Piccola
storia della moneta: Dal Medio Evo all’Età Moderna
(Pietro Frangini) - La caduta dell’impero romano
d’occidente, nel V secolo portò alla crisi politica, culturale,
economica e anche monetaria. L’attività delle zecche adibite alla
coniazione si ridusse molto per la mancanza dei metalli pregiati necessari
che tendevano ad emigrare verso oriente dove si acquistavano le merci e
questo accentuò sempre più la depressione dei commerci.
In certi periodi l’insufficienza monetaria riportò in auge forme
parziali di baratto. Progressivamente la monetazione romana in oro
(Solido) si esaurì mentre rimase una modesta coniazione in argento e rame
(Siliqua e Follaro) prodotta a Roma e nel Meridione d’Italia.
La scarsità di moneta aurea circolante venne in parte compensata dalla
produzione bizantina di Ravenna, con proprio vantaggio, per quanto
riguardava il Solido e in parte dalla coniazione dei Goti, dei Franchi, e
dei Longobardi imperniata sul Tremisse d’oro; anche il Papato di Roma
contribuì a riempire il vuoto con la cosiddetta moneta di S. Pietro.
Inoltre dal settimo secolo in poi acquistò importanza anche il Dirham di
produzione araba e quindi il Tari di ispirazione araba ma coniata
nell’Italia meridionale. Oltre a quanto sopra la carenza di forti e
vaste istituzioni statali si tradusse in grande variabilità delle monete
circolanti con relative complicazioni e difficoltà commerciali.
Finalmente
nell’anno 798 Carlo Magno mise mano al riordino del sistema monetario
europeo basandolo sull’argento poiché l’oro era diventato molto raro;
la vecchia Libbra romana venne aumentata a gr. 408 e costituì l’unità
monetaria di base: la Libbra d’argento fù divisa in 20 Soldi e ogni
soldo in 12 Denari. La Libbra e il Soldo furono però solo monete virtuali
di conto mentre il Denaro fù moneta effettiva circolante.
La monetazione argentea di Carlo Magno effettuata nelle zecche imperiali
si impose in tutto Il Sacro Romano Impero affiancata da moneta in rame
come l’Obolo e da moneta divisionale in rame o lega prodotta da alcune
città, feudi e organizzazioni religiose e riportò un pò di normalità
nell’economia; questo permise una moderata ripresa politica che si
manifestò con il sorgere dei Liberi Comuni e delle Repubbliche Marinare
che a loro volta contribuirono al risveglio delle attività produttive e
delle esportazioni.
Nei secoli seguenti però il Denaro in argento di origine carolingia andò
svalutandosi perdendo buona parte del potere d’acquisto e del prestigio;
allora per far fronte alle esigenze commerciali, in Italia e in Europa,
verso l’anno 1200 si coniò una nuova moneta d’argento che aveva il
valore di 12 Denari e prese il nome di Denaro Grosso come il Matapan
veneziano e il Soldo fiorentino. Così anche il Soldo divenne moneta
effettiva mentre la Libbra restava sempre moneta virtuale.
La rinascita commerciale nei primi secoli del secondo millennio riportò
in Occidente discrete quantità di oro il che consentì la ripresa della
coniazione aurea di grande prestigio come lo Zecchino veneziano, il
Fiorino di Firenze e il Genovino ligure che per lungo tempo dominarono il
mercato europeo insieme al Tarì arabo e all’Augustale di Federico II;
inoltre in molti stati, piccoli e grandi, proseguì la lucrosa e libera
produzione di moneta condotta secondo proprie esigenze e con valori
differenziati portando ad una situazione assai confusa che rese
indispensabile l’opera di professionisti specializzati nell’attribuire
il rapporto di cambio detti saggiatori o cambiavalute.
Questi cambiavalute in seguito si sarebbero riuniti in gruppi o monti
diventando i precursori delle banche moderne.
In quel tempo nel commercio italico interno veniva usata solitamente
moneta d’argento o di rame o di lega che era forse sufficiente dal punto
di vista quantitativo ma che aveva scarso valore intrinseco e godeva di
poca fiducia. Perciò negli anni 1400 si pensò di creare una nuova e
autorevole moneta ispirandosi alla vecchia Libbra carolingia il cui nome
nell’idioma volgare era tradotto in Lira; allora la nuova moneta
d’argento fù chiamata Lira anche se era di peso notevolmente inferiore
(solo 20/25 gr.) ma che era suddivisa, come la Libbra carolingia, in 20
Soldi o in 240 Denari. Soldi e Denari furono coniati in lega o in rame
diventando ormai moneta divisionale o spicciola.
La Lira venne prodotta a Venezia, a Bologna, a Milano, ad Ancona con
caratteristiche alquanto diverse tra loro e poi si diffuse nel resto
d’Italia migliorando la situazione monetaria generale.
