ariccia
La Chiesa di Santa Maria Assunta
(Francesco Comandini) -
A partire dal XI secolo molte famiglie
aristocratiche di Roma cominciano a costruire ville e residenze immerse
nella natura dove passare più o meno lunghi periodi di riposo. È l’inizio
di una moda che durerà molti secoli e che vedrà sorgere in località come i
Castelli Romani splendidi edifici, chiese e giardini immersi nella
incontaminata natura dei luoghi. Tra le famiglie della nobiltà capitolina
vi fu quella dei Chigi che nel XV secolo venne in possesso del feudo di
Ariccia precedentemente appartenuto alla Santa Sede e, dal 1473, alla
famiglia Savelli. A questi ultimi si deve la rinascita del borgo. Nel 1661
Mario e Agostino Chigi acquistarono il Palazzo che prese il loro nome,
ampliandolo ed arricchendolo con arredi e opere d’arte. Gian Lorenzo
Bernini fu chiamato a progettare il complesso architettonico della Piazza
di Corte (1662-65). Oltre alla ristrutturazione del Palazzo egli realizzò
tra il 1662 e il 1665 la chiesa di Santa Maria dell’Assunta. Il complesso
urbanistico con le due fontane dominato da Palazzo Chigi e dalla chiesa
richiama la forma di un teatro romano in cui la facciata del palazzo
rappresenta la frons scenae e i bracci della chiesa la cavea. La chiesa
dell’Assunta, come tutte quelle progettate dal Bernini negli anni della
sua maturità, è a pianta centrale, preceduta da un pronao, sormontata da
una grande cupola semisferica e con due portici laterali. Il grande
artista nel progettare questa chiesa ebbe come riferimento il Pantheon, di
cui in quegli anni aveva curato il restauro e lo studio del nuovo
inserimento nel contesto urbano circostante. La nuova chiesa fu
commissionata dal Papa Alessandro VII Chigi e consacrata il 16 Maggio 1665
dal Card. Flavio Chigi in presenza dello stesso Pontefice. La pianta della
chiesa è di forma rotonda con sei cappelle laterali e presbiterio
circolare sul fondo. All’interno l’apparato decorativo e pittorico
illustra l’episodio dell’assunzione in cielo di Maria. Il modello
architettonico del Bernini esprime in modo simbolico il passaggio dalla
dimensione terrestre, rappresentata dall’aula, alla dimensione celeste
rappresentata dalla cupola, dove il lucernario posto al centro di essa
lascia penetrare la luce che rappresenta lo Spirito Santo. L’abside della
chiesa è dominato dalla grande pala d’altare opera del Borgognone. Le
balaustre ed il pavimento marmorei del presbiterio risalgono al 1885. Il
pavimento della chiesa realizzato nel 1956 è in marmo rosso di Verona con
fasciature in marmo grigio. Ha sostituito quello originario in cotto e
peperino. La cantoria opera dell’arch. Pietro Minelli è del 1746. Nella
chiesa dell’Assunta, così come nelle precedenti Sant’Andrea al Quirinale
a Roma e S. Tommaso di Villanova a Castel Gandolfo, emerge sia
l’ispirazione alle fonti classiche che una certa vena lirica propria del
Bernini pittore, scenografo e autore di teatro. Un chiaro elemento
scenografico è ad esempio il sapiente gioco di luci e ombre attraverso i
quali l’artista modella lo spazio ed i volumi dell’edificio. La chiesa
dell’Assunta e Palazzo Chigi sono oggi separati dal flusso del traffico
delle automobili. In origine il Bernini concepì i due edifici come parte
di uno stesso impianto architettonico e scenografico con una monumentale
scalea che collegava la piazza e l’ingresso del palazzo. Chi sostava nella
piazza poteva così ammirare da un lato le bellezze artistiche e
architettoniche, dall’altro volgere lo sguardo verso la sottostante selva
del Parco Chigi ancora oggi miracolosamente esistente.
