Il
Social Forum e la presenza cristiana
(Renato Vernini: renverni@tin.it) - Alla
fine come era prevedibile non c’è stato il temuto sacco di Firenze:
nella città d’arte Toscana si sono visti un milione di giovani che
hanno manifestato festanti, hanno discusso, si sono divertiti. A qualcuno
questo non deve essere piaciuto, a me ha riempito di gioia.
Il successivo arresto di Francesco Caruso, leader napoletano del
movimento e di una ventina di suoi compagni, ha guastato la festa e
rischia di trascinare il movimento intero in una situazione che solo poche
ore prima sembrava ormai lontanissima. I magistrati vanno lasciati
lavorare, sempre, certo è che con un arresto affrettato si è fatto di un
ingenuotto un martire ingiustamente perseguito. Speriamo che nessuno lo
voglia vendicare, dall’interno di un movimento incredibilmente variegato
e che ha bisogno di tutto meno che di essere criminalizzato.
Fortunatamente
le anime del movimento sono tante, la maggioranza pacifiche e pacifiste,
ragione sufficiente ad auspicare una evoluzione positiva anche di questa
discutibile iniziativa giudiziaria.
Una
delle componenti più significative e pacifiche del movimento,
incredibilmente oscurata dai media, è senz’altro quella cattolica, o
meglio cristiana. La rete di Lilluput, Pax Christi, Mani Tese, i
missionari Comboniani, sono solo alcune delle presenze che hanno
animato le giornate di Firenze. Notevole e ricca è stata la
contrapposizione tra il comboniano Alex Zanotelli e Casarini. Il primo è
un volto noto: a lungo è stato missionario in Africa, quasi esiliato dopo
anni trascorsi come direttore di Nigrizia. A quei tempi c’erano
Andreotti e Spadolini e con loro il mensile comboniano non fu tenero,
avendoli accusati di deviare la cooperazione a fini poco nobili,
praticamente in connivenza con il traffico di armi. Violenta fu la
reazione di Spadolini, dura la posizione del missionario. Insomma
Zanotelli è tutto meno che un’anima candida, nell’ultimo anno si è
dimostrato persona propositiva ed autentico paladino di una rivoluzione
profonda, di ispirazione evangelica. Il secondo, Casarini, al confronto,
fa la figura di un bamboccio mai cresciuto e che a cinquanta anni si
diverte a giocare con i soldatini.
I
temi che i giovani cristiani hanno portato dentro il Social Forum sono
dirompenti ed autenticamente ispirati alla tradizione della base
cattolica, che proprio a Firenze, dal secondo dopoguerra ad oggi, ha
vissuto momenti altissimi con la comunità Isolotto e, nelle forme meno
rivoluzionarie ed estreme, nell’attività di Giorgio La Pira.
In
fondo non bisogna andare lontano per ricercare proprio nel Vangelo e nella
storia del cristianesimo alcune delle categorie, oltre quella universale
dell’amore per il prossimo, che possono permettere di affrontare i
grandi temi della globalizzazione e del dopo 11 settembre. Come non
trovare nella parabola del Buon Samaritano una efficace risposta a
chi chiede di chiudersi di fronte alle altre religioni? Ai tradizionalisti
come non ricordare il confronto tra Pietro e Paolo sul battesimo dei
pagani? A chi non rispetta le particolarità delle culture che appaiono
lontane da quella cristiana come non invitare allo studio della posizione
dei Gesuiti sull’evangelizzazione delle Americhe? Come non ricordare i
padri della Teologia della Liberazione?
Come non guardare al lavoro nelle regioni più dimenticate e
sfortunate del pianeta? A chi teme una società non abbastanza
verniciata di cristianesimo esplicito, come non presentare la riflessione
di Karl Rahner sul cristianesimo anonimo e sull’anima naturalmente
cristiana? Ci fosse oggi una specie di teocrazia fondata sul Concilio
Ecumenico Vaticano II, sarebbe considerata alla sinistra di Fidel Castro.
