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Sommario anno XI numero 12 - dicembre 2002

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Il Social Forum e la presenza cristiana
(Renato Vernini: renverni@tin.it) - Alla fine come era prevedibile non c’è stato il temuto sacco di Firenze: nella città d’arte Toscana si sono visti un milione di giovani che hanno manifestato festanti, hanno discusso, si sono divertiti. A qualcuno questo non deve essere piaciuto, a me ha riempito di gioia.  Il successivo arresto di Francesco Caruso, leader napoletano del movimento e di una ventina di suoi compagni, ha guastato la festa e rischia di trascinare il movimento intero in una situazione che solo poche ore prima sembrava ormai lontanissima. I magistrati vanno lasciati lavorare, sempre, certo è che con un arresto affrettato si è fatto di un ingenuotto un martire ingiustamente perseguito. Speriamo che nessuno lo voglia vendicare, dall’interno di un movimento incredibilmente variegato e che ha bisogno di tutto meno che di essere criminalizzato.
Fortunatamente le anime del movimento sono tante, la maggioranza pacifiche e pacifiste, ragione sufficiente ad auspicare una evoluzione positiva anche di questa discutibile iniziativa giudiziaria.
Una delle componenti più significative e pacifiche del movimento, incredibilmente oscurata dai media, è senz’altro quella cattolica, o meglio cristiana. La rete di Lilluput, Pax Christi, Mani Tese, i missionari Comboniani, sono solo alcune delle presenze che hanno animato le giornate di Firenze. Notevole e ricca è stata la contrapposizione tra il comboniano Alex Zanotelli e Casarini. Il primo è un volto noto: a lungo è stato missionario in Africa, quasi esiliato dopo anni trascorsi come direttore di Nigrizia. A quei tempi c’erano Andreotti e Spadolini e con loro il mensile comboniano non fu tenero, avendoli accusati di deviare la cooperazione a fini poco nobili, praticamente in connivenza con il traffico di armi. Violenta fu la reazione di Spadolini, dura la posizione del missionario. Insomma Zanotelli è tutto meno che un’anima candida, nell’ultimo anno si è dimostrato persona propositiva ed autentico paladino di una rivoluzione profonda, di ispirazione evangelica. Il secondo, Casarini, al confronto, fa la figura di un bamboccio mai cresciuto e che a cinquanta anni si diverte a giocare con i soldatini. 
I temi che i giovani cristiani hanno portato dentro il Social Forum sono dirompenti ed autenticamente ispirati alla tradizione della base cattolica, che proprio a Firenze, dal secondo dopoguerra ad oggi, ha vissuto momenti altissimi con la comunità Isolotto e, nelle forme meno rivoluzionarie ed estreme, nell’attività di Giorgio La Pira.
In fondo non bisogna andare lontano per ricercare proprio nel Vangelo e nella storia del cristianesimo alcune delle categorie, oltre quella universale dell’amore per il prossimo, che possono permettere di affrontare i grandi temi della globalizzazione e del dopo 11 settembre. Come non trovare nella parabola del Buon Samaritano una efficace risposta a chi chiede di chiudersi di fronte alle altre religioni? Ai tradizionalisti come non ricordare il confronto tra Pietro e Paolo sul battesimo dei pagani? A chi non rispetta le particolarità delle culture che appaiono lontane da quella cristiana come non invitare allo studio della posizione dei Gesuiti sull’evangelizzazione delle Americhe? Come non ricordare i padri della Teologia della Liberazione?  Come non guardare al lavoro nelle regioni più dimenticate e sfortunate del pianeta? A chi teme una società non abbastanza verniciata di cristianesimo esplicito, come non presentare la riflessione di Karl Rahner sul cristianesimo anonimo e sull’anima naturalmente cristiana? Ci fosse oggi una specie di teocrazia fondata sul Concilio Ecumenico Vaticano II, sarebbe considerata alla sinistra di Fidel Castro. In confronto alla base cristiana rappresentata nel Social Forum, il cristianesimo borghese e ben pensante, quello dei leader politici sposati e risposati senza imbarazzo, contriti in Chiesa e disinvolti al Gilda, quello dei latifondisti sudamericani, quello dei boss mafiosi con le tasche piene di santini, quello dei ragazzi che bastonano i negri per difendere i valori cristiani,  appare stonato come una moneta falsa. Oltre che al movimento no-global la presenza cristiana fa bene anche alla Chiesa, ad una Chiesa che, d’altra parte, vede crescere la militarizzazione stile Opus Dei, vede percorrere strade insidiose come quella di uno spiritualismo esasperato che si concretizza in alcuni movimenti neocatecumenali alle prese con pericolose scorciatoie per la fede, vive crisi come quella della pedofilia negli Stati Uniti, conosce una gerarchia troppo attenta agli equilibri del “dopo” Giovanni Paolo II.
