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Cessano
gli scavi della “Villa imperiale”
(Tarquinio
Minotti) - 26 luglio 2002. Dopo cinque anni d’intenso lavoro di
ricerca e studio, cessano gli scavi archeologici della “Villa
imperiale”. Anche il lavoro fatto in questo anno dagli studiosi delle
accademie nordiche (Svezia, Danimarca, Finlandia, Norvegia e Islanda) verrà,
come quello degli anni precedenti, ricoperto dalla terra che per secoli ha
protetto e conservato fino ai nostri giorni quanto del complesso è
sfuggito alla distruzione e all’abbandono.
Cessano gli scavi, “non perché sia scemato l’interesse” - come ha
tenuto a precisare la dottoressa Pia Guldangen Bilde, che ci ha guidato
nella visita a questo imponente monumento - “ma perché il progetto
originario che prevedeva una campagna di scavi di cinque anni è giunto al
termine, e non si è riusciti ad ottenere ulteriori finanziamenti per
poterli continuare”.
Con le campagne archeologiche eseguite in questi anni, tra l’altro, si
è appurata la consistenza volumetrica di questa “villa” (circa cinque
ettari completamente ricoperti di sostruzioni), le sue funzioni (la
divisione della stessa tra la parte adibita per i lavoranti, e la parte
riservata ai proprietari ed agli ospiti), la ricchezza (documentata dai
grandi mosaici, dai pavimenti in marmo pregiato, del quale si conoscono le
varie cave di provenienza situate nelle più disparate parti dell’impero
romano dalle quali veniva importato e dagli innumerevoli altri reperti
rinvenuti).
Ora inizia la seconda fase del lavoro, quella dello studio e delle
pubblicazioni. Anche questo sarà lungo e complesso e richiederà alcuni
anni. Sono migliaia i reperti, grandi e piccoli, da studiare e migliaia le
schede e i rilievi fatti da catalogare.
La
villa detta di “Cesare” ma ora più comunemente chiamata “villa
imperiale” ha origini tardo repubblicane (I sec a.C.) e si è venuta
sviluppando e ampliando fino a tutto il II sec d.C. e poi man mano
abbandonata e lasciata all’incuria del tempo, sembra, senza una vera
ragione. Ciò nonostante la vita intorno a questo enorme complesso è
continuata per alcuni secoli. Si sono trovate tracce di attività
quotidiane lungo tutto l’enorme muraglione (ca. 250 m. per 8), che
sosteneva la zona padronale della villa. Le circa cinquanta volte ad arco
che ad esso facevano da contrafforte, sono diventate nel tempo rifugio per
gli abitanti del luogo e sotto alcune di esse sono stati trovati anche
piccoli cimiteri.
Con il passare degli anni, poi, tutto è stato abbandonato, sopra i
ruderi ormai ricoperti di rovi, è passato per secoli l’aratro, che
tutto ha livellato, e l’oblio è caduto su di essa.
Da circa un secolo è ripreso l’interesse verso questo complesso ma, a
quanto ci dicono gli esperti, non appena saranno pubblicate le risultanze
di questi cinque anni di scavo, anche i futuri libri di storia ne
parleranno, tanto che sarà impossibile dimenticare nuovamente la “villa
imperiale”.
Alla visita degli scavi, hanno fatto seguito la visita all’Emissario
del lago di Nemi e quella al Museo delle Navi, dove con il saluto ai
partecipanti da parte della direttrice del museo, dottoressa Giuseppina
Ghini, della professoressa Pia Guldangen Bilde, direttrice dei lavori, e
del sindaco di Nemi, Alessandro Biagi, si concludeva la mattinata.
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monte
compatri
Fiaccolata:
messaggio al Vescovo di Frascati
(Tarquinio Minotti) - Il 19 luglio scorso un corteo di
cittadini, con tanto di fiaccole e striscioni, si è snodato per le
vie del paese. Non era una delle tante manifestazioni folcloristiche
che in questo periodo si svolgono in occasione dei festeggiamenti
estivi a Monte Compatri, era, invece, una manifestazione di protesta
organizzata dai cittadini per richiamare l’attenzione delle
autorità, e in special modo del vescovo di Frascati, al problema,
ormai pluriennale, della chiusura del Duomo dell’Assunta. I
cittadini, ormai esasperati per questa situazione, e non avendo
chiari i motivi di tanto ritardo, sembra facciano ricadere tutta la
colpa sul vescovo di Frascati, sentito ormai non più come il buon
pastore che si dedica con amore alla cura delle sue pecorelle, ma
come un padrone distante e distaccato che non risponde alle
richieste della sua comunità e, peggio ancora, sembra infastidito
dalle richieste che da essa arrivano. Parlando con le persone in
corteo, le sensazioni che si ricevono sono di sconforto per la
scarsa sensibilità dimostrata da sua Eminenza nei riguardi di un
problema così rilevante per la comunità. In molti commenti
riaffiorano i ricordi dei disagi subiti in occasione di cerimonie
celebrate fuori parrocchia. Altri motivi di disappunto derivano
dalla modalità con cui le delegazioni di cittadini sono state
ricevute e, in ultimo, l’assenza di risposta a lettere aperte
inviate alla Curia. |
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Culla
Il 28 giugno è nata Noemi.
La Redazione esprime auguri vivissimi a mamma Raffaella Carcereri e
a papà Marco Primavera, nostro caro amico e prezioso collaboratore. |
Fantasia
e immaginazione di Angelo Di Tommaso
(Carlo Marcantonio) - Abbandonato il mondo figurativo,
almeno in massima parte, Angelo Di Tommaso apre una imprevedibile finestra
su progetti materico-pittorici in chiave visionaria e fantastica. Rinuncia
ormai ad ogni familiare elemento compositivo della tradizione figurativa
immergendosi completamente in una sorta di invenzione corroborata da vari
elementi estranei alla pittura classica che richiamano alla mente Antoine
Wiertz, ovvero recuperando contenuti immaginifici, realizzazione di
messaggi dell’inconscio che, imprigionati in spazi di tavola, rifulgono
di cromìe gioiose quali azzurrini e verdini che si sovrappongono, si
rifondono, e dànno all’opera un’atmosfera di irrealtà onirica. Non
sono le opere del Di Tommaso oscure visioni apocalittiche alla John Martin,
per citare un maestro del fantastico, ma visioni e immagini che traducono
un senso, sì, del mistero, vere letture di fatti e di eventi filtrati
dalla memoria, a volte di immediata percezione – come in quelle opere
laddove rifulgono evidenti motivi floreali – a volte soggetti
imprigionati nella foga di un processo creativo così intenso di elementi
che vanno incontro ai rebus della titolazione. Anche nelle sue trascorse
comunicazioni figurative Angelo Di Tommaso immetteva sempre quel quid di
misterioso, mentre in questa nuova pagina il mistero è diventato più
profondo, anche se la consapevolezza del suo iter pittorico lascia sempre
uno spiraglio al fruitore per una lettura chiara. Le sue opere sono in
fondo piene di verità che oggi egli vuole manifestare attraverso la cromìa
e alcuni elementi di figure muliebri e di personaggi che fanno parte della
storia della memoria. Angelo Di Tommaso trasfigura la realtà attraverso
preziose alchimie per poi restituirla a volte anche potenziata.
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