Caravaggio impossibile
(Cristina Stillitano) - La tecnologia al servizio dell’arte. Tra i
tanti usi ed abusi delle nostre raffinate possibilità tecniche c’è anche -
finalmente
-
la
riproduzione e diffusione della cultura. La mostra sul Caravaggio
allestita a Castel S. Angelo fino al 15 febbraio con la collaborazione
della Regione Campania e della Rai, oltre che del Ministero per i Beni e
le Attività Culturali e la Soprintendenza Speciale per il Polo Museale
Romano, realizza l’impossibile raccolta, senza precedenti, di 54 opere del
grande maestro, riprodotte digitalmente su pellicole a stampa laser
illuminate e delle stesse dimensioni dei dipinti originali.
Mostra impossibile, appunto, come è stata significativamente sottotitolata
dagli stessi organizzatori, date le estreme difficoltà tecniche, i costi e
i rischi che il prestito e l’esposizione di un così alto numero di opere
d’arte comporterebbe, considerato, in aggiunta, che sono sparse in
numerosi musei del mondo. Facilmente trasportabile e ricostituibile,
invece, la mostra virtuale inaugura l’era del “museo di massa”,
accessibile a larghe fasce di popolazione, con costi ridotti e qualità
elevata. Si avverte, a volte, la mancanza della tela, con la sua
autorevole e misteriosa consistenza, la pesante cornice, l’allarme
fastidioso a rammentarci del valore inestimabile di ciò che stiamo
osservando. Ma è la perplessità di un istante, facilmente dileguata dalla
drammatica intensità delle immagini offerte in silenzio ai nostri occhi.
Anzi, l’allestimento così sobrio ed essenziale esalta, per contrasto, la
ricchezza perfetta di ogni scena. Colpisce, su tutto, quel “lume unito che
venghi d’alto”, il fascio di luce che cade a piombo a dar rilievo e vita e
significato ad un volto o ad un particolare. Lo si segue con la
sottomissione inquieta e commossa di chi assiste ad un miracolo,
un’indicazione, un monito divino. Il resto è cupa perfezione di gesti e di
tratti, oscuro contrasto, vivida, violenta, veemente ansia di aderire alla
realtà nuda e cruda. Caravaggio riesce a trasformare, a sublimare la
turbolenza riottosa e piena di eccessi della sua breve vita in miracolosa
perfezione di espressione artistica. Ed è rivoluzione, nuovo modo di
osservare e rappresentare la natura, fedele fino alla crudezza recondita
di ogni meandro, eppure così intimo e personale, classico e mistico, denso
di solenni, vigorose, inquietanti suggestioni. Le luci e le ombre che
investono i personaggi e ne decretano la sorte, col dare e togliere
visibilità, accendendo un volto, esaltando una forma, oscurando,
sprofondando nel buio tutto il resto, hanno l’incanto prepotente di un
tocco divino.
E la bellezza appare così come deve essere, fragile visione di un sguardo
capace di coglierla ed amarla. |