Nonostante tutto però per il commercio internazionale in rapido sviluppo
vi era assoluta necessità di moneta aurea e allora per procurarsi
l’oro, sempre insufficiente e visti gli inutili tentativi degli
alchimisti, si dette avvio alle grandi esplorazioni in Africa, in Oriente
e anche verso Occidente e questo portò ad allargare le frontiere del
mondo conosciuto ed alla casuale scoperta delle Americhe.
La grande quantità di oro e di argento reperite nelle miniere africane e
americane dette, negli anni 1500, forte impulso alla monetazione in
metallo nobile e favorì l’espansione dei commerci accelerando il
processo del Rinascimento europeo e creando le premesse di quella che in
seguito sarebbe diventata l’età industriale e capitalistica.
Così nei grandi stati nazionali europei durante il 16° e il 17° secolo
si coniarono monete prestigiose come il Ducato in Spagna, il Luigi in
Francia, il Tallero e il Gulden in Germania, il Rublo in Russia, il
Fiorino e poi la Sovrana o Sterlina in Inghilterra; ulteriori produzioni
di monete si ebbero anche in altre parti del mondo (che stava diventando
sempre più vasto) complicando ancor più gli scambi tra mercati lontani
ed aumentando l’importanza dei cambiavalute e delle banche
internazionali.
Negli anni 1700, in diversi stati europei, si iniziò anche la produzione
di moneta cartacea poco ingombrante e molto pratica ma che aveva valore
intrinseco nullo; per vincere la diffidenza degli operatori la valuta
cartacea, per lunghi periodi e su richiesta degli interessati, potè
essere convertita tutta o in parte in metallo nobile ma poi in seguito
perse inesorabilmente la convertibilità diventando solo moneta legale a
corso forzoso così come avviene generalmente oggi in tutto il mondo.
Nonostante le grandi mutazioni subite nel lungo Medio Evo si può ritenere
che il vecchio sistema monetario di Carlo Magno sia sopravvissuto fino
agli albori della età moderna. Infatti fino al 1600 e 1700, in molte
parti d’Italia, i conti venivano fatti ancora in Lire, Soldi e Denari
anche se il sistema era integrato da monete auree di grande valore e da
moneta divisionale.
In alcune parti d’Italia la storia monetaria seguì strade diverse!
Nel meridione ad esempio dopo il Tarì arabo e il Ducales normanno era
stato coniato l’Augustale di Federico II, il Carlino degli Angioini e
poi lo Scudo, il Grana, il Cavallo e il Tornese napoletano.
Roma poi, per la sua centralità, ebbe un ruolo importante nella
monetazione italica. La zecca di Roma che dopo la fine dell’impero era
stata gestita dal Papato e aveva proseguito la coniazione, con tipi prima
simili a quelli bizantini e poi con tipi propri, sospese l’attività
verso l’anno 1000; fù riaperta nuovamente due secoli più tardi con
gestione condotta dalla Repubblica Popolare Romana basata sulla produzione
del Denaro Provisino in argento. Nel 1431 la zecca tornò nuovamente alla
gestione papale e fù appaltata a grandi banchieri che rilanciarono la
coniazione con preziose monete auree come il Ducato, il Fiorino, il
Carlino e lo Scudo e, contemporaneamente, con prestigiose monete di
argento tra le quali vi erano il Testone, La Piastra, il Giulì, il Paolo
e infine anche il Baiocco di rame.
Attraverso
altre numerose mutazioni monetarie si giunse così fino al 1866 quando il
Papa Pio IX adottò la Lira pontificia suddivisa in centesimi per farla
corrispondere al nuovo sistema monetario italiano ed ai parametri della
Unione Monetaria Latina.
Con la Rivoluzione Francese, infatti, un vero terremoto aveva investito le
monete europee per l’imposizione del sistema metrico decimale ritenuto
più razionale.
Nel Piemonte sabaudo prima della rivoluzione, esisteva già la Lira
suddivisa però nel sistema duodecimale ma con Napoleone la Lira venne
equiparata al Franco francese definita in gr. 4,5 di argento fino e
suddivisa in 100 parti o centesimi.
Il nuovo sistema monetario dal Piemonte passò al regno d’Italia con
Legge 788 del 24 Agosto 1862; da allora la Lira ha accompagnato la vita di
molte generazioni di italiani che in lei hanno trovato speranza e amicizia
ma anche tanta delusione. Infatti dalla sua istituzione, in 138 anni, la
Lira italiana si è svalutata progressivamente riducendo il suo valore
finale di circa 5/6000 volte con tanta buona pace dei risparmiatori. Perciò
ricordiamo con affetto ma senza rimpianti la vecchia Liretta andata in
pensione nell’anno 2000 e diamo una caloroso benvenuto alla nuova
moneta, l’Euro, che sembra promettere bene e che ci fa intravedere nuovi
e futuri orizzonti di rinascita.
L’Euro da quando è nata è cresciuta vigorosamente in salute ed ha già
conquistato la fiducia degli operatori diventando anche valuta di riserva
nel commercio mondiale. E se ha fatto tutto questo a soli tre anni di età
chissà mai cosa farà da grande!
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