frascati
Nasce il difensore civico dell’XI Comunità Montana
(Luca Ceccarelli) -
Il 24 maggio sarà ricordato come un giorno
importante per la vita dell’XI Comunità Montana del Lazio. Non certo per
la ricorrenza dell’anniversario dell’inizio della Prima Guerra Mondiale,
ma perché con il giuramento nella mattinata di quel giorno nell’aula
consiliare del Comune di Frascati, alla presenza, oltre che del sindaco di
Frascati Franco Posa, di diversi altri sindaci ed esponenti delle
amministrazioni locali dei Castelli Romani e dell’area prenestina
dell’avvocato Adolfo Roiati, per la prima volta l’XI Comunità Montana (in
questo all’avanguardia nel Lazio) ha il suo difensore civico. Il rito di
giuramento è molto breve e semplice, ma l’evento è stato un’occasione per
fare il punto su un’istituzione che, sebbene limitata per compiti
istituzionali e risorse economiche, può svolgere, e ha svolto
effettivamente negli ultimi anni, un ruolo di volano per la vita dei
centri dell’area. Come ha sottolineato nel discorso d’investitura il
dottor Giuseppe De Righi, presidente della Comunità Montana, i sindaci
rispetto a quest’ultima si trovano spesso nella situazione di dover
rinunciare ad una minima parte delle proprie prerogative. Quasi tutti
peraltro sembrano aver compreso che tale rinuncia è a favore di una
sinergia che premia anche le singole realtà. Lo hanno dimostrato
iniziative come la Strada dei vini, il Sistema museale e territoriale (a
cui il 27 maggio è stata dedicata una conferenza di presentazione al
Vittoriano, a Roma), i piani PROUST per la riqualificazione urbana,
iniziative a cui hanno aderito anche comuni che della Comunità Montana non
fanno parte, come Velletri. Il difensore civico, come illustrato
chiaramente nello statuto della Comunità Montana, ha una funzione che è di
moral suasion. Le discussioni che hanno preceduto la sua istituzione nel
comprensorio della Comunità hanno messo in luce come spesso ci sia da
parte dei cittadini un’aspettativa un po’ ingenua, del difensore civico
come un capopopolo, che li vendichi dagli abusi delle istituzioni a tutti
i livelli. Ma a dispetto di questa visione venata di populismo, lo statuto
della Comunità Montana spiega chiaramente che il difensore civico «svolge
ruolo di garante dell’imparzialità e buon andamento della pubblica
amministrazione ed in piena libertà ed indipendenza, persegue le finalità
indicate dalle Leggi e dallo Statuto della Comunità Montana, provvedendo
alla tutela non giurisdizionale dei diritti soggettivi e degli interessi
dei cittadini, nonché alla tutela degli interessi collettivi e diffusi». È
evidente, pertanto, che il compito del difensore civico, nei quattro anni
in cui egli resta in carica, è tanto più efficace quanto più elevato sia
il prestigio e il consenso di cui è circondato. C’è motivo di confidare
che l’avvocato Roiati, grazie alla sua popolarità e profonda esperienza
amministrativa e professionale, e alla larga maggioranza con cui il
consiglio comunitario lo ha eletto, possa efficacemente svolgere i suoi
compiti di mediazione, arbitrato e tutela.
Come evidenziato dall’onorevole Bruno Astorre, che è intervenuto a
conclusione della cerimonia, è molto importante che l’istituzione del
difensore civico sia stata approvata da quasi tutti i comuni dell’XI
Comunità Montana, esclusi Palestrina, Rocca Priora e Cave (che però non ha
aderito solo perché in questo momento il comune è commissariato). Il
consolidamento di un’istituzione come la Comunità Montana, ha osservato
ancora l’onorevole Astorre, assieme alla forte presenza di rappresentanti
dei Castelli Romani nelle istituzioni locali (Provincia di Roma) e
nazionali (Parlamento italiano) potrà essere garanzia per i nostri comuni
della preservazione della propria identità e dei propri interessi.
