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Sommario anno XIII numero 4 - aprile 2004

 UNIVERSO DONNA

Primo amore
(Cristina Stillitano) - 40 kg, non un grammo di più. Eliminare il superfluo, raschiarlo via con la feroce ostinazione di chi bada solo all’essenza. Il gioco è pericoloso, ma esaltante. La posta è altissima: tutto o niente.
L’orefice coltiva con implacabile ossessione l’utopia di modellare, oltre all’oro, anche il corpo della donna amata. Non è desiderio, non è banale attrazione per le forme anoressiche. È semplicemente, spaventosamente, la sua unica possibilità di esistere. “Quando sarai perfetta, solo allora potremo cominciare a vivere”. Lo comunica alla sua donna ossuta e triste, mentre, su una barca, i loro volti hanno la consistenza sbiadita di chi non è o non può essere di questo mondo e di questo istante. E lei ci sta, stringe i denti e tenta di starci. E come potrebbe fare altrimenti, se la promessa, la lusinga, l’illusione è di incarnare la forma esatta dell’amore totale.
Chilo dopo chilo, misurare con scientifica esaltazione la possibilità di forgiare una vita e un’idea, nutrire ad occhi chiusi, a labbra serrate, il sogno folle di ogni onnipotenza. Poco importa, anche se fa tanto male, che questo sogno sia così diverso, violentemente diverso, da ciò che si è.
Garrone tratteggia appena una desolata e laboriosa periferia vicentina, mette su una musica commovente e poi resta a guardare un uomo e una donna al loro primo amore. Li osserva con lucidità, senza compassione. Li asseconda, con crudeltà fredda e rabbiosa, lasciandoli a poco a poco toccare il fondo. E la sua protesta è quel muro nero che oscura ora l’uno ora l’altra, che impedisce quasi sempre di vederli insieme sullo schermo, che rende impossibile, ma tanto desiderata!, ogni forma di comunicazione. Il dolore resta muto a contare impressionato le costole di un corpo femminile privo di ogni femminilità e tanto carico di messaggi.
La fine è inevitabile, come in ogni gioco al massacro. E chi può dire davvero quale sia stata la vittima e quale il carnefice. L’unica certezza è questo film d’amore. Malato, impossibile, incompreso, delirante, spaventoso, ma pur sempre - anzi - ancora di più: amore.

“Primo Amore” di Matteo Garrone con Vitaliano Trevisan e Michela Cescon
liberamente ispirato al libro “Il cacciatore di anoressiche”, di Marco Mariolini

 

Quelle donne che amano troppo
Intervista al Dott. Vito Salvemini, Coordinatore del Gruppo Multidisciplinare per la Diagnosi e la Terapia dei Disturbi dell’Alimentazione dell’Ospedale S. Eugenio di Roma

La storia narrata nel film “Primo amore” ci ha colpito profondamente. Sentiamo la necessità di chiedere perché l’amore possa essere anche così doloroso e diverso da ciò che sogniamo. Sentiamo di voler capire più a fondo cosa sia l’anoressia e perché tante giovani donne ne soffrano, spesso in silenzio.
Sentiamo, soprattutto, la paura, che ci spinge a domandare, a parlare, a riflettere. 

(Cristina Stillitano) - Nel 1990 la mole di pazienti affetti da Disturbi Alimentari Psicogeni giunti all’osservazione dei Sanitari, operanti nell’Ospedale S. Eugenio di Roma, ha indotto a predisporre criteri diagnostici e terapeutici adeguati a queste patologie. Contemporaneamente si è sviluppata un’opera di pronto intervento per i casi in pericolo di vita ed un’attività ambulatoriale mirata ad evitare il ricovero in ospedale o a ridurne i tempi, attuando “dimissioni protette”. Nel 1997 è stato ufficialmente istituito il “Gruppo Multidisciplinare per la Diagnosi e Terapia dei Disturbi dell’Alimentazione”, a cui partecipano un internista, un nutrizionista, uno psichiatra, un ginecologo, un endocrinologo e tre psicologi con formazione psicoterapeutica. Dopo un articolato percorso diagnostico, l’equipe del Centro Multidisciplinare predispone per ogni paziente un piano terapeutico personalizzato, comprendente, oltre alla terapia psicologica, anche controlli internistici, nutrizionali ed altri interventi specialistici. Il trattamento psicologico prevede sedute di psicoterapia individuale o di gruppo e/o interventi di terapia familiare. La scelta della modalità terapeutica è relativa alla gravità della sintomatologia ed all’età del paziente. Per rispondere alle sempre più numerose richieste di sostegno da parte delle famiglie, sono stati inoltre realizzati gruppi aperti di auto-aiuto guidato per genitori e familiari di ragazzi con disturbi del comportamento alimentare.
Il Dott. Salvemini, coordinatore del Gruppo Multidisciplinare, ci ha gentilmente ricevuto per rispondere ad alcune domande.

-Dott. Salvemini, quante richieste di aiuto vi arrivano e da parte di chi?

-Le richieste sono tantissime, specie da quando, nel ’97, il servizio si è riorganizzato ed è divenuto un gruppo di approccio multidisciplinare. La nostra lista di attesa è, purtroppo, sovraccarica. Le richieste di aiuto provengono soprattutto da Roma e Provincia e dal Sud Italia.

-Esistono altre strutture specialistiche per la cura dei Disturbi del Comportamento Alimentare?

