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Sommario anno XIII numero 6 - giugno 2004

 I NOSTRI PAESI - pagina 10

ariccia
La Chiesa di Santa Maria Assunta
(Francesco Comandini) -
A partire dal XI secolo molte famiglie aristocratiche di Roma cominciano a costruire ville e residenze immerse nella natura dove passare più o meno lunghi periodi di riposo. È l’inizio di una moda che durerà molti secoli e che vedrà sorgere in località come i Castelli Romani splendidi edifici, chiese e giardini immersi nella incontaminata natura dei luoghi. Tra le famiglie della nobiltà capitolina vi fu quella dei Chigi che nel XV secolo venne in possesso del feudo di Ariccia precedentemente appartenuto alla Santa Sede e, dal 1473, alla famiglia Savelli. A questi ultimi si deve la rinascita del borgo. Nel 1661 Mario e Agostino Chigi acquistarono il Palazzo che prese il loro nome, ampliandolo ed arricchendolo con arredi e opere d’arte. Gian Lorenzo Bernini fu chiamato a progettare il complesso architettonico della Piazza di Corte (1662-65). Oltre alla ristrutturazione del Palazzo egli realizzò tra il 1662 e il 1665  la chiesa di Santa Maria dell’Assunta. Il complesso urbanistico con le due fontane dominato da Palazzo Chigi e dalla chiesa richiama la forma di un teatro romano in cui la facciata del palazzo rappresenta la frons scenae e i bracci della chiesa la cavea. La chiesa dell’Assunta, come tutte quelle progettate dal Bernini negli anni della sua maturità, è a pianta centrale, preceduta da un pronao, sormontata da una grande cupola semisferica e con due portici laterali. Il grande artista nel progettare questa chiesa ebbe come riferimento il Pantheon, di cui in quegli anni aveva curato il restauro e lo studio del nuovo inserimento nel contesto urbano circostante. La nuova chiesa fu commissionata dal Papa Alessandro VII Chigi e consacrata il 16 Maggio 1665 dal Card. Flavio Chigi in presenza dello stesso Pontefice. La pianta della chiesa è di forma rotonda con sei cappelle laterali e presbiterio circolare sul fondo. All’interno l’apparato decorativo e pittorico illustra l’episodio dell’assunzione in cielo di Maria. Il modello architettonico del Bernini esprime in modo simbolico il passaggio dalla dimensione terrestre, rappresentata dall’aula, alla dimensione celeste rappresentata dalla cupola, dove il lucernario posto al centro di essa lascia penetrare la luce che rappresenta lo Spirito Santo. L’abside della chiesa è dominato dalla grande pala d’altare opera del Borgognone. Le balaustre ed il pavimento marmorei del presbiterio risalgono al 1885. Il pavimento della chiesa realizzato nel 1956 è in marmo rosso di Verona con fasciature in marmo grigio. Ha sostituito quello originario in cotto e peperino. La cantoria opera dell’arch. Pietro Minelli è del 1746. Nella chiesa dell’Assunta, così come nelle precedenti  Sant’Andrea al Quirinale a Roma e S. Tommaso di Villanova a Castel Gandolfo, emerge sia l’ispirazione alle fonti classiche che una certa vena lirica propria del Bernini pittore, scenografo e autore di teatro. Un chiaro elemento scenografico è ad esempio il sapiente gioco di luci e ombre attraverso i quali l’artista modella lo spazio ed i volumi dell’edificio. La chiesa dell’Assunta e Palazzo Chigi sono oggi separati dal flusso del traffico delle automobili. In origine il Bernini concepì i due edifici come parte di uno stesso impianto architettonico e scenografico con una monumentale scalea che collegava la piazza e l’ingresso del palazzo. Chi sostava nella piazza poteva così ammirare da un lato le bellezze artistiche e architettoniche, dall’altro volgere lo sguardo verso la sottostante selva del Parco Chigi ancora oggi miracolosamente esistente.


