Fonti
rinnovabili e idrogeno, Italia protagonista dell’energia di domani
(Armando Guidoni) - Lo scenario. Se rivolgiamo la nostra
attenzione allo scenario mondiale, ed europeo in particolare, della
produzione energetica, emerge chiaramente che la attuale produzione è
basata all’80% su processi di combustione con emissione di carbonio
(combinato chimicamente con altri elementi). Il sole, in milioni di anni,
ha fornito alla terra energia che è servita, tra altro, attraverso il
ciclo della fotosintesi, alla produzione di vegetali (composti
principalmente da carbonio). Gran parte di questi vegetali non è
rientrata nel ciclo ma ha subìto un processo di fossilizzazione,
trasformandosi stabilmente in carbone o petrolio o gas naturale (metano)
ed accumulandosi nel sottosuolo. Ora, bruciando in poco tempo (decine di
anni) ciò che la natura ha accumulato in milioni di anni, abbiamo avviato
un processo di “disaccumulazione rapida” di tutto il carbonio fossile,
riemettendo tutta l’anidride carbonica che è servita allora e che ora,
come tutti sappiamo, rappresenta il maggiore responsabile dello “effetto
serra” che non poco minaccia il nostro futuro. Inoltre, bisogna
considerare anche che le riserve di petrolio si stanno ormai avviando
verso il loro esaurimento. Ciò è un ulteriore aspetto negativo, perché
il petrolio è una fonte primaria nei processi industriali di tipo
farmaceutico, petrolchimico, ecc., e non possiamo pensare di interrompere
la produzione di manufatti molto importanti per le nostre società.
Per quanto riguarda casa nostra, nel comparto energetico l’Italia è
ormai a livelli di produttività troppo bassi dovuti sia alla scarsa
efficacia dei suoi impianti che a difficoltà normative. L’ancoraggio
all’uso del petrolio, o altri idrocarburi quali il metano, porta
l’Italia ad una quasi completa dipendenza energetica (90%)
dall’estero. A ciò va aggiunta la mancanza di investimenti adeguati nel
settore, proseguita anche dopo l’inizio del processo di privatizzazione
che invece avrebbe dovuto aumentarli.
Ci troviamo quindi nella condizione di dover acquistare all’estero la
quasi totalità dei prodotti energetici di cui abbiamo bisogno e che sono,
peraltro, altamente inquinanti sia localmente che a livello planetario.
Al settore dei trasporti, in particolare, visto il basso rendimento degli
attuali motori degli autoveicoli (circa il 20%), va imputato il 66% delle
emissioni totali.
In tutto il mondo si stanno cercando percorsi energetici alternativi che
consentano di risolvere il problema di questa vera e propria “bomba ad
orologeria ambientale” che noi stessi abbiamo innescato.
La nuova opportunità. Oggi, per la prima volta, si
prefigura per l’Italia l’opportunità di assumere una posizione di
primo piano in Europa nell’ambito della produzione energetica. Potremmo,
nel prossimo futuro, assumere addirittura il ruolo di “produttore ed
esportatore” di energia. Vediamo perché.
Giovedì 24 ottobre, presso la sala congressi del CNR a Roma, si è
svolto “Roma 2002 H2”, un importante incontro, rivolto alla stampa e
al grande pubblico, sulle energie rinnovabili e l’idrogeno. Giornalisti
e ricercatori hanno dialogato per approfondire argomenti di impellente
attualità come l’energia e l’ambiente, particolarmente rivolti alle
potenzialità italiane in termini di fonti rinnovabili e produzione di
idrogeno pulito. Per la prima volta in assoluto il Consiglio Nazionale
delle Ricerche (CNR), l’Ente per le nuove tecnologie, l’energia e
l’ambiente (ENEA) e l’Università di Roma “La Sapienza” - Centro
interuniversitario di ricerca per lo sviluppo sostenibile (CIRPS) - hanno
affrontato in collaborazione con BMW AG e Ministero dell’Ambiente e
della tutela del territorio il tema delle Energie rinnovabili e
dell’idrogeno come opportunità strategica per l’Italia.
All’incontro hanno partecipato il Presidente del CNR, Lucio Bianco, e
alcuni fra i maggiori specialisti della materia, tra cui: Gaetano
Cacciola, direttore dell’Istituto Tecnologie Avanzate per l’Energia
del CNR di Messina; Raffaele Vellone, direttore del progetto idrogeno e
celle a combustibile dell’ENEA; Vincenzo Naso, direttore del CIRPS e
presidente di ISES Italia - sezione italiana dell’International Solar
Energy Society; Holger Braess della BMW AG; Bruno Agricola, direttore
generale del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio.
Dal convegno è emerso che l’Italia detiene una delle più alte
potenzialità europee nel settore delle energie da “fonti rinnovabili”
(irraggiamento solare, flusso delle acque, vento, geotermia, biomasse) sia
per merito della posizione geografica, che ci dà un “primato
ambientale”, sia anche per la nostra capacità tecnologica derivata da
esperienze specifiche. Le fonti rinnovabili, però, danno un’energia
“aleatoria”, fortemente dipendente dalla disponibilità ambientale del
momento (vento, acqua, sole) e, anche pianificando azioni tendenti ad
ottenere il loro massimo sfruttamento, non riusciremmo che a soddisfare
una parte del nostro fabbisogno energetico.
