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Sommario anno XIII numero 4 - aprile 2004

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Nell’Argentina dei desaparecidos
(Federico Gentili) - «I militari argentini avevano capito bene la lezione del Cile ed eliminarono ogni prova, ogni evidenza. Cosí facendo, facilitivano ai governi la loro posizione, rendevano piu facile la loro benevolenza. Abolito qualsiasi flusso di informazione, abolite le immagini, tutto era possibile» scrive Enrico Calamai nel suo bellissimo libro, Niente asilo politico, recentemente pubblicato da Editori Riuniti e dedicato «alle vittime ignote del nostro benessere». Fu semplicemente questo il motivo che provocò il silenzio-assenzo delle grandi democrazie occidentali nei confronti di una dittatura militare che non esitò a impiegare tecniche di sterminio naziste? La mancanza di informazione? La mancanza di immagini? Davvero nessuno sapeva quello che stava succedendo in Argentina? Passi per l’Occidente democratico, troppo benevolo con il carattere anticomunista della giunta militare. Passi per l’Italia che, pur avendo laggiù tanti suoi figli, era governata da una P2 che era al massimo del potere, con propri affiliati nel governo, nell’esercito, nella maggiore banca privata e che controllava il piu importante quotidiano italiano. Uno dei tre generali, che presero il potere il 24 marzo 1976, l’ammiraglio Massera, era, tra l’altro, un influente membro della loggia massonica di Licio Gelli. E l’Italia dell’economia possedeva mezza Argentina. Passi pure per il Vaticano, il cui Nunzio apostolico a Buenos Aires, monsignor Pio Laghi, ostentava le sue partite a tennis con il generale Videla.  Forse per gli evangelici ricordi del medico che deve andare dall’ammalato. Passi pure per l’Urss che, in cambio delle migliaia di tonnellate di grano a lei sottratte dall’embargo americano, fu tra i più forti sostenitori della giunta militare. Ma l’opinione pubblica mondiale, che si era tanto mobilitata solo tre anni prima contro il Cile di Pinochet, dove era finita? Dove erano le sue manifestazioni e i suoi lunghi cortei contro una dittatura che causò un numero di desaparecidos dieci volte superiore? Potere delle immagini. Converrebbe Peter Burke, autore di un interessante saggio sul significato delle immagini nella storia. Mutatis mutandis, oggi si potrebbe dire: potere della tv!

Il simbolo della repressione cilena fu uno stadio con le carceri sottostanti. Sapete quale fu il simbolo della repressione in Argentina? Un’automobile! La Ford Falcon, quasi sempre di colore verde. Ne «girarono a centinaia per Buenos Aires, come un incubo, senza targa, guidate da anonimi in borghese con Ray Ban e mitra, prelevando e scaricando in luoghi ignoti. Per quasi due anni non si fermarono mai. Vennero rese più discrete quando il mondo arrivò in Argentina, nel1978, per i mondiali di calcio, organizzati impeccabilmente».
Si potrebbe dire, una questione di stile. Che poi sempre di immagine si tratta.

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Sommario anno XIII numero 4 - aprile 2004