frascati
Nasce il difensore civico dell’XI Comunità Montana
(Luca Ceccarelli) -
Il 24 maggio sarà ricordato come un giorno importante per la vita dell’XI Comunità Montana del Lazio. Non certo per la ricorrenza dell’anniversario dell’inizio della Prima Guerra Mondiale, ma perché con il giuramento nella mattinata di quel giorno nell’aula consiliare del Comune di Frascati, alla presenza, oltre che del sindaco di Frascati Franco Posa, di diversi altri sindaci ed esponenti delle amministrazioni locali dei Castelli Romani e dell’area prenestina dell’avvocato Adolfo Roiati, per la prima volta l’XI Comunità Montana (in questo all’avanguardia nel Lazio) ha il suo difensore civico. Il rito di giuramento è molto breve e semplice, ma l’evento è stato un’occasione per fare il punto su un’istituzione che, sebbene limitata per compiti istituzionali e risorse economiche, può svolgere, e ha svolto effettivamente negli ultimi anni, un ruolo di volano per la vita dei centri dell’area. Come ha sottolineato nel discorso d’investitura il dottor Giuseppe De Righi, presidente della Comunità Montana, i sindaci rispetto a quest’ultima si trovano spesso nella situazione di dover rinunciare ad una minima parte delle proprie prerogative. Quasi tutti peraltro sembrano aver compreso che tale rinuncia è a favore di una sinergia che premia anche le singole realtà. Lo hanno dimostrato iniziative come la Strada dei vini, il Sistema museale e territoriale (a cui il 27 maggio è stata dedicata una conferenza di presentazione al Vittoriano, a Roma), i piani PROUST per la  riqualificazione urbana, iniziative a cui hanno aderito anche comuni che della Comunità Montana non fanno parte, come Velletri. Il difensore civico, come illustrato chiaramente nello statuto della Comunità Montana, ha una funzione che è di moral suasion. Le discussioni che hanno preceduto la sua istituzione nel comprensorio della Comunità hanno messo in luce come spesso ci sia da parte dei cittadini un’aspettativa un po’ ingenua, del difensore civico come un capopopolo, che li vendichi dagli abusi delle istituzioni a tutti i livelli. Ma a dispetto di questa visione venata di populismo, lo statuto della Comunità Montana spiega chiaramente che il difensore civico «svolge ruolo di garante dell’imparzialità e buon andamento della pubblica amministrazione ed in piena libertà ed indipendenza, persegue le finalità indicate dalle Leggi e dallo Statuto della Comunità Montana, provvedendo alla tutela non giurisdizionale dei diritti soggettivi e degli interessi dei cittadini, nonché alla tutela degli interessi collettivi e diffusi». È evidente, pertanto, che il compito del difensore civico, nei quattro anni in cui egli resta in carica, è tanto più efficace quanto più elevato sia il prestigio e il consenso di cui è circondato. C’è motivo di confidare che l’avvocato Roiati, grazie alla sua popolarità e profonda esperienza amministrativa e professionale, e alla larga maggioranza con cui il consiglio comunitario lo ha eletto, possa efficacemente svolgere i suoi compiti di mediazione, arbitrato e tutela.
Come evidenziato dall’onorevole Bruno Astorre, che è intervenuto a conclusione della cerimonia, è molto importante che l’istituzione del difensore civico sia stata approvata da quasi tutti i comuni dell’XI Comunità Montana, esclusi Palestrina, Rocca Priora e Cave (che però non ha aderito solo perché in questo momento il comune è commissariato). Il consolidamento di un’istituzione come la Comunità Montana, ha osservato ancora l’onorevole Astorre, assieme alla forte presenza di rappresentanti dei Castelli Romani nelle istituzioni locali (Provincia di Roma) e nazionali (Parlamento italiano) potrà essere garanzia per i nostri comuni della preservazione della propria identità e dei propri interessi.


