Marilyn
Manson: un capro per tutte le stagioni
(Federico Gentili) - Recentemente hanno avuto larga eco sui
mezzi di informazione vicende di cronaca nera legate al satanismo. E di
nuovo è ricomparso il nome del cantante più anticonformista, usando un
eufemismo, oggi in circolazione. Quello di Marilyn Manson. Nome inventato,
prendendo due opposti: il più celebre assassino d’America, Charles
Manson, che nel 1969 uccise l’attrice Sharon Tate, moglie di Roman
Polanski, e la star hollywoodiana più amata, Marilyn Monroe. In un nome
una serie di dicotomie: positivo-negativo, bene-male, bellezza-bruttezza,
maschile-femminile. A ben guardare, il personaggio di Manson non è mai
stato trattato seriamente neppure dalla stampa specializzata. Si è sempre
cercato di farne un guitto o un pazzo o un furbone che invoca il demonio e
predica la violenza per fini prettamente economici. La prima volta che ho
avuto modo di ascoltarlo in un’intervista mi hanno colpito molto le sue
acute osservazioni, soprattutto sulla società. E se fosse uno degli
artisti più geniali di questi ultimi anni? Afferma Manson: “Il mio
scopo non è mai stato quello di scioccare il pubblico. Penso che un
artista debba per forza essere provocatorio, dato che lo scopo dell’arte
è proprio quello di far riflettere, di porre domande che necessitano una
risposta. Fin dall’inizio ho cercato di smontare i giudizi fondati sulle
idee preconcette, di stimolare la gente a interrogarsi su ciò in cui
crede, sui suoi desideri e le sue paure”. Dopo la strage alla Columbine
High School, negli Stati Uniti, in cui morirono una quindicina di ragazzi,
per mano di due loro compagni di scuola, i media tentarono di incolpare
Marilyn Manson, conducendo una cinica campagna diffamatoria. In realtà,
le ricerche condotte da giornalisti più scrupolosi rivelarono che quei
due adolescenti assassini detestavano quel “finocchio” di Manson,
mentre idolatravano Adolf Hitler.
|