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– Me e “giasone”: verso la conoscenza delle nostre risorse
(di Armando Guidoni)
L’antico
“animismo” che l’uomo aveva assegnato alla natura.
In relazione agli eventi naturali, le culture primitive erano, e lo sono
ancora oggi, pervase da una sorta di “animismo” o “vitalismo”. Ad
ogni uomo era assegnato un “conduttore spirituale” e si tendeva ad
usare questo metodo associativo anche per molti fenomeni naturali (basti
pensare agli “spiriti del vulcano” o agli “dei del mare” o allo
“spirito del fiume”, ecc.). Per cui, se un terremoto faceva crollare
la nostra casa, era lo spirito della terra che ci puniva o, se un sasso
cadeva sulla nostra testa, era il suo spirito che “lo animava” contro
di noi.
«Certo per ciò la paura domina tutti i mortali: perché vedono prodursi
in terra e in cielo molti fenomeni di cui in nessun modo possono scorgere
le cause, e credono che si producano per volere divino. Pertanto, quando
avremo veduto che nulla si può creare
dal nulla, allora di qui penetreremo più sicuramente ciò che cerchiamo,
e donde si possa creare ogni cosa e in qual modo tutte le cose avvengano
senza interventi di dèi» (Lucrezio, De rerum natura, Libro I)
La sede dell’intelligenza.
La continua evoluzione del sapere ha determinato, nel corso dei secoli,
un incremento delle conoscenze, anche dei fenomeni naturali. Si è
diffusa, pertanto, una inarrestabile “oggettivizzazione” della natura.
Oggi la tendenza è quella di assegnare, ad ogni fenomeno osservato, una
spiegazione “oggettiva”. La “mira” è, dunque, quella dello studio
per la conoscenza dell’universo. L’itinerario di questo processo
evolutivo conduce l’uomo verso una sempre più particolareggiata
spiegazione dei fenomeni osservati, attraverso l’uso della propria
mente, universalmente definita la sede della sua intelligenza. Ma la
mente, che sinora è stata definita come composta da un groviglio di
neuroni e di altre cellule, è anch’essa oggetto dell’universo: «frammenti
di universo organizzati» (antonio).
Per sillogismo, il processo evolutivo sopra accennato dovrebbe portare,
pertanto, anche alla spiegazione particolareggiata del funzionamento della
mente. Ebbene ciò non è avvenuto: le scienze ancora non sono riuscite
a dare una spiegazione plausibile del funzionamento dell’elemento
naturale (la mente) che ha prodotto loro stesse. La psicologia
cerca di valutare gli effetti (il comportamento), mentre le neuroscienze
si sono incamminate nella descrizione della materia (i neuroni) di cui è
composto il cervello, ma non si è ancora sufficientemente sviluppata una
disciplina capace di rispondere in modo completo alla questione.
Mente,
spirito ed evoluzione tecnologica.
Il vecchio pensiero cartesiano induceva nell’uomo l’idea che il
“soggetto umano” potesse identificarsi con la mente. In altre parole,
si pensava che il cervello fosse la sede della “spiritualità”. Questo
pensiero, di fatto, alimentava nell’uomo l’illusione che la mente (il
soggetto umano) potesse “possedere” un corpo al proprio servizio. Si
alimentava così il paradosso di “possedere ed essere” un corpo al
tempo stesso.
La tecnologia e l’incremento della conoscenza ha prodotto, poi, una
specie di “annullamento spirituale” giustificato, anche in questo
caso, dalla spiegazione oggettiva di moltissimi eventi naturali.
Nel secolo scorso, a causa dello sviluppo della tecnologia e del
conseguente orientamento tecnologico della ricerca scientifica
contemporanea, si è sempre più concretizzata una nuova rappresentazione
realistica del nostro immediato futuro. Oggi, si presenta prepotentemente
sulla scena il sogno bionico di diventare tutt’uno con la macchina.
