lanuvio
Il Castellaccio ieri e oggi
(Luca Ceccarelli) -
Il
treno che parte da Roma Termini alle 15.34 arriva a Lanuvio alle quattro e
un quarto circa. Lanuvio è quella che nel linguaggio tecnico delle
Ferrovie dello Stato si chiama una “stazione impresenziata”, e come tutte
le stazioni impresenziate costituisce un monumento all’abbandono.
Mancano perfino gli orari, e i cartelli con il nome del paese sono già
tutti staccati. Qualche minuto più tardi, arriviamo alla nuova fermata di
San Gennaro. Quest’ultima non è “impresenziata”, è stata già immaginata,
prima che fosse costruita pochi anni fa, per non essere presenziata da
nessuno: una banchina, qualche panchina, una pensilina, punto. Del resto
nessuno potrebbe occuparsi, costerebbe troppo. Sotto, il parcheggio,
incustodito ma grande. Comunque venga la fine del mondo, saranno quasi
tutti ad aspettarla in macchina, con l’aria condizionata naturalmente.
Fuori la strada, con le rare macchine che sfrecciano da una parte e
dall’altra, verso i Colli Albani o verso il Mar Tirreno. C’è una stampa di
Luigi Rossini del 1831 che raffigura il “Castellaccio”. È una delle
migliori di questo architetto-incisore peraltro non eccelso. Gli manca il
genio visionario di Piranesi e l’estro bozzettistico di Pinelli. La stampa
raffigura il “Castellaccio”, sulla collina di San Gennaro. L’ho scoperta
in una raccolta di acqueforti e sono stato preso dalla curiosità di vedere
com’è oggi la località.
Non
molto diversa, in fondo. Il rudere del castello medievale è ancora lì,
cupo e abbandonato, sommerso da più vegetazione che nell’incisione. Questo
punto veniva chiamato il Sublanuvium, la parte di Lanuvio che
nell’antichità era a diretto contatto con Roma tramite la via Appia. Più
tardi venne abbandonata a causa della malaria, e il centro medievale e
rinascimentale risorse più in alto, con il nome di Civita Lavinia. La
costruzione del “Castellaccio”, stando ai libri di storia, risale al XIII
secolo. Appartenne a lungo agli Annibaldi. All’inizio del secolo
successivo fu devastato dai veliterni in armi, per passare ai Savelli che
nel 1369 ne vendettero la metà, con relativi appezzamenti terrieri, al
monastero di Santa Eufemia di Roma. Il castrum Iennare (così era
chiamato in un documento notarile) passò di proprietà altre volte,
rimanendo però, dopo il Medio Evo, sempre disabitato, e le sue proprietà
terriere vennero frazionate (nell’Ottocento, una parte era della famiglia
Barberini). Nessuno, che io sappia, ha mai pensato di restaurare il
castello, e d’altra parte sarebbe stata un’operazione poco fruttuosa. E
così, a differenza di altri palazzi e castelli storici, il Castellaccio
sulla collina di San Gennaro gode di una gloria artistica solo
sull’acquaforte di Luigi Rossini. Sono passato decine di volte su questa
ferrovia, andando e tornando da Velletri, ma non ero mai sceso a San
Gennaro. Torno indietro, è un pomeriggio invernale, non invaso dal ronzio
delle cicale, solo latrati isolati, qualche cinguettìo, un vento leggero.
Passo vicino ad un agriturismo, e davanti al mio sguardo si stende una
pianura che sembra immensa. Filari di vigne, ulivi, è la “provincia
marittima” dello Stato della Chiesa, di cui Velletri era capoluogo. Ad un
secolo e mezzo di distanza, l’agricoltura preserva ancora dal cemento
questi luoghi.
castelli romani
Bombardamenti
(Alessio Colacchi) - Il 22 Gennaio 1944, poco più di 60 anni
fa, iniziavano quattro mesi di duri bombardamenti per il territorio dei
Castelli Romani. Fu infatti proprio il giorno dello sbarco di Anzio, che
il fuoco alleato iniziò a farsi sentire in tutta la sua potenza nei nostri
paesi, causando danni ingenti all’abitato ed a ciò che rimaneva ancora
dopo oltre vent’anni di duro regime fascista.