La presenza dei cristiani al Social Forum appare perfettamente coerente con una tradizione lontana e recente dei cristiani che, tra mille errori e drammatiche deviazioni, è stata protagonista di momenti di autentica condivisione: dal comunismo paleocristiano, all’esempio dei missionari impegnati in una opera di promozione umana che spesso, presa dalle necessità, si dimentica l’evangelizzazione esplicita ma che non per questo non recluta cristiani, delle innumerevoli opere di assistenza, che, come la S. Vincenzo de’ Paoli non possono certo ascriversi ad una militanza “di sinistra”.
Ed eccola, finalmente evocata la parola che viene sistematicamente tirata in ballo per contestare, dall’esterno, la presenza cristiana nel movimento: “sinistra”, ovvero lo spettro che ancora s’aggira per l’Europa. Ma quale sinistra? Obiettivamente pochi dei giovani scesi in piazza conoscono le analisi ispirate al materialismo storico, ha mai letto il Capitale o la Critica dell’economia politica, figurarsi, all’interno di quei pochi, quanti siano i cristiani ad essersi nutriti di queste letture. D’altra parte le categorie marxiste appaiono quasi cadute in disuso (non è detto che questo sia un bene!). Certo, se suore e giovani con la maglietta del Che sfilano insieme, una ragione deve esserci, ma questa ragione è senza dubbio più profonda e più genuina della banale contrapposizione destra/sinistra. La ragione è più semplice di quanto sembri: la comune attenzione agli ultimi, il senso di un impegno politico e sociale vissuto come servizio, la lotta contro le ingiustizie ed i privilegi di una classe politico-economica ormai alla stato di maggior degenerazione e depravazione. Tutto questo è oltre la destra, è oltre la sinistra, almeno nelle tradizionali categorie di derivazione ottocentesca. Se si riflette con serietà su questo superamento delle tradizionali contrapposizioni politiche non possono non apparire ridicoli anche i tentativi di questo o quel santone della sinistra in cashemere, impegnato a mettere il cappello su questi ragazzi, tentativi ridicoli quasi quanto quelli di demonizzarli. Il tempo passa ed i leader imputridiscono insieme alle loro convinzioni, dura lex sed lex.
C’è un sentire comune tra cattolici e non, presenti nel movimento, un sentire nuovo, positivo, progettuale, forse ancora immaturo, ma senz’altro fertile. Proprio questa sensibilità comune di base, però, sembra oggi rappresentare il rischio più grande del movimento, rischio appena accennato nel dibattito tra Zanotelli e Casarini: gli obiettivi ultimi dei cattolici presenti nel Social Forum sono innegabilmente diversi da quelli di molti degli altri partecipanti. Per ora va bene manifestare insieme, tuttavia, poi, sarà necessario non disperdere i contenuti di questa straordinaria esperienza, trovare dei denominatori comuni concreti, cominciare a progettare e realizzare un’Europa diversa, per ora solo dichiarata possibile (e non è poco!). Anche in questo senso Firenze segna un enorme passo in avanti rappresentato bene dai numeri: 18 conferenze, 150 seminari e tre ore con quattromila persone a discutere di Europa ed Usa. Dice bene Pietro Maestri di “Guerra e pace” quando afferma che ora Giuliano Ferrara non potrà più sentenziare: “bravi ragazzi, ma non sanno quello che vogliono”.  Per la Fallaci non spreco più inchiostro.....
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