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Sommario anno XIII numero 7 - luglio 2004

 ARTE

Gli acquerelli di Roesler Franz
(Luca Ceccarelli) - La breccia di Porta Pia e la proclamazione di Roma capitale del nuovo Regno d’Italia segnarono per sempre ilRoesler Franz – Nemi destino della città. Gli architetti e gli uomini di governo venuti dal Nord, in accordo con l’aristocrazia romana proprietaria di terreni, si diedero ben presto ad edificare gli argini del Tevere e nuovi e vasti quartieri su aree un tempo dedicate a prato, in un’opera di trasformazione che fu completata in seguito dalla politica urbanistica del Fascismo con l’edificazione di Via della Conciliazione, dell’Altare della Patria e di Via dei Fori Imperiali. Cosa può fare un artista, un pittore, per ostacolare un fenomeno che in parte era anche necessario, ma ha cancellato un patrimonio naturale e umano senza tempo? L’arte appare completamente disarmata davanti a certi accadimenti. Eppure, c’è stato un artista romano (nonostante il nome tedesco) permeato dall’incanto della natura e della vita degli angoli più umili dell’Urbe, che ha fatto moltissimo. Certamente il ciclo di acquerelli su Roma sparita costituisce la parte più fortunata e popolare dell’opera pittorica di Ettore Roesler Franz, a cui il Comune di Tivoli (di cui il pittore fu cittadino onorario) insieme alla Sovrintendenza dei Beni Culturali ha dedicato un’ampia rassegna nelle sale dell’Appartamento del Cardinale della Villa d’Este che, iniziata il 13 maggio, andrà avanti fino al 26 settembre.
Roesler Franz è l’ultimo di una serie di paesaggisti che hanno dato lustro a Roma e alla Campagna Romana. Per quanto affascinanti possano essere i suoi acquerelli su “Roma sparita”, la cui serie completa è conservata in parte nel Museo di Roma di Palazzo Braschi e per la parte restante nel Museo di Roma in Trastevere, non si deve pensare che egli sia esclusivamente “il pittore di Roma sparita”. Sebbene nella mostra di Villa d’Este siano esposte una serie di repliche degli acquerelli del ciclo di “Roma sparita” (Via del Campanile in Borgo; Veduta del Tevere sul Ponte di San Giovanni de’ Fiorentini; Dal Ponte Sisto – Veduta del Tevere;Roesler Franz-Ninfa Nella Villa Ludovisi presso Porta Salaria e altri ancora)  che sono stati lodevolmente concessi da collezionisti privati esteri, lo sguardo è rivolto in essa a tutta la produzione pittorica di Roesler Franz, che, anche se molti lo ignorano, è in buona misura dedicata a Tivoli (Piazza dell’Olmo, oggi Piazza Domenico Tani; Case medievali a Tivoli, diversi acquerelli dedicati a Villa d’Este) e alla Valle dell’Aniene (Arcata del Ponte di Sant’Antonio dell’Anio Novus; Ponte di San Pietro, nella Valle della Mola di San Gregorio; La Valle dell’Empiglione; Veduta sui Monti Cornicolani; In riva all’Aniene). Ma c’è anche una parte della produzione acquerellistica di Roesler Franz dedicata ai Colli Albani: dalle Donne al lavatoio di Marino, con sullo sfondo la Torre dei Frangipane, di una fase ancora acerba della sua arte, a Nemi, alla Veduta di Castelgandolfo, mai esposti al pubblico in precedenza, alla più tarda veduta del Bosco sacro della Ninfa Egeria sulla Via Appia, alle Rovine della Villa dei Quintili, sull’Appia Antica, dipinte tre volte a distanza di molti anni ed esposte per la prima volta, che testimoniano lo sviluppo della poetica di Roesler Franz nel corso degli anni.
Un altro filone di grande interesse della produzione acquerellistica di Roesler Franz è quella che riguarda le zone della Campagna Romana a quel tempo paludose, Roesler Franz-Palude di Castel Porzianoe più tardi bonificate. Si tratta anche in questo caso di acquerelli provenienti da collezioni private, quasi nessuno dei quali è stato finora esposto, il che rende ancora più unica l’occasione offerta da questa mostra: Il Torrente Arrone a Maccarese, Bufali a Maccarese, Bufalo nella palude, Piscina tra le paludi a Maccarese, Anatre in volo nelle paludi di Castelporziano e, forse il più bello degli acquerelli di questa serie: Ninfa, la “Pompei del Medio Evo” abbandonata alla fine del XIV secolo, che Roesler ritrae in una luce crepuscolare, incorniciata con le parole di Ferdinand Gregorovius che riteniamo degne di essere qui riportate per intero come il miglior commento possibile all’opera: “… Ninfa!!! Colle sue torri, chiese e conventi in mezzo immersi nella palude e coperti dalla più folta edera… dove non si ode alcuna voce se non che il grido del corvo e il lamento del gufo, il fruscio delle canne presso lo stagno ed il melodioso sospiro dell’erba tutto all’intorno.”

 ARTE

Sommario anno XIII numero 7 - luglio 2004