Venezia,
simile solo a sé stessa
(Luca Ceccarelli) - Ritratto di Venezia è una
rassegna della fotografa tedesca Ingrid von Kruse, allestita a Roma dal 14
maggio e
destinata
a durare fino al 14 settembre prossimo, tutti giorni dalle 10 alle 18,
escluso il lunedì, presso la «Casa di Goethe», istituzione
artistico - culturale benemerita per le ammirevoli mostre d’arte che vi
si svolgono. Dopo la mostra sulla collezione di disegni di proprietà del
poeta, sulle stampe da Weimar e, più recentemente, sulle grotte e le
caverne nell’arte figurativa dell’epoca di Goethe, su cui in questo
giornale in passato abbiamo dato conto, rispettivamente, nei numeri di
dicembre 1999, settembre 2001 e novembre 2002, oggi viene proposta al
pubblico un’esposizione di fotografia d’arte. La mostra è nata da
un’idea di Monsignor Max Eugen Kemper, consigliere spirituale
dell’Ambasciata tedesca presso la Santa Sede e grande esperto d’arte,
e attinge i suoi materiali da Venedig – Stimmen zwischen Stein und
Meer (Venezia – Voci tra pietra e mare), un ponderoso volume
pubblicato dalla von Kruse nel 1996, che racchiude il frutto di dodici
anni di lavoro come fotografa d’arte a Venezia, teso a cogliere gli
angoli e i volti di più intensa poesia di questa città che per secoli ha
affascinato artisti e letterati di tutto il mondo.
Oltre a scorci e paesaggi di un lirismo quasi incantato, in cui la città
sull’acqua appare come quel “luogo comune della malinconia” di una
canzone di Francesco De Gregori, troviamo nella rassegna numerosi ritratti
di personaggi storici che hanno avuto un rapporto con Venezia.
Se nelle nature morte e nei paesaggi la von Kruse dà espressione a
giochi di luce di intensa suggestione, nei ritratti emerge una
monumentalità che (trovandoci in ambito veneziano) si avvicina alle più
alte vette della ritrattistica pittorica.
Un
personaggio come l’ex ministro Gianni De Michelis viene riscattato dal
ghetto della satira in cui anche per sua responsabilità era stato
relegato, e assurge a maschera di notabile veneziano ironico e libertino.
Ma appare anche, quale notabile d’altri tempi, il ministro delle finanze
Bruno Visentini, che di De Michelis fu collega di governo. Appare il
filosofo Massimo Cacciari, sindaco di Venezia per sette anni, che con il
rilievo dato alla sua folta barba e allo sguardo profondo, somiglia nella
fotografia ad un saggio dell’antichità. E insieme a loro, colui che a
Venezia e ad un certo spirito veneziano ha eretto un monumento con il suo Casanova.
Parliamo naturalmente di Federico Fellini.
Non si direbbe, dai paesaggi e dai volti, che Ingrid von Kruse sia
animata da quello che, in parte almeno, fu lo spirito di Goethe, che non
ricercava in Venezia (come non ricercò in Roma, né in Napoli) il bello
in sé stesso, ma ciò che lo riportava all’antichità, alla civiltà
romana. Ma neppure che ella sia animata da un intento pedestremente
realistico.
In un erma, nelle maschere del Carnevale, in un notabile veneziano, in un
visitatore appassionato della città sull’acqua (come nel caso di
Fellini), non si tenta di dare una rappresentazione di intenti realistici,
e neppure, pedestremente, “da cartolina”. La tecnica sfida il tempo
sottraendogli istanti di una venezianità inimitabile e sempre in via di
sparizione non appena percepita dall’occhio. Non molto diversamente, in
fondo, da quanto avveniva con i giochi di chimica e il tocco di pennello
di coloro che, come il Canaletto, il Guardi, il Bellotto, hanno reso
immortale Venezia nella pittura, rinfocolandone il mito in un genio come
Goethe, e più tardi, in forme molto diverse, nei capolavori narrativi Morte
a Venezia di Thomas Mann e Il fuoco di Gabriele D’Annunzio. |