In confronto alla base cristiana rappresentata nel Social Forum, il
cristianesimo borghese e ben pensante, quello dei leader politici sposati
e risposati senza imbarazzo, contriti in Chiesa e disinvolti al Gilda,
quello dei latifondisti sudamericani, quello dei boss mafiosi con le
tasche piene di santini, quello dei ragazzi che bastonano i negri per
difendere i valori cristiani, appare
stonato come una moneta falsa. Oltre che al movimento no-global la
presenza cristiana fa bene anche alla Chiesa, ad una Chiesa che, d’altra
parte, vede crescere la militarizzazione stile Opus Dei, vede percorrere
strade insidiose come quella di uno spiritualismo esasperato che si
concretizza in alcuni movimenti neocatecumenali alle prese con pericolose
scorciatoie per la fede, vive crisi come quella della pedofilia negli
Stati Uniti, conosce una gerarchia troppo attenta agli equilibri del
“dopo” Giovanni Paolo II.
La
presenza dei cristiani al Social Forum appare perfettamente coerente con
una tradizione lontana e recente dei cristiani che, tra mille errori e
drammatiche deviazioni, è stata protagonista di momenti di autentica
condivisione: dal comunismo paleocristiano, all’esempio dei
missionari impegnati in una opera di promozione umana che spesso, presa
dalle necessità, si dimentica l’evangelizzazione esplicita ma che non
per questo non recluta cristiani, delle innumerevoli opere di
assistenza, che, come la S. Vincenzo de’ Paoli non possono certo
ascriversi ad una militanza “di sinistra”.
Ed
eccola, finalmente evocata la parola che viene sistematicamente tirata in
ballo per contestare, dall’esterno, la presenza cristiana nel movimento:
“sinistra”, ovvero lo spettro che ancora s’aggira per
l’Europa. Ma quale sinistra? Obiettivamente pochi dei giovani scesi in
piazza conoscono le analisi ispirate al materialismo storico, ha
mai letto il Capitale o la Critica dell’economia politica, figurarsi,
all’interno di quei pochi, quanti siano i cristiani ad essersi nutriti
di queste letture. D’altra parte le categorie marxiste appaiono quasi
cadute in disuso (non è detto che questo sia un bene!). Certo, se suore e
giovani con la maglietta del Che sfilano insieme, una ragione deve
esserci, ma questa ragione è senza dubbio più profonda e più genuina
della banale contrapposizione destra/sinistra. La ragione è più semplice
di quanto sembri: la comune attenzione agli ultimi, il senso di un impegno
politico e sociale vissuto come servizio, la lotta contro le ingiustizie
ed i privilegi di una classe politico-economica ormai alla stato di
maggior degenerazione e depravazione. Tutto questo è oltre la destra, è
oltre la sinistra, almeno nelle tradizionali categorie di derivazione
ottocentesca. Se si riflette con serietà su questo superamento delle
tradizionali contrapposizioni politiche non possono non apparire ridicoli
anche i tentativi di questo o quel santone della sinistra in
cashemere, impegnato a mettere il cappello su questi ragazzi,
tentativi ridicoli quasi quanto quelli di demonizzarli. Il tempo passa ed
i leader imputridiscono insieme alle loro convinzioni, dura lex sed lex.
C’è un sentire comune tra cattolici e non, presenti nel movimento, un
sentire nuovo, positivo, progettuale, forse ancora immaturo, ma
senz’altro fertile. Proprio questa sensibilità comune di base, però,
sembra oggi rappresentare il rischio più grande del movimento, rischio
appena accennato nel dibattito tra Zanotelli e Casarini: gli obiettivi
ultimi dei cattolici presenti nel Social Forum sono innegabilmente diversi
da quelli di molti degli altri partecipanti. Per ora va bene manifestare
insieme, tuttavia, poi, sarà necessario non disperdere i contenuti di
questa straordinaria esperienza, trovare dei denominatori comuni concreti,
cominciare a progettare e realizzare un’Europa diversa,
per ora solo dichiarata possibile (e non è poco!). Anche in questo
senso Firenze segna un enorme passo in avanti rappresentato bene dai
numeri: 18 conferenze, 150 seminari e tre ore con quattromila persone a
discutere di Europa ed Usa. Dice bene Pietro Maestri di “Guerra e
pace” quando afferma che ora Giuliano Ferrara non potrà più
sentenziare: “bravi ragazzi, ma non sanno quello che vogliono”.
Per la Fallaci non spreco più inchiostro..... |