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Sommario anno XIII numero 7 - luglio 2004

 ATTUALITÀ

Macbeth, tre atti senza nome
(Cristina Stillitano) - Il Macbeth del terzo millennio è un macabro eroe con gli occhi bistrati di nero. La sua dimensione è un luogo senza terra, capovolto e immondo. Sospeso nell’aria lugubre del suo castello rovesciato, appare e scompare come per mano di un infernale burattinaio. Sembra un automa, un po’ Matrix e un po’ Zombie, certo non Macbeth, non l’uomo travolto dalla tragedia funesta delle sue immani ambizioni. No, questo Macbeth non ha neppure la possibilità di redimersi con il suo dramma, di morire da malvagio, ma di una rovina così ricca di sfumature, così umana e lacerante, da risultare commovente e persino comprensibile. Nulla di tutto questo per l’opera in tre atti di Salvatore Sciarrino, rappresentata in questi giorni al Teatro Nazionale di Roma. Il suo Macbeth non ha voce e non ha vita, non ha ardore né travaglio. Artificiale, spento, dire che lascia immoti sarebbe falso: si fa fatica a resistere fermi sulla sedia, a non alzarsi e correre via. Sarà forse l’effetto mutilante della cosiddetta “musica contemporanea”, col suo monotono armamentario di suoni ed effetti che - malgrado ogni buona volontà - non si riesce proprio a capire come possa essere chiamata tale. Ma non è solo questo. La recitazione e il canto sono stilizzati, ridotti ai minimi termini, per scene intere provocatoriamente assenti. La tragedia diventa statica sofferenza, anche per lo spettatore, e lavora oscuramente, insidiosamente, a insinuare il suo carico di angoscia. Lo spettacolo è tutto pietrificato nella imponente e complicata scenografia di Achim Freyer, bellissima, originale, ma insufficiente come ogni esperimento troppo fiducioso dei suoi effetti e poco attento ai suoi contenuti. Tra tanta difficile (e forse inutile) ricerca del diverso, qualcosa di inaspettato rimane nella mente: quella luce, alla fine di tutto, che penetra nel castello illuminandolo placida di colore. E restituisce - all’uomo che ha oltrepassato i suoi limiti - la sua semplice speranza.

Macbeth - “Tre atti senza nome”
(da Shakespeare)
Libretto e musica Salvatore Sciarrino
Regia e scene Achim Freyer
Direttore d’orchestra Johannes Debus
Orchestra Klangforum Wien

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Sommario anno XIII numero 7 - luglio 2004