-C’è una struttura a Roma E, un ambulatorio al S. Camillo e al Gemelli. Ma, per motivi non ben definiti, questi centri non hanno la visibilità che dovrebbero.

-Non siete coordinati tra di voi?

-No, siamo del tutto privi di coordinazione e, in aggiunta, c’è da dire che manca in Italia - cosa piuttosto grave - una valutazione epidemiologica, cioè una stima di quante persone soffrano di disturbi del comportamento alimentare. I dati che abbiamo sono costruiti su piccoli studi realizzati da singoli studiosi, con le immaginabili difficoltà e secondo criteri di attendibilità non perfettamente adeguati.

-In base alla statistica dei vostri pazienti, chi soffre di Disturbi del Comportamento Alimentare?

-Una statistica sui nostri pazienti è, comunque, una statistica viziata, perché tiene conto solo delle persone che materialmente ci chiedono aiuto. Molti non lo fanno o si rivolgono a strutture private o non sanno a chi rivolgersi o, addirittura, non sanno di avere un disturbo del comportamento alimentare. Inoltre va tenuto conto che, essendo questo tipo di disturbo egosintonico, ossia in qualche modo in sintonia col sé, viene spesso tenuto nascosto o utilizzato come una delle risorse per mantenere un certo equilibrio. Vi è comunque un cambiamento interessante, anche se non ancora ben quantificato, nella epidemiologia dell’anoressia, cioè nella valutazione di chi sono i pazienti. Per quanto riguarda età e sesso non vi sono grossi mutamenti; la distribuzione è un po’ a forchetta, con un esordio che spesso avviene verso i 15/16 anni per l’anoressia nervosa e i 18/20 per la bulimia nervosa. Ma il fenomeno interessante che stiamo rilevando è una sorta di “periferizzazione” del disturbo. Se prima l’anoressia si sviluppava essenzialmente nelle città e nei centri più industrializzati ed importanti, ora si va diffondendo sempre più nelle periferie e nelle provincie. E, soprattutto, c’è un mutamento della classe sociale: da fenomeno che interessava per lo più le classi sociali medio-alte, sta diventando presente in misura crescente ed importante in quelle medio-basse. È come se negli ultimi tempi fosse aumentata, da parte di queste classi, la difficoltà di accettare il proprio stato e, di conseguenza, l’esigenza di adeguatezza, efficienza, prestazioni. Nell’anoressia, disturbo caratteristico delle società occidentali più ricche e progredite, è frequente che vi sia una sorta di voglia della famiglia di fare un salto sociale. Le classi più scontente del proprio status diventano allora quelle che investono di più nella crescita sociale dei propri figli e, consapevolmente o inconsapevolmente, fanno ad essi le più elevate richieste di prestazioni. Naturalmente questi ragazzi avvertono la difficoltà  e il disagio di sentirsi adeguati a queste richieste.

-Anche la cultura diffusa dai mass-media avrà il suo peso.

-Sicuramente. Una cultura del benessere e del successo, dell’avere e del fare, invece che dell’essere. Cultura ambiziosa per quanto riguarda le dimensioni più banali, mercificate e commerciali del vivere.

-Cosa ne pensa del film “Primo Amore” che parla di anoressia? Ci aiuti a capirlo meglio.

-Il film è bello, il regista è molto bravo. Nel libro che lo ha ispirato, “Il cacciatore di anoressiche”, il protagonista, Marco Mariolini, spiega molto bene il percorso che lo ha condotto alla sua perversione: l’”amore” per le donne anoressiche. Un percorso difficile, con un padre assente ed una madre nevrotica e stanca di gravidanze, tanto da minacciare, un giorno, di buttare dal balcone il piccolo Marco di 3 anni. Il rapporto affettivo che egli vive oscilla tra la richiesta di amore, di essere attaccati, vicini ed il rifiuto espresso della madre. Chi meglio di un’anoressica è accettante e rifiutante contemporaneamente? Chi meglio di lei da una parte vuole l’affetto e il consenso e, dall’altra, rifiuta la relazione, per esempio sessuale. Rifiuta, per paura di perdersi, anche la relazione affettiva, quando supera una certa intensità. E allora la difficoltà del protagonista rivive nella discontinuità dell’attaccamento, nella ricerca di persone che rifiutino - il cibo, l’affetto, la relazione -, nella perversione di un amore continuamente accettato e rifiutato. In verità la ragazza che egli incontra nel film non può definirsi anoressica, ma è senz’altro una personalità predisposta al disturbo del comportamento alimentare. Certamente è una persona che, per amore, è pronta a fare tanto, troppo. È una di quelle donne che amano troppo. Disposta ad essere altro da quello che è per mantenere un rapporto d’amore. E questo è molto più frequente di quanto pensiamo, senza bisogno di arrivare all’anoressia. Purtroppo uno dei temi dell’identità maschile ma, soprattutto femminile, è proprio riposto - ahimé - nelle relazioni affettive. E, quindi, pur di mantenere l’identità, noi siamo disposti a tutto, anche ad essere altro da noi. Questa è la dimensione della protagonista del film: accettare di essere altro per esistere, per essere amata. Non è un tema esclusivamente della relazione sessuale o del rapporto fra adulti. È qualcosa appreso in altre epoche e in altri momenti. E molto vicino al tema del rapporto genitori-figli presente nei disturbi del comportamento alimentare.

 UNIVERSO DONNA

Sommario anno XIII numero 4 - aprile 2004