Oggi, si consolida la consapevolezza che il nostro corpo potrà essere
riprodotto sinteticamente in un prossimo futuro. Anche se alcune linee di
pensiero odierne seguitano ad affermare che le macchine, costruite con
parti non biologiche, sono incapaci di pensiero creativo, si può
affermare che la loro evoluzione le destinerà ad attività generali di
tipo cognitivo, simili a quelle che molti associano solamente alla
creatività del pensiero umano (perché per loro questa “idea” è
assolutamente inconcepita). È bene sottolineare le parole “di tipo
cognitivo” perché non si confonda l’idea di replicare il pensiero
umano con quella di copiare alcune funzionalità cognitive dei
sistemi biologici. Da tutto ciò, vediamo svilupparsi una fase di
“controtendenza” dalla quale emerge sufficiente materiale immaginario
per poter ricostruire una rispiritualizzazione dell’uomo: «Scoprire che
la mia mente è una macchina / mi permetterà di volare liberamente del
mio spirito» (antonio, 1997).
Che cosa è la mente?
Che cosa sono i “processi mentali”? Che cosa è la mia memoria? Come
funziona il processo di memorizzazione? E quello di rievocazione? Cos’è
un “desiderio”? Si tratta solo di processi neuronali? Come riesco a
controllare milioni di fibre muscolari tutte insieme in un concerto
armonico di movimenti? Cosa mi induce al movimento? È corretto associare
l’ambiente biologico mente-cervello ad un ambiente sintetico, ad esempio
software-hardware? Cos’è la coscienza? È possibile che
l’intelligenza non sia un processo esclusivo dell’uomo e degli animali
ma sia riconducibile a tutti i fenomeni naturali che avvengono
nell’universo? È possibile che la mia intelligenza sia l’intero
universo?
Nel corso della storia dell’uomo una moltitudine di pensatori e di
scienziati ha tentato di rispondere a questi quesiti ed ancora oggi
moltissimi di essi percorrono itinerari diversi per dare una spiegazione a
tali temi.
Le ricerche nel “gruppo di frascati”.
Anche a Frascati, nei laboratori dell’ENEA, c’è un gruppo di
ricercatori che da anni sta percorrendo un filone originale di studi che
ha come obiettivo quello di realizzare la cosiddetta “intelligenza
sintetica”.
Proseguendo nelle attività di una vecchia e mai interrotta impresa
cognitiva progettuale (progetto giasone) di antonio, il gruppo, anche
denominato “Teoria e Prassi della Conoscenza”, sta consolidando la
definizione sistemistica di un modello dinamico-funzionale basato
sull’osservazione di una macchina biologica.
Nel gruppo, da tempo esiste la convinzione che la mente non è altro che
un “processo” o una serie di processi straordinari basati sullo
scambio di energia (flussi energetici) all’interno di un sistema
biologico (supporto materiale) composto da numerosi elementi tra loro
diversi (ambiente, sensori, neuroni, sistema viscerale, muscoli e apparato
scheletrico). Tali diversi componenti sono corredati della capacità di
trasformare e trasportare sequenze di fronti energetici anch’essi fra
loro diversi. Il risultato di questi processi non è altro che il prodotto
di effetti concreti all’interno dell’intero sistema.
Sulla base di questa convinzione, osservando con questa chiave di lettura
la funzionalità di un sistema biologico, si sta costruendo un modello
dinamico che viene poi usato per la realizzazione di un supporto
tecnologico che possa riprodurre alcuni degli effetti osservati nelle macchine
biologiche. Questo supporto viene poi di volta in volta
“osservato” con la stessa chiave di lettura usata per costruirlo, al
fine di poter effettuare aggiustamenti ed aggiornamenti. L’evoluzione
del processo si ricongiunge circolarmente con l’emersione di una nuova
domanda.
