Gli
acquerelli di Roesler Franz
(Luca Ceccarelli) - La breccia di Porta Pia e la
proclamazione di Roma capitale del nuovo Regno d’Italia segnarono per
sempre il
destino della città. Gli architetti e gli uomini di governo venuti dal
Nord, in accordo con l’aristocrazia romana proprietaria di terreni, si
diedero ben presto ad edificare gli argini del Tevere e nuovi e vasti
quartieri su aree un tempo dedicate a prato, in un’opera di
trasformazione che fu completata in seguito dalla politica urbanistica del
Fascismo con l’edificazione di Via della Conciliazione, dell’Altare
della Patria e di Via dei Fori Imperiali. Cosa può fare un artista, un
pittore, per ostacolare un fenomeno che in parte era anche necessario, ma
ha cancellato un patrimonio naturale e umano senza tempo? L’arte appare
completamente disarmata davanti a certi accadimenti. Eppure, c’è stato
un artista romano (nonostante il nome tedesco) permeato dall’incanto
della natura e della vita degli angoli più umili dell’Urbe, che ha
fatto moltissimo. Certamente il ciclo di acquerelli su Roma sparita
costituisce la parte più fortunata e popolare dell’opera pittorica di
Ettore Roesler Franz, a cui il Comune di Tivoli (di cui il pittore fu
cittadino onorario) insieme alla Sovrintendenza dei Beni Culturali ha
dedicato un’ampia rassegna nelle sale dell’Appartamento del Cardinale
della Villa d’Este che, iniziata il 13 maggio, andrà avanti fino al 26
settembre.
Roesler Franz è l’ultimo di una serie di paesaggisti che hanno dato
lustro a Roma e alla Campagna Romana. Per quanto affascinanti possano
essere i suoi acquerelli su “Roma sparita”, la cui serie completa è
conservata in parte nel Museo di Roma di Palazzo Braschi e per la parte
restante nel Museo di Roma in Trastevere, non si deve pensare che egli sia
esclusivamente “il pittore di Roma sparita”. Sebbene nella mostra di
Villa d’Este siano esposte una serie di repliche degli acquerelli del
ciclo di “Roma sparita” (Via del Campanile in Borgo; Veduta del Tevere
sul Ponte di San Giovanni de’ Fiorentini; Dal Ponte Sisto – Veduta del
Tevere;
Nella Villa Ludovisi presso Porta Salaria e altri ancora)
che sono stati lodevolmente concessi da collezionisti privati
esteri, lo sguardo è rivolto in essa a tutta la produzione pittorica di
Roesler Franz, che, anche se molti lo ignorano, è in buona misura
dedicata a Tivoli (Piazza dell’Olmo, oggi Piazza Domenico Tani; Case
medievali a Tivoli, diversi acquerelli dedicati a Villa d’Este) e alla
Valle dell’Aniene (Arcata del Ponte di Sant’Antonio dell’Anio Novus;
Ponte di San Pietro, nella Valle della Mola di San Gregorio; La Valle
dell’Empiglione; Veduta sui Monti Cornicolani; In riva all’Aniene). Ma
c’è anche una parte della produzione acquerellistica di Roesler Franz
dedicata ai Colli Albani: dalle Donne al lavatoio di Marino, con sullo
sfondo la Torre dei Frangipane, di una fase ancora acerba della sua arte,
a Nemi, alla Veduta di Castelgandolfo, mai esposti al pubblico in
precedenza, alla più tarda veduta del Bosco sacro della Ninfa Egeria
sulla Via Appia, alle Rovine della Villa dei Quintili, sull’Appia
Antica, dipinte tre volte a distanza di molti anni ed esposte per la prima
volta, che testimoniano lo sviluppo della poetica di Roesler Franz nel
corso degli anni.
Un altro filone di grande interesse della produzione acquerellistica di
Roesler Franz è quella che riguarda le zone della Campagna Romana a quel
tempo paludose,
e
più tardi bonificate. Si tratta anche in questo caso di acquerelli
provenienti da collezioni private, quasi nessuno dei quali è stato finora
esposto, il che rende ancora più unica l’occasione offerta da questa
mostra: Il Torrente Arrone a Maccarese, Bufali a Maccarese, Bufalo nella
palude, Piscina tra le paludi a Maccarese, Anatre in volo nelle paludi di
Castelporziano e, forse il più bello degli acquerelli di questa serie:
Ninfa, la “Pompei del Medio Evo” abbandonata alla fine del XIV secolo,
che Roesler ritrae in una luce crepuscolare, incorniciata con le parole di
Ferdinand Gregorovius che riteniamo degne di essere qui riportate per
intero come il miglior commento possibile all’opera: “… Ninfa!!!
Colle sue torri, chiese e conventi in mezzo immersi nella palude e coperti
dalla più folta edera… dove non si ode alcuna voce se non che il grido
del corvo e il lamento del gufo, il fruscio delle canne presso lo stagno
ed il melodioso sospiro dell’erba tutto all’intorno.”
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