Che relazione esiste fra questo discorso e l’energia da idrogeno? Perché
l’Italia dovrebbe puntare sull’idrogeno? Perché sono proprio queste
risorse “rinnovabili” di cui noi disponiamo che utilizzate
opportunamente consentirebbero di produrre, senza rilascio di contaminanti
ambientali (carbonio), una quantità di idrogeno sufficiente per coprire
sia il fabbisogno interno nel settore dell’autotrasporto che parte di
quello europeo.
Va chiarito che l’idrogeno non rappresenta la risoluzione di tutti i
problemi energetici ma solo un nuovo tipo di vettore energetico non
inquinante che può essere accumulato in depositi per potere essere
sfruttato al momento del bisogno. L’idrogeno si produce dall’acqua,
mediante un processo di elettrolisi, e ritorna a formare acqua quando
successivamente viene usato in un processo di combustione (il prodotto di
scarico è vapore acqueo).
In questo caso l’ambientalismo, che da molti è sempre stato
considerato un ostacolo allo sviluppo industriale, si trasformerebbe
prepotentemente in una nuova opportunità e spinta per ulteriore sviluppo
industriale ed economico.
L’impegno italiano. ENEA e CNR da oltre venti anni investono risorse nel
settore della produzione di idrogeno ed oggi hanno un livello elevato di
conoscenze scientifiche nonché capacità tecnologiche di vertice a
livello mondiale. Esiste quindi l’opportunità per l’Italia di poter
avere un ruolo da protagonista in questa fase di preparazione e crescita
della futura economia dell’idrogeno.
L’Istituto di Tecnologie Avanzate per l’Energia “Nicola Giordano”
del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Messina, diretto da Gaetano
Cacciola, ha realizzato un impianto prototipo in grado di produrre
elettrodi per celle a combustibile con una riduzione del 50% del costo di
produzione.
Il “Programma Idrogeno” dell’ENEA impegna circa 50 persone.
Inoltre, l’ENEA dispone di una ampia diversificazione di competenze che
possono operare nelle varie linee di sviluppo, quali: la produzione di
idrogeno da biomasse, i processi fotoelettrochimici, le celle a
combustibile, i cicli termici, ecc.
È anche per questi motivi che il professor Rubbia,
presidente-commissario dell’ENEA, è nel Gruppo strategico e di
indirizzo ad Alto Livello (HLG) per lo sviluppo dell’idrogeno e delle
celle a combustibile istituito dalla Commissione Europea, insieme ai più
qualificati rappresentanti delle maggiori aziende europee energetiche e
dei trasporti, automobilistiche, compagnie elettriche pubbliche, istituti
di ricerca, decisori politici. Il compito del Gruppo è di definire le
strategie e le priorità a livello europeo per promuovere la diffusione e
l’utilizzo dell’idrogeno e delle celle a combustibile.
La ricerca del CIRPS sulle potenzialità dell’idrogeno in Italia. Il
CIRPS - Università di Roma “La Sapienza”, con il supporto di BMW
Group Italia, ha completato una ricerca specifica dalla quale si trae
l’indicazione che, grazie all’enorme potenziale di fonti rinnovabili
di cui disponiamo, è possibile produrre idrogeno, in modo totalmente
eco-compatibile, passando attraverso la generazione di energia elettrica
ed il processo di elettrolisi (scissione dell’acqua in idrogeno e
ossigeno grazie all’elettricità), oppure attraverso i processi di
termolisi (scissione diretta dell’acqua in idrogeno e ossigeno nelle
giuste condizioni di temperatura e pressione) o bio/termochimici per
l’estrazione dell’idrogeno dalle biomasse. Il potenziale di produzione
di idrogeno da fonti rinnovabili in Italia è stimabile in 7.100.000
t/anno.
Ora, ipotizzando uno scenario europeo con il 100% dei veicoli circolanti
alimentati da idrogeno, queste 7.100.000 tonnellate di idrogeno sarebbero
sufficienti per coprire l’intero fabbisogno nazionale e per fornire
anche il 20% dell’intero fabbisogno europeo.
I nuovi posti di lavoro. Le tecnologie ormai
“dimostrate” sono mature e richiedono un completamento dell’attività
di sviluppo e l’avvio della fase di industrializzazione. Il futuro
mercato dell’idrogeno offre, pertanto, l’opportunità di creare nuovi
posti di lavoro da attività industriali che pongono le basi per solide
premesse di sviluppo. Per giunta, si tratta di attività industriale
ambientale, perfettamente in linea con la nuova richiesta sociale di
Sviluppo Sostenibile. Il numero di nuovi posti lavoro previsti nel breve
termine (3 anni) è valutato in 100.000 unità con un costo, per ogni unità,
di 50.000 Euro per l’impostazione delle strutture necessarie contro
l’attuale costo medio di 200.000 Euro per ogni unità. |