marino
Il Dual Festival
(Fabio) -
Il Dual Festival.04 si è svolto in tre fine settimana
di maggio al museo civico di Marino, organizzato dal Comune di Marino, dal
Complesso Per/Forma e dall’Ass. Cult. “Un Tot Avanti”. Sono stati sei
appuntamenti di teatro e cinema con ingresso gratuito, un percorso
costruito sugli abbinamenti fra “diversi ma contigui”, come teatro/cinema
appunto…. O come mente e corpo, dualità scelta quale filo conduttore per
questa prima edizione, il cui titolo era appunto “Me sana il corpore
sano”.
Fra le mille dualità incrociate che formano la realtà contemporanea,
locale e globale, città e paese, novità e classici, produzioni mainstream
e produzioni indipendenti, ecc. ecc. il Dual Fest ha liberamente pescato,
composto, proposto…
Si è passati da uno spettacolo in dialetto romanesco “Le avventure di
Remacchio” dell’Ass. Daltrocanto (gruppo dei castelli romani) a “Track
007” performance cibo/corpo ad alto impatto visuale degli Art De Pazze,
dal Cabaret televisivo (Zelig, BRA) degli Scontrino alla Cassa alle
VideoAzioni e ai readings autobiografici di Complesso Per/Forma.
Per il cinema si sono viste produzioni indipendenti italiane della scorsa
annata (“Italian SudEst” della Fluid Video Crew; “Last Food” di Daniele
Cini), classici U.S.A. come “A beautiful Mind”, indipendenti americani
come “Le donne vere hanno le curve” di Patricia Cardoso, cortometraggi
come “Ciccio Colonna” di Syusy Blady.
In un paese in cui l’assenza pluriennale di teatri e sale cinematografiche
lascia un vuoto desolante, il dual fest ha cercato di aprire una finestra,
anzi una quindicina di finestre, su una programmazione di qualità
possibile.
Cercando, inoltre, un terreno intermedio fra teatro e cinema, sono stati
raccolti numerosi “film raccontati”, e cioè “film visti, riletti,
immaginati” dagli artisti e dal pubblico intervenuto. Spesso questi
racconti sono stati videoripresi, completando così quel gioco di specchi
fra le due arti che può essere considerato esempio massimo della
compenetrazione necessaria fra gli elementi della dualità e quindi come
simbolo dello stesso DUAL FESTIVAL.
san cesareo
Arte
(Luca Marcantonio) - Anche quest’anno il pittore Marco Miglio
ha legato il suo nome a quello di altri importanti artisti, tutti uniti nella
rassegna nazionale di arti visive “Siamo con voi”, giunta all’edizione
numero sei. Organizzata dall’Abate don Giuseppe Natoli della parrocchia
cattedrale San Cetteo di Pescara, l’iniziativa si prefigge lo scopo di
ricavare fondi a favore delle persone più bisognose col ricavato della
vendita delle opere donate appositamente. Una grandissima partecipazione
di artisti e gente comune ha decretato anche stavolta il successo per una
iniziativa ormai famosa, che si tiene nel periodo pasquale proprio a
sottolineare la dimensione spirituale e l’atteggiamento riflessivo che
guida e ispira sia gli organizzatori sia i donanti. Preziosa come sempre
la consulenza del critico d’arte Leo Strozzieri, mentre è da sottolineare
il gran numero di partecipanti di chiara fama che hanno voluto onorare
l’impegno di essere presenti ad un evento la cui finalità riveste
caratteri di assoluto valore. Per Marco Miglio tale impegno si unisce
all’occasione di poter mostrare la sua ultima produzione pittorica votata
alla ricerca di nuove tematiche inerenti una visione delle cose dove si
mescolano ed interagiscono la dimensione onirica, la realtà quotidiana e
l’indefinito anelito di esternare qualcosa conservata interiormente. |