frascati
Piccola
storia dei primi venti anni della sezione CAI
(Paolo Di Lazzaro, Stefano Cavalchini, Vittoria Caloi, Mario
Fascetti)
Prima puntata: dal 1984 al 1986, gli anni ruggenti.
La Sezione CAI di Frascati è stata fondata nel 1984, come Sotto-Sezione di
Roma. Quest’anno, quindi, ricorre il ventesimo compleanno della Sezione.
Abbiamo pensato di far raccontare dalla voce dei protagonisti la storia,
gli aneddoti, la spinta morale, le speranze e le motivazioni che ci hanno
portato alla soglia del ventesimo anno di età.
Per raccontare la storia con qualche dettaglio, dobbiamo dare spazio ai
protagonisti e bisogna dividere gli eventi in più puntate. La prima
puntata copre il periodo ruggente, dal 1984 al 1986. L’intervista
riportata nel seguito è il sunto di una chiacchierata con Maurizio De
Sanctis (primo reggente della Sotto-Sezione), Giancarlo Guzzardi (secondo
reggente), Lorenzo Brunelli, Ugo Croce e Maria Bettini (soci fondatori e
testimoni oculari dei primi vagiti della Sezione).
Come è nata l’esigenza di fondare una Sezione del CAI a Frascati, un paese
collinare dal quale le montagne si vedono solo da lontano?
Maurizio: Tutto è cominciato alla fine degli anni ‘60, quando il parroco
di S. Maria in Vivario (San Rocco) organizzava escursioni e accantonamenti
su Appennini e Alpi cui partecipavano un gruppo di ragazzi frascatani tra
cui Massimo Risi, Massimo Marcheggiani, Maurizio Fiaoni e altri, oltre me
stesso. Erano i tempi del “fai da te”, dell’autoapprendimento dei
rudimenti dei nodi e della progressione. Col passare del tempo in alcuni
di quei ragazzi rimaneva, oltre alla passione per la Natura e la Montagna,
il desiderio di imparare qualcosa di più, di apprendere le tecniche di
salita e di assicurazione. Questo fu uno dei motivi per cui insieme ad
altri amici nel 1978 ci iscrivemmo alla Sezione CAI di Roma, che all’epoca
aveva la sede in via di Ripetta, in pieno centro. Certo, raggiungere via
di Ripetta era un po’ scomodo per chi partiva da Frascati, e i rapporti
con i soci romani erano un po’ freddini… Insomma, non ci sentivamo a casa
nostra, e verso la fine del 1983 decidemmo di raccogliere le firme (ne
servivano almeno 50) per chiedere di fondare una Sotto-Sezione a Frascati.
Mettendo insieme i soci CAI residenti ai Castelli e iscritti sia a Roma
che altrove (Lucci, Gentile, Landi, Brunelli, Malaguti e Fiaoni erano
iscritti a Roma, Marcheggiani era iscritto al CAI Velletri, Ghio al CAI
Cuneo) si arrivava a sole 16 firme. E allora organizzammo una campagna di
sensibilizzazione presso amici e parenti, e lasciammo avvisi per il
reclutamento presso Amadei Sport e Serafini. Per fare proselitismo
organizzammo anche una manifestazione pubblica a Febbraio ’84, una
proiezione di diapositive di Massimo Marcheggiani, che già era un
alpinista affermato e Istruttore Nazionale di Alpinismo. Alla fine
riuscimmo a raccogliere più di settanta firme. Eravamo entusiasti, e anche
sorpresi nel trovare tanto interesse e disponibilità. Mi convinsi che nei
Castelli Romani c’era un interesse diffuso per la Montagna, ma vissuto
sino ad allora in modo individuale e quasi sotterraneo.
Lorenzo: Uno dei motivi del successo dell’idea di creare una Sotto-Sezione
(e non limitarsi a una aggregazione spontanea e informale) è che ti fa
sentire dentro un progetto culturale e tecnico più ampio. Insomma, la
nascita non avviene per caso, c’è voglia di far parte di un contesto
organizzato, quello del CAI, gratificante proprio come punto di
riferimento.
Insomma, alla fine siete riusciti a fondare una Sotto-Sezione CAI a
Frascati, e ne eravate giustamente orgogliosi. A questo punto però
iniziava la parte più difficile: l’organizzazione, le attività, la sede.
Dove vi riunivate le prime volte?
Lorenzo: Ricordo le prime riunioni nella case private dei soci, qualche
volta presso la cantina di Bruno Muratori (che in Montagna ci andava già
dagli anni ’50), e infine la prima sede in un umidissimo scantinato a via
Manara 5, dove adesso si trova la Banca dell’Etruria.
