Considerazioni
sul rapporto cervello-mente
(Silvia Coletti) - Riguardo a come funziona la relazione cervello-mente, è interessante
considerare l’analisi che R.Lurija in Come
lavora
il cervello (1977) sviluppa in relazione a questo argomento. Il
cervello umano è, a suo avviso, “un sistema funzionale complesso che
funziona su principi che non possono essere direttamente rappresentati”.
Lurija intende per funzione il processo cerebrale in relazione ad altri
processi cerebrali, ossia l’insieme di un completo sistema funzionale
che comprende differenti livelli, così come abbiamo sottolineato in
Searle, parlando del rapporto fra micro e macro-livelli. Il
compito che svolge un sistema cerebrale di questa struttura a più livelli
è costante o invariante nei processi, ma variabile nei meccanismi di
relazione fra i differenti livelli. Stiamo parlando di una funzionalità
cerebrale e mentale che si realizza solo all’interno di una sincronia
delle parti. Lurija esplica il funzionamento strutturale del rapporto
cervello-mente, affermando che “un funzionamento o sviluppo ottimale
dell’attività mentale si basa sulla legge fisica della forza, ossia ad
ogni stimolo di un certo rilievo o importanza corrisponde una risposta
importante; questa relazione a sua volta viene regolata dal sistema
reticolare cerebrale attivo”.
Perché ho considerato importante citare la posizione di
Lurija nel rapporto cervello-mente? Perché ritengo che egli attribuisca a
questa relazione le stesse proprietà che vi attribuisce Searle, dandoci
però un’informazione in più sul funzionamento dei meccanismi
scientifici di interazione fra le parti. Anche per Lurija infatti, così
come per Searle, “la principale funzione del cervello è svolta e
regolata dalle zone mediali” o meglio di raccordo, che si sovrappongono
nella relazione fra i due livelli.
Con questo non vogliamo certo dire che il lavoro del cervello
si attua attraverso la relazione di zone separate e ben distinte, ma
invece che i processi di questo sistema funzionale complesso implicano la
relazione combinatoria delle singole aree che lo costituiscono.
Anche Putnam è d’accordo con la considerazione che il
risultato di un sistema cerebrale è uno stato funzionale, cioè che “lo
stato cerebrale e mentale in cui si ricevono ingressi sensoriali ha un
certo ruolo nell’organizzazione funzionale dell’organismo” e
respinge invece la teoria della disposizione al comportamento.
Su cosa si basa questa attività fondamentale e funzionale
del pensiero umano?
Si fonda sull’attività di relazione cervello-mente a
partire dall’impulso del bisogno biologico-culturale di risolvere un
compito o un problema, che come stimolo è alla base dell’attività di
un agente intelligente e che riguarda le fasi di analisi, della possibilità,
di metodi e operazioni da svolgere a partire da un proprio Sfondo
individuale.
“L’uomo”, scrive Lurija, “crea intenzioni, forma
piani e programmi delle sue azioni e regola il comportamento in modo che
sia conforme ai suoi piani e
programmi; infine verifica la sua attività cosciente”.
A questo sistema così complesso sono legate forme di
attivazione provenienti oltre che da processi biologici interni, come la
digestione, anche dal mondo esterno e dalla capacità di adattamento o
come le chiama Lurija di “abituazione”, termine che abbraccia una
situazione più ampia di lavoro del cervello.
Come
abbiamo analizzato finora, il cervello come fenomeno biologico ha la
funzione di causare un altro fenomeno biologico, il fenomeno mentale.
Questo è provocato, secondo Searle, “da un insieme di capacità mentali
non rappresentazionali o riconducibili a rappresentazioni” se non in
modo indiretto, ossia con ciò che si mostra e si limita a ciò che
percepiamo, sentiamo, facciamo. Va detto poi che, questo insieme di
capacità mentali non rappresentazionali, non s’identifica con il
cervello, ma permette la sua funzione di “causa” e di
“realizzazione” e la sua relazione con la mente. Le capacità mentali
non rappresentazionali, come abbiamo potuto già analizzare e come vedremo
in seguito con un altro esempio, riportato da Searle, sempre riguardo alla
funzione, al lavoro del cervello, sono “reali”. Infatti, prosegue
Searle, “il fatto di non poterli osservare non da’ la possibilità di
considerarli inesistenti o di eliminarli”. È
da osservare inoltre che, dalla possibilità dell’esistenza di queste
capacità mentali non rappresentazionali dipende la possibilità o
impossibilità di eventi e stati mentali, anch’essi, a detta di Searle,
“non osservabili direttamente, ma reali”.
Proviamo ad accennare un esempio riguardo il comportamento
delle molecole dell’acqua nella sua composizione chimica e nelle sue
proprietà. Scrive Searle: “Come le molecole dell’acqua pur non
essendo liquide danno all’acqua questa proprietà, così il cervello
tramite le funzioni non rappresentazionali realizza la possibilità o meno
di eventi e stati mentali”. Searle intende sostenere che, fra il
comportamento molecolare e le caratteristiche fisiche dell’acqua esiste
un rapporto causale, poiché secondo il movimento delle molecole,
l’acqua si può trasformare in vapore, ghiaccio, ecc. Il cervello è
allora una struttura che “causa” e “realizza” un insieme di
proprietà o capacità mentali non rappresentabili. “Queste ultime hanno
la possibilità di funzionare, ossia di essere eventi o stati mentali”.
Allora possiamo affermare che, come il comportamento delle molecole
permette che l’acqua abbia determinate proprietà al tempo t, così le
capacità mentali non rappresentazionali permettono agli eventi o stati
mentali di avere determinate proprietà e di funzionare in un modo
piuttosto che in un altro.
Secondo quanto è stato detto rispetto alla relazione di
micro e macro-livelli nel rapporto mente-cervello, “le capacità mentali
non rappresentazionali”, secondo Searle, “sono il risultato delle
relazioni biologico-sociali”, che si hanno nello Sfondo a partire però
dal cervello, sua sede. E,
per ritornare all’esempio della composizione dell’acqua, la proprietà
della liquidità si evidenzia come risultato di operazioni sottostanti da
seguire per sapere-come, fino ad arrivare da un passaggio ad un altro a ciò
che è rappresentabile, a ciò che invece si mostra.
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