Un’ipotesi di
educazione alla conoscenza 1.
(Silvia Coletti) - Che cos’è la gnoseologia? Tutto ciò che
riguarda la conoscenza e le sue teorie filosofiche rientra nell’ambito
della gnoseologia. Due grandi problematiche ruotano intorno a queste
teorie: che cosa si può definire conoscenza nel suo specifico e come si
stabilisce il patrimonio conoscitivo comune di una determinata epoca
culturale.
Nel primo caso si tratta di distinguere la conoscenza in sé da esperienze
o attività mentali comuni come: opinioni, giudizi, immaginazioni e atti di
fede. Nel secondo caso la giustificazione di quello che la coscienza
comune sceglie come patrimonio di conoscenza relativo ad una determinata
epoca non è slegato dal primo caso. Infatti poiché la giustificazione di
una conoscenza si trova nell’applicazione di strutture formali proprie
dell’intelletto a un materiale che ha origine nelle sensazioni è
inevitabile saper rispondere alla domanda: che cos’è una conoscenza?
Se fondiamo le due domande, possiamo definire la conoscenza come
l’immaginazione di natura mentale relativa all’oggetto di conoscenza.
L’uso che facciamo della percezione e della memoria quando siamo in
rapporto con un oggetto qualsiasi ne sono un esempio. Un nuovo quesito si
pone: qual è il confine fra ciò che proviene dall’oggetto che percepiamo e
quello che fa parte a priori del soggetto conoscente, all’interno di un
processo di conoscenza? Così formulato questo problema classico che risale
a Democrito e a Platone e che venne ripreso dalla filosofia moderna,
introduce fra soggetto ed oggetto la mediazione data dagli strumenti della
conoscenza stessa. La chiarezza delle idee e l’esposizione sono la chiave
per una struttura valida di una conoscenza, facendo riferimento alle
verità logico-matematiche (es.: 3+5= 8). Ma la conoscenza non è solo
struttura, è anche contenuto e forma. A partire da Aristotele e fino a
buona parte della filosofia del Novecento, oggetto della conoscenza non
sono esclusivamente le cose, ma le loro relazioni. Una conoscenza è allora
ciò che è conforme ai fatti e la giustificazione è identificata nella sua
derivabilità dai principi.
Studi sull’apprendimento. Apprendere attraverso un processo mentale,
significa coinvolgere le funzioni dell’intelligenza e della creatività
scaturite da emozioni in relazione ad una qualsiasi esperienza. Bisogna
distinguere fra un apprendimento meccanico e un apprendimento
condizionato. In riferimento a quest’ultimo aspetto, la psicologia e in
particolar modo la psicopedagogia e la psicologia applicata hanno svolto
insieme alle scienze cognitive un ruolo fondamentale riguardo alle varie
forme di apprendimento. Un settore importante nello studio della
psicologia applicata è il controllo del processo educativo alla
conoscenza, esprimendo concretamente la propria specificità
nell’elaborazione di contenuti di programmi scolastici, in relazione alle
capacità cognitive e di apprendimento dell’allievo, tenendo conto delle
diverse fasi del suo sviluppo mentale. Negli anni Cinquanta del XX secolo,
la psicologia sperimentale si è concentrata in particolar modo sullo
studio di soggetti umani in età scolare in una prospettiva di
addestramento implicante l’apprendimento di materiale simile a quello
scolastico, usufruendo per esempio di un’istruzione programmata con
macchine per insegnare. Nella prospettiva odierna, prevalentemente
cognitivista, un ruolo centrale hanno assunto le teorie di Piaget sullo
sviluppo intellettuale. Egli sostiene la possibilità di accelerare la
maturazione del pensiero mediante particolari programmi di addestramento.
Ultimamente è la teoria dell’informazione e in particolar modo il rapporto
insegnante e alunno nell’apprendimento, inteso come trasmissione di
informazione, la strada a cui si è aperta la psicopedagogia.
Rapporto insegnante – alunno nell’apprendimento. Il compito
dell’insegnante nel trasmettere informazioni all’alunno non consiste solo
in quello di inviare un messaggio per una crescita culturale di chi
ascolta, ma soprattutto consiste nel concettualizzare in modo corretto e
nell’organizzare l’esposizione di ciò che va comunicando e insegnando,
ossia l’insegnante deve educare ad una formazione. Questa è la base di
partenza per una corretta trasmissione dell’informazione.
L’apprendimento e lo sviluppo di tale informazione da parte dell’alunno si
attua attraverso una preparazione intellettuale attiva e passiva: attiva,
nella misura in cui afferra, elabora e ricostruisce fattivamente nella sua
mente l’informazione, attuando un proprio accrescimento intellettuale;
passiva, nella misura in cui meccanicamente individua qualcosa dal di
fuori e lo fa proprio, senza il suo intervento.
La difficoltà di questa relazione comunicante sta nel fatto che fra
l’esposizione attiva dell’insegnante e l’apprendimento dell’alunno,
l’intelletto partecipa della volontà e questo significa che in un certo
qual modo è l’alunno che decide se e come voler apprendere consapevolmente
o meno un’informazione.
È qui che entra in funzione l’educazione didattica. |