Maurizio: Sì, il Presidente della Pallavolo Frascati ci concesse un locale
che era parte della loro sede. Decidemmo subito l’orario di apertura: il
giovedì pomeriggio, in concomitanza con la chiusura dei negozi e anche
perché era una serata strategica per organizzare il fine settimana in
montagna. Per quanto riguarda l’organizzazione, fui eletto reggente
insieme con un Consiglio Direttivo formato da otto soci.
Puoi ricordarci i nomi del primo Consiglio Direttivo?
Maurizio: Sì, c’erano Celestino Buccella, Marco Cerri, Roberto e Virgilio
Landi, Massimo Marcheggiani, Bruno Muratori, Massimo e Roberta Risi.
Quali furono le prime decisioni del Consiglio, e le prime attività?
Maurizio: Beh, c’era tanto entusiasmo e passione. Organizzammo tra Maggio
e Giugno il “Primo Corso di Introduzione all’Alpinismo”, diretto da
Marcheggiani: a Frascati si trattava di una prima assoluta. Poi, a
Settembre un nostro stand alla Festa del Borgo di S. Rocco, per poi
concludere il 1984 in bellezza con il coro dell’Associazione Nazionale
Alpini di Roma nella chiesa di S. Maria in Vivario, a Natale. Nel
frattempo avevamo preparato un calendario di escursioni sezionali, due
volte al mese, dove i direttori di gita erano scelti tra i soci più
esperti. Pensate che il calendario escursionistico venne pubblicato sulla
cronaca romana del “Messaggero”. Ricordo anche il primo bollettino
annuale, con i disegni e le caricature di Massimo Risi e Toni Campanella,
e un questionario distribuito ai soci per conoscere le esigenze e le
iniziative da mettere in atto.
Anche grazie a queste manifestazioni pubbliche, attività escursionistiche,
iniziative e corsi, la presenza del CAI a Frascati cominciava a farsi
sentire, e gli iscritti in un anno erano quasi raddoppiati. Accanto alle
attività strettamente sezionali, c’erano gruppi di soci che si
organizzavano per spedizioni sulle Alpi e Appennini di carattere
alpinistico ed escursionistico.
Ugo, quelli erano tempi ruggenti anche per arrampicare…
Ugo: Sì, specialmente nei primi anni c’era molto spirito di inventiva. I
mezzi economici erano scarsi: ricordo un’arrampicata con Crisanti e
Marcheggiani, in tre con una sola imbracatura per chi tirava, mentre gli
altri due erano ancora assicurati in vita. Le scarpette da arrampicata
erano appena nate e molti di noi usavano ancora con gli scarponi.
Dove si arrampicava per fare quella che adesso si direbbe “palestra”?
Ugo e Lorenzo: Soprattutto al Morra su quelle che diventeranno le
tradizionali vie Bambi, Boscaiolo, Zapparoli, adesso un po’ abbandonate e
levigate… Qualcosa al Guadagnolo e poi alla “cavetta” del Tuscolo con la
sua roccia vulcanica e un famoso masso, e addirittura in città, a notte
fonda al precipizio della stazione cittadina, con le sue fessure nel
marmo… Con queste esperienze alle spalle ci si presentava d’estate sulle
Dolomiti e sulle Alpi occidentali. Nell’estate dell’84 sul massiccio del
M. Bianco, al rifugio Torino arrivammo col vino dei Castelli; c’erano
anche Massimo Risi, Vittorio Landi, Marco Cerri, Francesco Ghio. E salimmo
parecchie vie non banali, come la cresta di Rochefort, la traversata del
Ghiacciaio del Gigante e la bellissima via Kuffner al Mont Maudit. Nel
frattempo Marcheggiani saliva sulla via Cassin al Pizzo Badile e i Pizzi
Gemelli nelle Alpi Retiche.
Maria: era un periodo emozionante, di scoperta… Io non dormivo la notte
prima di arrampicare al Morra. E pensavo che aver “fatto la Gigi” al Morra
bastasse come esperienza, quando ho fatto la mia prima via nelle Dolomiti,
in fessura per 450 metri!
Lorenzo: anche l’escursionismo presentava i suoi rischi. Una volta,
salendo al M. Viglio, nella fitta nebbia invernale ci siamo persi, siamo
saliti da Filettino e scesi a 50 km di distanza. I carabinieri riferirono
di aver compiuto un “soccorso alpino”(!)
Come erano i rapporti con la Sezione “madre” del CAI di Roma, con il
Comune di Frascati e all’interno del Consiglio?
