatura, molto utile anche per test relativi
alla medicina dello sport; lo strumento infatti può essere tenuto indosso
senza creare particolari disagi per tutta la durata del tempo richiesto -
in genere una giornata intera, nel corso della quale è vietato bagnarsi
per non creare danni al registratore.
Vive parole di
ringraziamento sono state espresse, a nome della struttura, dalla dott.ssa
Santina Medaglini, Direttrice Sanitaria del Polo Ospedaliero H5 Rocca
Priora - Ariccia e dal dott. Iercher, Direttore Generale della ASL RM H.
Il Presidente della Banca di Credito Cooperativo del Tuscolo-Rocca Priora,
Rag. Claudio Ceccarelli, accompagnato dal Direttore Generale Rag. Gianni
Saccoccio, compiaciuto della scelta effettuata insieme ai suoi
collaboratori, ha messo in risalto l’importanza che tali interventi
rivestono per l’intera cittadinanza e per la compagine sociale
dell’Istituto di Credito stesso, presente in modo notevole all’interno
dei dipendenti e dei pazienti dell’Ospedale Cartoni.
Il Sindaco di Rocca Priora, Rag. Adriano Coletta, nel porgere il
saluto da parte dell’Amministrazione Comunale, ha sottolineato come
l’attenzione della Banca è stata presente anche negli anni passati,
tramite altri interventi sempre in favore della ricerca scientifica.
frascati
Jubea:
a Frascati tra curiosità e storia
(Serena Grizi) - Ne esistono due nuovi esemplari nel
restaurato parco dell’Ombrellino, ma la sua storia europea comincia nel
1834 con il naturalista Charles Darwin.
Due nuovi esemplari di
Palma del Cile (Jubaea chilensis, si pronuncia con la “j piena”
di jeans, per chi volesse fare sfoggio) sono stati appena ri-piantati nel
recentemente restaurato parco dell’Ombrellino a Frascati per
ripristinarne l’antico disegno botanico cosi come pensato,
presumibilmente, nella prima metà dell’ottocento, accanto alla bella, e
lucente, fontana marmorea. Le altre due Jubee pronte ad accogliere le due
giovani trentenni stanno li da quando il giardino fu ideato e non si
stenta a credere, ammirandone l’eleganza, che rappresentassero per i
proprietari uno dei motivi d’orgoglio del parco. “Trovare due nuove
Jubee non è stato facile - ci racconta il consulente del verde, Dottore
forestale Gian Pietro Cantiani - perché, come scriveva nel 1653 lo
spagnolo Barnaba Cobo nella sua “Storia del Nuovo Mondo”... “questa
palma è una di quelle che cresce più lentamente” ed i vivai “quasi
amatoriali” che ne curano la crescita non amano venderla al primo
arrivato, vogliono almeno essere sicuri che la loro “creatura” vada a
finire in mani sicure, che se ne sappiano ben occupare. È per questo che
la ricerca di nuovi esemplari è durata un anno!”
La Jubea sorprese già
il naturalista Charles Darwin che il 16 agosto del 1834, durante una
escursione nei dintorni di Valparaiso, in Cile, ne contò assieme ai suoi
diverse centinaia di migliaia, rinunciando a proseguire la conta e
stupendosi di trovarne all’altezza, elevata per una palma, di 1500 metri
fino a ridosso delle basse quote della cordigliera andina.
La specie è ancora oggi
numerosa in alcune parti del Cile e se ne contano almeno 100.000 piante
nel Parco Nazionale “La Campana nei pressi di Vina del Mar su una
estensione di 8.000 ettari. È così amata in patria, forse perché dalla
sua linfa si ricava uno speciale sciroppo dolce. Da noi sembra aver
trovato un clima gradevole seppure un po’ diverso da quello che le è
perfettamente congeniale e, giunta in età adulta, produce miriadi di
piccoli cocchi in tutto e per tutto uguali a quelli della Palma da cocco
che tutti conosciamo, con la stessa polpa e lo stesso buon sapore. Inoltre
Jubea è davvero una grande e longeva viaggiatrice: è una delle palme più
resistenti al freddo e con la sua crescita estremamente lenta può
raggiungere la considerevole età di 1400 anni e ben 30 metri di altezza.
In Cile, anche se
diffusa, hanno comunque deciso di proteggerla con due successivi decreti
il primo dei quali del 1974: a pochi vivai specializzati è stata
demandata la sua coltivazione ed anche i vivai europei, per i loro
acquisti, si rivolgono ad un solo interlocutore nel Regno Unito, dove
Jubea arrivò nel 1843 grazie al giardino Botanico di Kew in Inghilterra.
Per chi vorrà ammirarla
da vicino e non può al momento prendere il volo per il Cile, oltre ai
quattro esemplari dell’Ombrellino, ne esiste uno nel Parco della villa
Aldobrandini, e due esemplari secolari nel parco di Villa Grazioli a
Grottaferrata. |