ADS: la soluzione del
problema dei rifiuti radioattivi
(Armando
Guidoni) - Nei circa 25 anni di attività svolta in Italia nel
settore nucleare, sia per quanto riguarda la ricerca scientifica che per
quanto riguarda la produzione di energia nelle quattro centrali di potenza
costruite ed avviate in esercizio prima della moratoria del nucleare
(1988), si sono prodotti rifiuti radioattivi (scorie nucleari). Questi
materiali contengono anche radioisotopi a vita media lunga o lunghissima.
In altri termini, essi emettono radiazioni via via decrescenti in intensità
ma con tempi lunghissimi di attività (i tempi di decadimento
dell’attività vanno da centinaia a migliaia di anni).
Anche se la quantità di tali rifiuti non è rilevante complessivamente,
la loro presenza nei siti di stoccaggio determina un problema di tipo
ambientale molto complesso. È stimato che i rifiuti contenenti
radioisotopi a vita media lunga o lunghissima esistenti in Italia per i
quali è opportuno lo stoccaggio in un deposito nazionale, siano
dell’ordine di 80.000 metri cubi.
I rifiuti radioattivi implicati sono classificabili in diverse tipologie
in funzione dell’attività di provenienza: combustibile irraggiato,
rifiuti ad alta attività vetrificati, rifiuti a lunga vita cementati,
rifiuti a bassa attività, rifiuti di origine non energetica.
Per questa “massa scomoda”, da anni, è rivolto un impegno
continuativo della ricerca a livello internazionale al fine della messa a
punto di soluzioni di immagazzinamento delle scorie che offrano la
maggiore sicurezza in modo da impedire che esse entrino in contatto con
l’ambiente nel quale noi viviamo.
Un deposito “geologico” per questo tipo di rifiuti, in particolare per
il combustibile irraggiato dei reattori, pone seri problemi di sicurezza
per garantire il massimo rispetto dell’ambiente per archi
temporali di migliaia di anni. Alcune soluzioni che stanno emergendo a
livello internazionale prevedono la realizzazione di centri di deposito
internazionali, che sembrano essere ostacolate solamente da ragioni di
tipo socio-politico.
In merito a queste problematiche, il Corpo Forestale dello Stato ha
organizzato a Roma il 22 ottobre scorso un convegno dal titolo “Indagine
conoscitiva sulle discariche abusive”. Al convegno è intervenuto il
prof. Carlo Rubbia, Commissario straordinario dell’ENEA, il quale ha
evidenziato il rilevante ruolo offerto dall’innovazione tecnologica per
il miglioramento degli attuali processi di trattamento dei rifiuti
nucleari. In prospettiva, si pensa all’utilizzo di varianti di
reattori che comportino una notevole riduzione di tali scorie, in
particolare quelle a vita media lunga e lunghissima.
L’idea che oggi è allo studio si pone in alternativa a quella dei
“depositi geologici”. Si tratta di “bruciare” quegli
elementi che hanno vita troppo lunga per garantire la sicurezza ambientale
futura.
L’ENEA è attualmente impegnato in attività sperimentali derivanti
dall’utilizzo del sistema ADS (Accelerator Driven System), il cui metodo
è stato ideato e studiato dal Prof. Rubbia, che si basa
sull’accoppiamento tra un acceleratore di particelle ad altissima
intensità e un dispositivo sottocritico nucleare.
L’ ADS è il frutto della reciproca fecondazione di tecnologie
indipendenti: gli acceleratori di particelle come quelli usati per la
ricerca, i reattori - operanti in regime sottocritico - refrigerati a
piombo fuso (come quelli usati nei sottomarini russi) e il trattamento dei
combustibili usati.
Il prof. Rubbia ha sottolineato la priorità di alcuni determinanti
obiettivi, ed in particolare: il trattamento e condizionamento di tutti
i rifiuti radioattivi liquidi e solidi stoccati nei vari siti, in gran
parte ancora non trattati, al fine di trasformarli in manufatti
certificati, temporaneamente stoccati sul sito di produzione ma pronti per
essere trasferiti al deposito nazionale; la scelta del sito e la
realizzazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi che dovrà
consentire sia lo smaltimento dei rifiuti condizionati di II Categoria
(centinaia di anni), sia lo stoccaggio temporaneo a medio temine dei
rifiuti di III Categoria (migliaia di anni), in particolare quelli
derivanti dal ritrattamento e il combustibile irraggiato non sottoposto al
ritrattamento; la disattivazione accelerata degli impianti nucleari
italiani; trovare una soluzione al problema degli elementi a lunghissima
vita media.
A tale proposito, il prof. Rubbia ha richiamato l’attenzione
sull’esigenza di una sempre maggiore collaborazione tra autorità
centrali, autorità locali, opinione pubblica, organizzazioni sindacali e
organizzazioni ambientaliste, e ha sottolineato l’importanza di una
corretta ed obiettiva informazione, che supporti questi sforzi, facendo
perno sui valori della salvaguardia dell’uomo e dell’ambiente, e sia
scevra di facili strumentalizzazioni.
Infine, accennando al problema dello smaltimento dei rifiuti urbani, il
prof. Rubbia ha portato l’attenzione sulla possibilità di realizzare
un ciclo integrato che comprenda la termovalorizzazione dei rifiuti come
fonte di energia per alimentare impianti di dissalazione e/o purificazione
delle acque reflue: a tale proposito ha citato un dato incoraggiante
relativo alla quantità di acqua dissalata ottenibile con le tecnologie
attuali per ogni tonnellata di rifiuti solidi, che è pari a 100 metri
cubi. In tal modo si ha l’opportunità di far fronte contemporaneamente
alle due emergenze, quella dei rifiuti e quella relativa alla disponibilità
di acqua per usi civili. |