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Sommario anno XIII numero 7 - luglio 2004

 FILOSOFIA DELLA MENTE

Considerazioni sul rapporto cervello-mente
(
Silvia Coletti) - Riguardo a come funziona la relazione cervello-mente, è interessante considerare l’analisi che R.Lurija in Come lavora il cervello (1977) sviluppa in relazione a questo argomento. Il cervello umano è, a suo avviso, “un sistema funzionale complesso che funziona su principi che non possono essere direttamente rappresentati”. Lurija intende per funzione il processo cerebrale in relazione ad altri processi cerebrali, ossia l’insieme di un completo sistema funzionale che comprende differenti livelli, così come abbiamo sottolineato in Searle, parlando del rapporto fra micro e macro-livelli. Il compito che svolge un sistema cerebrale di questa struttura a più livelli è costante o invariante nei processi, ma variabile nei meccanismi di relazione fra i differenti livelli. Stiamo parlando di una funzionalità cerebrale e mentale che si realizza solo all’interno di una sincronia delle parti. Lurija esplica il funzionamento strutturale del rapporto cervello-mente, affermando che “un funzionamento o sviluppo ottimale dell’attività mentale si basa sulla legge fisica della forza, ossia ad ogni stimolo di un certo rilievo o importanza corrisponde una risposta importante; questa relazione a sua volta viene regolata dal sistema reticolare cerebrale attivo”.
Perché ho considerato importante citare la posizione di Lurija nel rapporto cervello-mente? Perché ritengo che egli attribuisca a questa relazione le stesse proprietà che vi attribuisce Searle, dandoci però un’informazione in più sul funzionamento dei meccanismi scientifici di interazione fra le parti. Anche per Lurija infatti, così come per Searle, “la principale funzione del cervello è svolta e regolata dalle zone mediali” o meglio di raccordo, che si sovrappongono nella relazione fra i due livelli.
Con questo non vogliamo certo dire che il lavoro del cervello si attua attraverso la relazione di zone separate e ben distinte, ma invece che i processi di questo sistema funzionale complesso implicano la relazione combinatoria delle singole aree che lo costituiscono.
Anche Putnam è d’accordo con la considerazione che il risultato di un sistema cerebrale è uno stato funzionale, cioè che “lo stato cerebrale e mentale in cui si ricevono ingressi sensoriali ha un certo ruolo nell’organizzazione funzionale dell’organismo” e respinge invece la teoria della disposizione al comportamento.
Su cosa si basa questa attività fondamentale e funzionale del pensiero umano?
Si fonda sull’attività di relazione cervello-mente a partire dall’impulso del bisogno biologico-culturale di risolvere un compito o un problema, che come stimolo è alla base dell’attività di un agente intelligente e che riguarda le fasi di analisi, della possibilità, di metodi e operazioni da svolgere a partire da un proprio Sfondo individuale.
“L’uomo”, scrive Lurija, “crea intenzioni, forma piani e programmi delle sue azioni e regola il comportamento in modo che sia conforme ai  suoi piani e programmi; infine verifica la sua attività cosciente”.
A questo sistema così complesso sono legate forme di attivazione provenienti oltre che da processi biologici interni, come la digestione, anche dal mondo esterno e dalla capacità di adattamento o come le chiama Lurija di “abituazione”, termine che abbraccia una situazione più ampia di lavoro del cervello.
Come abbiamo analizzato finora, il cervello come fenomeno biologico ha la funzione di causare un altro fenomeno biologico, il fenomeno mentale. Questo è provocato, secondo Searle, “da un insieme di capacità mentali non rappresentazionali o riconducibili a rappresentazioni” se non in modo indiretto, ossia con ciò che si mostra e si limita a ciò che percepiamo, sentiamo, facciamo. Va detto poi che, questo insieme di capacità mentali non rappresentazionali, non s’identifica con il cervello, ma permette la sua funzione di “causa” e di “realizzazione” e la sua relazione con la mente. Le capacità mentali non rappresentazionali, come abbiamo potuto già analizzare e come vedremo in seguito con un altro esempio, riportato da Searle, sempre riguardo alla funzione, al lavoro del cervello, sono “reali”. Infatti, prosegue Searle, “il fatto di non poterli osservare non da’ la possibilità di considerarli inesistenti o di eliminarli”. È da osservare inoltre che, dalla possibilità dell’esistenza di queste capacità mentali non rappresentazionali dipende la possibilità o impossibilità di eventi e stati mentali, anch’essi, a detta di Searle, “non osservabili direttamente, ma reali”.
Proviamo ad accennare un esempio riguardo il comportamento delle molecole dell’acqua nella sua composizione chimica e nelle sue proprietà. Scrive Searle: “Come le molecole dell’acqua pur non essendo liquide danno all’acqua questa proprietà, così il cervello tramite le funzioni non rappresentazionali realizza la possibilità o meno di eventi e stati mentali”. Searle intende sostenere che, fra il comportamento molecolare e le caratteristiche fisiche dell’acqua esiste un rapporto causale, poiché secondo il movimento delle molecole, l’acqua si può trasformare in vapore, ghiaccio, ecc. Il cervello è allora una struttura che “causa” e “realizza” un insieme di proprietà o capacità mentali non rappresentabili. “Queste ultime hanno la possibilità di funzionare, ossia di essere eventi o stati mentali”. Allora possiamo affermare che, come il comportamento delle molecole permette che l’acqua abbia determinate proprietà al tempo t, così le capacità mentali non rappresentazionali permettono agli eventi o stati mentali di avere determinate proprietà e di funzionare in un modo piuttosto che in un altro.
Secondo quanto è stato detto rispetto alla relazione di micro e macro-livelli nel rapporto mente-cervello, “le capacità mentali non rappresentazionali”, secondo Searle, “sono il risultato delle relazioni biologico-sociali”, che si hanno nello Sfondo a partire però dal cervello, sua sede.  E, per ritornare all’esempio della composizione dell’acqua, la proprietà della liquidità si evidenzia come risultato di operazioni sottostanti da seguire per sapere-come, fino ad arrivare da un passaggio ad un altro a ciò che è rappresentabile, a ciò che invece si mostra.

 FILOSOFIA DELLA MENTE

Sommario anno XIII numero 7 - luglio 2004