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Sommario anno XIII numero 6 - giugno 2004

 COSTUME E ATTUALITÀ

Il passo del gatto nero
(Cristina Stillitano) - “Ogni nota deve finire morendo” - insegnava il maestro Sainte Colombe ai suoi allievi nel seicento. La sua viola da gamba conosceva sfumature così intense e profonde da riuscire ad imitare le voci umane. Nessuna ridondanza, attenzione assoluta per le infinite suggestioni di un suono. Poesia di echi e di ombre in uno spazio che si staglia nel silenzio.
Forse per questo la musica di Anouar Brahem viene talvolta pensata come una possibile musica da camera del XXI secolo. Per l’equilibrio di passione e misura con cui il suo liuto riscrive continuamente il motivo che ha dentro, esplorandolo, nudo e vibrante, fino all’essenza.
“Le pas de chat noir” è l’incontro suggestivo di una raffinata sonorità orientale con la sensibilità espressiva del jazz europeo. È un incontro intimo e sommesso, un dialogo poetico che trae forza dall’intreccio strumentale e ispirazione dalla capacità di ascoltare le voci che lo animano e lo elaborano. È, forse, anche il suo disco più bello, concepito in un periodo di pausa, durante il quale Brahem si accostò al piano e prese a suonarlo senza un’intenzione definita, in maniera modale, come se fosse il suo strumento. Solo più tardi rielaborò queste composizioni, spinto anche dal produttore della ECM, M. Eicher, nel progetto musicale ben preciso ed originale che costituisce il cd e che abbiamo ascoltato ieri sera nella suggestiva sala settecento dell’Auditorium Parco della Musica di Roma. Colpisce l’accortezza con cui l’armonia è curata e protetta. E se si allunga e si spoglia, è solo per conoscere meglio se stessa, per dare alla sua delicata esistenza un attimo di stupita consapevolezza e poi tornare a riannodarsi. L’oud di Brahem scandisce un percorso, ma è il pianoforte di François Couturier a dargli spessore e dolcezza, l’accordéon di Jean-Louis Matinier a infondergli respiro che - nei rari, ma bellissimi momenti di improvvisazione - diventa soffio di vita. E quasi pare di vederlo avanzare quel gatto nero, col suo passo magnetico e sinuoso. Danza felpata di un mondo malinconico. Poi sparisce il felino, la musica lentamente prende congedo. Le note si tendono per l’ultima volta, si abbandonano sino in fondo, a sentire, a guardare dove arriveranno, dove l’estrema estensione di se stesse coincide col silenzio. Dove il suono è finito, ma resta - ancora - il suo ricordo.

 COSTUME E ATTUALITÀ

Sommario anno XIII numero 6 - giugno 2004