Il 22
Gennaio le armate alleate giungevano nel Lazio centrale, ma senza ancora
un progetto di conquista della capitale. Infatti, sebbene all’inizio del
1944 i Castelli Romani già intravedessero un barlume di speranza per
quanto concerneva la liberazione dal nazifascismo, gli americani si
rinchiusero in oltre quattro mesi di guerra di logoramento lungo la
litoranea, senza mai approdare all’interno, né avanzare oltre la linea
segnata dalla ferrovia che attraversava la campagna di Campoleone.
Le
testimonianze di anziani residenti nella provincia di Roma raccontano di
una scarsa presenza di tedeschi ancora all’indomani dell’8 Settembre, per
cui anche una minima organizzazione militare avrebbe permesso un loro
immediato respingimento.
Invece persino nel Gennaio 1944 le armate alleate decisero di attendere
più di 100 giorni prima di avanzare e portare un immediato attacco alle
roccaforti più strategiche del nazismo nel Lazio, se non in Italia:
Frascati e Roma. Un’attesa forse motivata dal fatto che lo sfondamento
della linea Gustav nei pressi dell’abazia di Monte Cassino avrebbe fatto
arretrare verso nord ulteriori divisioni delle truppe naziste. Vista da
questa angolazione l’attesa serviva per evitare che la ritirata tedesca
potesse compromettere le operazioni americane.
Ma il
dato concreto che si può evincere da un’analisi di quel triste periodo è
che migliaia di persone perirono dinnanzi all’ambiguità della situazione.
Rastrellamento tedesco o fuoco alleato: questa la scelta dinanzi la quale
decine di migliaia di cittadini si trovarono in quei mesi bui. Intere
città messe a repentaglio.
Un
territorio, quello dei Castelli Romani, dove la maggior parte delle aree
abitate venne distrutta dai bombardamenti. Interi quartieri rasi al suolo;
ma il dato che più colpisce è la percentuale delle abitazioni cadute sotto
i colpi delle bombe. Più dell’80% per paesi come Genzano e Albano, quasi
la totalità per Frascati e Velletri. Per questi due infatti la situazione
fu più tragica. In entrambi i casi i morti furono più di 600.
600
vittime per il secondo bombardamento alleato effettuato in Italia: quello
che l’8 Settembre 1943, il giorno della dichiarazione dell’armistizio, gli
americani, con oltre 30 bimotori partiti dall’Algeria, compirono per
spingere con la forza i nazisti ad allontanarsi dal paese, sede del
comando nazista che controllava tutto il meridione della penisola.
Una
nota: il comando nazista aveva sede in villa Grazioli; gli americani
colpirono tutto il centro abitato, causando solo morti civili, e misero a
ferro e fuoco villa Torlonia, distante circa duecento metri dal comando
nazista, dove di armi tedesche non c’erano nemmeno le tracce. Invece, in
quei paesi dove il centro storico venne colpito solo parzialmente, come
Castel Gandolfo, i bombardamenti si fecero comunque sentire laddove la
popolazione era raccolta. Il 4 Febbraio 1944, infatti, gli aerei alleati
distrussero il convento della Propaganda Fide, dove larga parte della
popolazione albanese trovava allora rifugio. Anche in quel caso più di 600
furono i morti.
Analoga situazione. Comando alleato stivato all’interno di una villa
nobiliare lungo la strada che s’affaccia sul lago Albano. Ma ad essere
colpita fu solo la parte di villa pontificia che ospitava i civili, mentre
le ville vennero sfiorate dalle bombe.
Il 2
Febbraio inoltre venne colpito il centro storico di Marino, mentre il 17
quello di Lanuvio, dove 130 furono i morti. Il 10 Febbraio 1944 una nuova
incursione aerea sfondò la volta di una grotta che era sita proprio in
piazza Marconi a Genzano (duomo vecchio). Per l’ostruzione causata a metà
della stessa ed a causa dell’arrivo dei nazisti che rastrellarono quanti
stavano cercando di portare soccorso a quei civili, più di 30 persone
perirono sotto le macerie. Il racconto di chi assistette alla scena del
recupero dei cadaveri testimonia che i corpi si trovavano tra loro
abbracciati, accompagnati dall’ultimo pianto prima della tremenda morte
per soffocamento.