Ed è proprio da questo modello dinamico-funzionale che partiremo su
queste pagine in un “viaggio” verso la descrizione delle osservazioni
fatte dal gruppo sul comportamento dei sistemi biologici e verso la
descrizione delle esperienze dirette vissute dal gruppo stesso
nell’ambito della realizzazione di “macchine” che portano nel loro
seno le caratteristiche più significative del modello; macchine che, una
volta definito un obiettivo, hanno la capacità di “leggere
l’ambiente”, di adattarlo e di adattarcisi autonomamente; in altre
parole, di intervenire su di esso, modificarlo e modificarsi al fine di
raggiungere l’obiettivo prefissato.
«coralità tra dentro e fuori / e scena s’evolve» (antonio, 2002)
L’approccio multidisciplinare.
L’ampio ambito nel quale avviene il tentativo di rispondere a tali
questioni ha implicato un approccio multidisciplinare al problema.
«Un pentagono di discipline. La rivisitazione critica delle altre
discipline, estranee alla nostra cultura originaria di informatici,
matematici, elettronici e tecnologi, ha preso le mosse da tre scienze
cardinali: biologia, fisica e (udite, udite!) psicologia.
Addentrandoci, con forti dosi di passione e ingenti scorte di umiltà, ci
siamo accorti di scivolare ben presto nella fisiologia e nelle
altre branche della medicina e di approdare, infine, alla eterna disputa
tra idealismo e materialismo, cioè al centro dell’universo della filosofia.
Ci siamo inoltrati all’interno del castello […], stanza dopo stanza,
trovando in ognuna una nuova porta, timorosi e attratti dall’idea di
trovare, alla fine, la porta murata […]. Lo studio dei processi mentali
è infatti destinato, a detta di alcuni studiosi delle più diverse
discipline, a infrangersi contro insormontabili barriere conoscitive.
[…] Senza avere la presunzione di contrapporsi a importanti maestri del
pensiero, sosteniamo che una breve ma significativa parte del cammino
nello studio della mente è stata coperta con successo e numerosi
ulteriori traguardi sono visibili all’orizzonte. Ogni traguardo è posto
ad una quota più elevata del precedente e dal suo punto di osservazione
è visibile un orizzonte più ampio. D’altra parte chi può negare che
la cultura non rappresenti uno strumento, e di quale potenza!, per la
difesa del DNA della specie umana? Non siamo forse all’inizio di una
nuova fase dell’evoluzione biologica in cui la conoscenza è parte
integrante dei processi di selezione e sopravvivenza?» (Processi
mentali, a cura di Nicola Pacilio e Sandro Taglienti, ENEA 2002)
In chiusura di questa “introduzione” ad una tematica così complessa
e ricca di orizzonti da scoprire, ricordiamo che la parola greca filosofia
significa, letteralmente, amico (phílos) della saggezza (sophía).
Per gli antichi greci, ciò stava a significare tendere alla sapienza,
dove con sapienza essi intendevano la conoscenza dei principi primi e
delle cause sostanziali del mondo e dell’uomo. L’avvicinamento
alla sapienza (filosofia) aiuta l’uomo a liberarsi dagli errori dovuti
alla difficoltà di conoscere se stessi; aiuta l’uomo a migliorare il
trasferimento dei concetti tra soggetti diversi; aiuta l’uomo a
liberarsi dai limiti della psicologia tradizionale. La filosofia della
scienza, in particolare, si occupa in gran parte della logica e
dell’epistemologia della teoria e della pratica scientifiche (teoria e
prassi della conoscenza). Le attività del “gruppo di frascati”, sono
orientate certamente nel senso della filosofia della scienza che,
peraltro, rappresenta la scienza fondamentale e assoluta. Ma, in
particolare, l’obiettivo del gruppo è quello di risolvere il vero e
grande problema dell’uomo: dare una spiegazione alle proprie emozioni
per ritrovarle come risorsa fondamentale e non considerarle più una
patologia da curare. Ed il nome assegnato al progetto (progetto giasone)
sta proprio a significare un itinerario mirato alla ricerca del sogno
dell’uomo (vello d’oro) per potere alfine “mettere le mani” dentro
l’universo sapendo approfonditamente che cosa sto facendo, ovverosia ritornare
padrone delle mie risorse. |