marino
Il Dual Festival
(Fabio) -
Il Dual Festival.04 si è svolto in tre fine settimana di maggio al museo civico di Marino, organizzato dal Comune di Marino, dal Complesso Per/Forma e dall’Ass. Cult. “Un Tot Avanti”.  Sono stati sei appuntamenti di teatro e cinema con ingresso gratuito, un percorso costruito sugli abbinamenti fra “diversi ma contigui”, come teatro/cinema appunto…. O come mente e corpo, dualità scelta quale filo conduttore per questa prima edizione, il cui titolo era appunto “Me sana il corpore sano”.
Fra le mille dualità incrociate che formano la realtà contemporanea, locale e globale, città e paese, novità e classici, produzioni mainstream e produzioni indipendenti, ecc. ecc. il Dual Fest ha liberamente pescato, composto, proposto…
Si è passati da uno spettacolo in dialetto romanesco “Le avventure di Remacchio” dell’Ass. Daltrocanto (gruppo dei castelli romani) a “Track 007” performance cibo/corpo ad alto impatto visuale degli Art De Pazze, dal Cabaret televisivo (Zelig, BRA) degli Scontrino alla Cassa alle VideoAzioni e ai readings autobiografici di Complesso Per/Forma.
Per il cinema si sono viste produzioni indipendenti italiane della scorsa annata (“Italian SudEst” della Fluid Video Crew; “Last Food” di Daniele Cini), classici U.S.A. come “A beautiful Mind”, indipendenti americani come “Le donne vere hanno le curve” di Patricia Cardoso, cortometraggi come “Ciccio Colonna” di Syusy Blady.
In un paese in cui l’assenza pluriennale di teatri e sale cinematografiche lascia un vuoto desolante, il dual fest ha cercato di aprire una finestra, anzi una quindicina di finestre, su una programmazione di qualità possibile.
Cercando, inoltre, un terreno intermedio fra teatro e cinema, sono stati raccolti numerosi “film raccontati”, e cioè “film visti, riletti, immaginati” dagli artisti e dal pubblico intervenuto. Spesso questi racconti sono stati videoripresi, completando così quel gioco di specchi fra le due arti che può essere considerato esempio massimo della compenetrazione necessaria fra gli elementi della dualità e quindi come simbolo dello stesso DUAL FESTIVAL.


san cesareo
Arte
(Luca Marcantonio) -
Anche quest’anno il pittore Marco Miglio ha legato il suo nome a quello di altri importanti artisti, tutti uniti nella rassegna nazionale di arti visive “Siamo con voi”, giunta all’edizione numero sei. Organizzata dall’Abate don Giuseppe Natoli della parrocchia cattedrale San Cetteo di Pescara, l’iniziativa si prefigge lo scopo di ricavare fondi a favore delle persone più bisognose col ricavato della vendita delle opere  donate appositamente. Una grandissima partecipazione di artisti e gente comune ha decretato anche stavolta il successo per una iniziativa ormai famosa, che si tiene nel periodo pasquale proprio a sottolineare la dimensione spirituale e l’atteggiamento riflessivo che guida e ispira sia gli organizzatori sia i donanti. Preziosa come sempre la consulenza del critico d’arte Leo Strozzieri, mentre è da sottolineare il gran numero di partecipanti di chiara fama che hanno voluto onorare l’impegno di essere presenti ad un evento la cui finalità riveste caratteri di assoluto valore. Per Marco Miglio tale impegno si unisce all’occasione di poter mostrare la sua ultima produzione pittorica votata alla ricerca di nuove tematiche inerenti una visione delle cose dove si mescolano ed interagiscono la dimensione onirica, la realtà quotidiana e l’indefinito anelito di esternare qualcosa conservata interiormente.

 I NOSTRI PAESI - pagina 10

Sommario anno XIII numero 6 - giugno 2004