Questo è solo un esempio di cosa può portare una guerra.
marino
L’Istituto d’Arte apre le porte all’Europa
(Ferdinanda Lodolo) - Il 4 febbraio 2004 un gruppo 15 di
studenti dell’I.S.A. P. Mercuri di Marino-Ciampino, con due
accompagnatori, ha
raggiunto
la cittadina di Logroño per immergersi nella lingua e cultura spagnola. Il
Progetto Socrates Comenius 1, vede coinvolto il “Paolo Mercuri” e
la scuola d’Arte di Logroño.
Per
due settimane, gli alunni della scuola di Marino saranno accolti dalle
famiglie dei ragazzi spagnoli, per poi ricambiare l’ospitalità tra aprile
e maggio prossimo. Nei giorni di permanenza in Spagna i ragazzi seguiranno
i corsi delle materie affini e seguiranno un percorso, riferito ad un
periodo artistico, da ricercarsi all’interno del proprio territorio.
L’attenzione sarà focalizzata su monumenti e opere d’arte che evidenziano
i modi di pensare della gente ed i gusti artistici prevalenti. Gli
studenti ospitanti faranno da guida. Tanto i ragazzi spagnoli che quelli
italiani si confronteranno su discipline artistiche essendo le due scuole
Istituti d’Arte e questo faciliterà, al momento dello scambio,
l’integrazione degli allievi durante le lezioni. I ragazzi realizzeranno
progetti, disegni, sculture e quindi una mostra delle opere che meglio
rappresenteranno la città. Successivamente si pubblicherà un opuscolo con
i lavori dei ragazzi e note esplicative per ogni opera nelle rispettive
lingue. Insieme si potrà apprendere scambiare e approfondire le
conoscenze.
Informazioni: http://www.bdp.it/socrates/come.htm -
http://www.bdp.it/~rmsd0001/ - http://www.escuarte.com/ -
http://www.spain.it/rioja.html
monte compatri
Auguri e per ben iniziare...
(Roberto Esposti
flann.obrien@email.it) - Nel fare di auguri di rito alla
ri-neo-eletta giunta comunale di Monte Compatri cominciamo subito a
portare richieste da cittadini rompiscatole.
Tutti noi
monticiani sappiamo che il comune in cui viviamo soffre di una quantità di
problemi dovuti al (mal)non-governo degli ultimi anni e quindi la
richiesta che mi accingo a rivolgere potrà sembrare futile e bizzarra, ma
non è così. Nel novembre 2002 su queste pagine ci occupammo di dare
qualche lume sulla nuova tecnologia di trasmissione dati ADSL rimarcando
il fatto che pochissimi comuni dei Castelli Romani erano coperti dal
servizio: tale copertura dev’essere infatti sollecitata dal Comune stesso,
soprattutto se Telecom Italia non ha un grosso tornaconto economico nel
cablare comuni di piccole dimensioni come i nostri (vedi il vergognoso
caso del Comune di Lanuvio su
(http://www.comune.lanuvio.rm.it/comune/comunicati12.htm). Bè, da allora i
comuni di Monte Porzio Catone, Rocca di Papa, San Cesareo tra gli altri
hanno conquistato la cosiddetta “banda larga” ed ormai risultano cablati
quasi tutti i paesi della zona. Tale servizio consente ai cittadini di
questi comuni di fruire di tutte le opportunità a cui accennammo a suo
tempo e può costituire un grosso volano per l‘economia di centri piccoli,
che non ospitando industrie di rilevanti dimensioni potrebbero creare
occupazione (soprattutto giovanile) impiantando software-house, studi di
web-design, web-farm ecc.. Perché regalare ai giovani di altre città tali
opportunità quando con una piccola richiesta a Telecom Italia tutto questo
potrebbe diventare disponibile? Faccio appello a voi Sindaco e Giunta
Comunale ad iniziare anche da qui la vostra azione di governo, convinto
che tale richiesta sia condivisa da buona parte della cittadinanza e che
basti davvero poco per recuperare uno dei tanti ritardi che la nostra
Monte Compatri deve sopportare. |