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Sommario anno XI numero 11 - novembre 2002

 AMBIENTE
ADS: la soluzione del problema dei rifiuti radioattivi
Il professor Carlo Rubbia(Armando Guidoni) - Nei circa 25 anni di attività svolta in Italia nel settore nucleare, sia per quanto riguarda la ricerca scientifica che per quanto riguarda la produzione di energia nelle quattro centrali di potenza costruite ed avviate in esercizio prima della moratoria del nucleare (1988), si sono prodotti rifiuti radioattivi (scorie nucleari). Questi materiali contengono anche radioisotopi a vita media lunga o lunghissima.
In altri termini, essi emettono radiazioni via via decrescenti in intensità ma con tempi lunghissimi di attività (i tempi di decadimento dell’attività vanno da centinaia a migliaia di anni).
Anche se la quantità di tali rifiuti non è rilevante complessivamente, la loro presenza nei siti di stoccaggio determina un problema di tipo ambientale molto complesso. È stimato che i rifiuti contenenti radioisotopi a vita media lunga o lunghissima esistenti in Italia per i quali è opportuno lo stoccaggio in un deposito nazionale, siano dell’ordine di 80.000 metri cubi.
I rifiuti radioattivi implicati sono classificabili in diverse tipologie in funzione dell’attività di provenienza: combustibile irraggiato, rifiuti ad alta attività vetrificati, rifiuti a lunga vita cementati, rifiuti a bassa attività, rifiuti di origine non energetica.
Per questa “massa scomoda”, da anni, è rivolto un impegno continuativo della ricerca a livello internazionale al fine della messa a punto di soluzioni di immagazzinamento delle scorie che offrano la maggiore sicurezza in modo da impedire che esse entrino in contatto con l’ambiente nel quale noi viviamo.
Un deposito “geologico” per questo tipo di rifiuti, in particolare per il combustibile irraggiato dei reattori, pone seri problemi di sicurezza  per garantire il massimo rispetto dell’ambiente per archi temporali di migliaia di anni. Alcune soluzioni che stanno emergendo a livello internazionale prevedono la realizzazione di centri di deposito internazionali, che sembrano essere ostacolate solamente da ragioni di tipo socio-politico.
In merito a queste problematiche, il Corpo Forestale dello Stato ha organizzato a Roma il 22 ottobre scorso un convegno dal titolo “Indagine conoscitiva sulle discariche abusive”. Al convegno è intervenuto il prof. Carlo Rubbia, Commissario straordinario dell’ENEA, il quale ha evidenziato il rilevante ruolo offerto dall’innovazione tecnologica per il miglioramento degli attuali processi di trattamento dei rifiuti nucleari. In prospettiva, si pensa all’utilizzo di varianti di reattori che comportino una notevole riduzione di tali scorie, in particolare quelle a vita media lunga e lunghissima.
L’idea che oggi è allo studio si pone in alternativa a quella dei “depositi geologici”. Si tratta di “bruciare” quegli elementi che hanno vita troppo lunga per garantire la sicurezza ambientale futura.
L’ENEA è attualmente impegnato in attività sperimentali derivanti dall’utilizzo del sistema ADS (Accelerator Driven System), il cui metodo è stato ideato e studiato dal Prof. Rubbia, che si basa sull’accoppiamento tra un acceleratore di particelle ad altissima intensità e un dispositivo sottocritico nucleare.
L’ ADS è il frutto della reciproca fecondazione di tecnologie indipendenti: gli acceleratori di particelle come quelli usati per la ricerca, i reattori - operanti in regime sottocritico - refrigerati a piombo fuso (come quelli usati nei sottomarini russi) e il trattamento dei combustibili usati.

Il prof. Rubbia ha sottolineato la priorità di alcuni determinanti obiettivi, ed in particolare: il trattamento e condizionamento di tutti i rifiuti radioattivi liquidi e solidi stoccati nei vari siti, in gran parte ancora non trattati, al fine di trasformarli in manufatti certificati, temporaneamente stoccati sul sito di produzione ma pronti per essere trasferiti al deposito nazionale; la scelta del sito e la realizzazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi che dovrà consentire sia lo smaltimento dei rifiuti condizionati di II Categoria (centinaia di anni), sia lo stoccaggio temporaneo a medio temine dei rifiuti di III Categoria (migliaia di anni), in particolare quelli derivanti dal ritrattamento e il combustibile irraggiato non sottoposto al ritrattamento; la disattivazione accelerata degli impianti nucleari italiani; trovare una soluzione al problema degli elementi a lunghissima vita media.
A tale proposito, il prof. Rubbia ha richiamato l’attenzione sull’esigenza di una sempre maggiore collaborazione tra autorità centrali, autorità locali, opinione pubblica, organizzazioni sindacali e organizzazioni ambientaliste, e ha sottolineato l’importanza di una corretta ed obiettiva informazione, che supporti questi sforzi, facendo perno sui valori della salvaguardia dell’uomo e dell’ambiente, e sia scevra di facili strumentalizzazioni.
Infine, accennando al problema dello smaltimento dei rifiuti urbani, il prof. Rubbia ha portato l’attenzione sulla possibilità di realizzare un ciclo integrato che comprenda la termovalorizzazione dei rifiuti come fonte di energia per alimentare impianti di dissalazione e/o purificazione delle acque reflue: a tale proposito ha citato un dato incoraggiante relativo alla quantità di acqua dissalata ottenibile con le tecnologie attuali per ogni tonnellata di rifiuti solidi, che è pari a 100 metri cubi. In tal modo si ha l’opportunità di far fronte contemporaneamente alle due emergenze, quella dei rifiuti e quella relativa alla disponibilità di acqua per usi civili.
 AMBIENTE

Sommario anno XI numero 11 - novembre 2002