Maurizio: Partecipando ai loro Consigli Direttivi in rappresentanza della
Sotto-Sezione, ricordo che erano sorpresi dal numero di attività che
avevamo avviato in così poco tempo, e comunque non contribuirono alla loro
realizzazione, neanche finanziariamente. Per quanto riguarda il Comune di
Frascati, i rapporti con l’allora Sindaco Pugliesi erano buoni, ci
aiutarono per esempio ad organizzare la serata con il coro dell’A.N.A. di
Roma e anche negli anni immediatamente seguenti ci fu collaborazione con
l’assessorato alla Cultura. All’interno del Consiglio Direttivo c’erano
modi diversi di intendere la Montagna e l’organizzazione delle attività, e
qualche volta ci furono divergenze di vedute e contrasti. Ricordo che una
volta il primo punto all’ordine del giorno della riunione del Consiglio
recitava: “Funzionalità del Consiglio Direttivo”. Questo fu uno dei motivi
che mi spinse a lasciare nel 1985 la posizione di reggente, pur rimanendo
nel Consiglio.
A Maurizio De Sanctis subentra Giancarlo Guzzardi. Giancarlo, tu avevi già
esperienze di organizzazione...
Giancarlo: Io venivo da Roma, dove nel 1974 avevo fondato il Gruppo
Speleologico del CAI di Roma, conseguendo in quella sede il brevetto di
Istruttore Nazionale di Speleologia. Nel 1983 mi trasferii a Rocca di
Papa, e l’anno successivo incontrai Maurizio De Sanctis, Toni Campanella,
Roberto Landi, Massimo Risi e Massimo Marcheggiani che insieme ad altri
avevano appena dato vita alla Sotto-Sezione di Frascati. Mi trovai subito
bene con loro, avevamo le stesse passioni e gli stessi ideali di amicizia.
Trovai quindi naturale accettare la proposta di fare il reggente di una
bella avventura appena iniziata. Con il nuovo Consiglio, prefissammo
alcuni obiettivi presto raggiunti, come gli incontri culturali in sede, il
corso di primo soccorso, l’organizzazione delle gite sociali, la tessitura
dei rapporti con le autorità comunali, proponendoci come una possibile
risposta alla complessa domanda di organizzazione del tempo libero per i
giovani.
Giancarlo, hai ricordi particolari di quel periodo?
Giancarlo: Sì, è un ricordo personale e molto doloroso. Nell’Agosto del
1985, a seguito della gravissima malattia che colpì la mia piccola Sara,
già iscritta tra i soci giovani, e che la portò in Paradiso dopo 14 mesi,
fui costretto a lasciare il mio incarico sezionale. Questa dolorosa
circostanza fu vissuta con eccezionale fraternità da tutta l’Associazione,
che per questo ringrazio ancora. Tutto ciò non mi impedì, in seguito, di
dare alla Sezione il mio piccolo contributo.
A Giancarlo subentrò ancora Maurizio.
Maurizio: Sì, tutti noi eravamo profondamente scossi dalla disgrazia che
colpì Giancarlo, e ne uscimmo ancora più responsabilizzati. Le principali
attività erano oramai impostate, gli iscritti nel 1986 erano saliti a 146,
e continuammo sulla strada tracciata con impegno e sincerità d’intenti.
Ricordo, tra le altre iniziative, anche una rassegna di film chiesti alla
cineteca del CAI, allora c’erano le “pizze”.
Con la crescita del numero di iscritti, avevate la tentazione di rendervi
autonomi da Roma?
Maurizio: No, almeno fino al 1986 non eravamo molto tentati. Se ne
parlava, ma i vantaggi di essere Sotto-Sezione (pochi adempimenti
burocratici, nessuna interazione con la Sede Centrale, etc.) consentivano
di dedicare le nostre energie alle attività concrete: le gite sociali, i
corsi di alpinismo, lo sci, la speleologia, le manifestazioni. A mio
parere non era un vantaggio da poco.
(Fine prima puntata. Continua...)
grottaferrata - frascati
Arsenico e
vecchi merletti
(Nr) - La compagnia “I NUOVI ISTRIONI” è lieta di presentare
in scena “ARSENICO E VECCHI MERLETTI”, un capolavoro giallo - comico di J
Kesselring.Come ricorderete, il lavoro è stato reso ancor più celebre dal
film di Frank Kapra, ma....che dire di tre anni consecutivi di repliche
in teatro a Broadway?!! Speriamo che la nostra edizione vi
piaccia....anche se non pretendiamo di rimanere in scena per tre anni!!!!
Le scene sono state dipinte a mano, elaborate e stampate con tecnica
digitale, costumi d’epoca, qualche trucco...e qualche sorpresa.Insomma,
intendiamo farvi trascorrere due ore in compagnia di una comicità sottile
e raffinata, pervasa da un ritmo vivace e contornata da equivoci e assurde
realtà.
VI ASPETTIAMO!! per prenotazioni e biglietti tel ai nn . – 3284397739 -
3286144516 |