Sommario anno XI numero 4 - aprile 2002
I
NOSTRI PAESI -
pag. 08
Inaugurata
l’Oasi scolastica(RESEDA Onlus) -
Il 21 marzo 2002, durante la Festa della Primavera, è stata inaugurata,
dal Sindaco Sergio Urilli e dall’Assessore all’Ambiente Gianni De
Matteis, l’Oasi scolastica di Monte Porzio catone.
All’inaugurazione dell’oasi, voluta dall’amministrazione comunale,
erano presenti il vicario dell’Istituto comprensivo e Roberto Salustri,
presidente della RESEDA Onlus, l’organizzazione noprofit che si occupa
di ecologia ed educazione ambientale e che ha realizzato l’oasi. Il
progetto ha previsto la realizzazione di ministazioni di compostaggio, un
vivaio per la coltivazione degli alberi, un orto botanico, un orto
biologico e altre strutture didattiche. Inoltre, insieme agli educatori
della RESEDA, gli studenti della scuola elementare e media hanno seguito
un percorso didattico sulla difesa delle foreste dei Castelli Romani. Il
percorso didattico si è svolto sia nell’oasi scolastica, una vera e
propria aula di ecologia all’aperto, sia in alcuni boschi naturali del
territorio. Tra le attività svolte dagli studenti era compreso lo studio
di Villa Gammarelli e il suo recupero naturalistico con piantumazione di
alberi e il posizionamento di numerosi nidi artificiali per gli uccelli.
Le
Oasi scolastiche sono un progetto innovativo nel campo dell’educazione
ambientale che la RESEDA sta diffondendo nel territorio. Le oasi fanno
parte di una strategia educativa che vede nel fare per imparare la
direzione principale della didattica. Per realizzare questo tipo di
didattica la RESEDA si avvale di un settore Educazione formato da
educatori professionisti.
La cerimonia si è poi conclusa con la piantumazione di decine di alberi
in due zone del paese di Monteporzio. La piantumazione, realizzata dagli
studenti aiutati dal Consiglio comunale dei Ragazzi e delle Ragazze, è un
punto principale del progetto; prevede infatti, presso l’oasi
scolastica, la coltivazione di alberi autoctoni a partire dai semi
raccolti durante le escursioni naturalistiche.
Quel
filo tra Albano e la Sierra Leone
(Luca
Ceccarelli) -
Nella foresta della Sierra Leone, ci sono persone che affermano con una
punta di fierezza “Noi siamo di Albano”. Ma cosa c’entrano quei
poveri villaggi troppo spesso devastati dalla guerra, in una delle nazioni
più martoriate del Continente Nero con Albano Laziale, ricca di storia e
memorie monumentali di un glorioso passato? Eppure, nonostante le diversità
e l’enorme lontananza geografica, il rapporto tra le due realtà,
sebbene circoscritto, è molto intenso.
Tutto è cominciato all’inizio degli anni Novanta, con il sinodo
diocesano, all’insegna di uno spirito prettamente missionario. Spirito
che non si riduceva ad una semplice esigenza di proselitismo in casa
propria, ma in cui, come spiegava in un dì qualche anno fa l’allora
vescovo Dante Bernini, la rievangelizzazione dei fedeli che fanno capo
alla diocesi di Albano, e l’apertura della diocesi medesima verso il
mondo rappresentavano un tutt’uno, considerata oltretutto la ricchezza e
la varietà del cattolicesimo albanense, in cui alla presenza del
seminario dei Missionari del Preziosissimo Sangue, si unisce quella di
diverse realtà monastiche e contemplative (a cominciare dalle clarisse e
dai cappuccini). Durante gli incontri di preghiera e di meditazione del
sinodo, sorse l’esigenza di un intervento concreto e diretto in Africa,
in virtù del fatto che questo continente, oltre ad essere situato
dirimpetto all’Europa, registra un particolare bisogno, ai nostri
giorni, di assistenza spirituale e, insieme, materiale.
Particolare risonanza ebbe, rispetto a questo anelito missionario, la
scoperta delle Catacombe di San Senatore sulla via Appia, avvenuta tra il
1989 e il 1990, vista come un segno del destino, ad indicare l’antica
identità cristiana di Albano.
È così che gradualmente, a partire dal 1995, sono stati avviati contatti
con le missioni saveriane nella regione più settentrionale della Sierra
Leone, e con il vescovo della diocesi di Makeni Monsignor Biguzzi. La
Sierra Leone è una nazione a larga maggioranza musulmana, con poche
migliaia di cattolici che fanno capo alle missioni fondate a partire dal
1950. Nel corso dei colloqui prima, e poi dei viaggi sul posto che
religiosi e laici della diocesi di Albano vi hanno compiuto (a cominciare
dal vescovo Bernini, e dal suo successore, Monsignor Agostino Vallini) si
sono individuate le principali esigenze di assistenza che il contesto
locale richiedeva. Richieste che, in un quadro di progressivo
impoverimento e di imbarbarimento umano determinati da una violentissima
guerra che si è combattuta fino a pochissimo tempo fà per la gestione
dell’estrazione dei diamanti, di cui la Sierra Leone è molto ricca, si
sono rivelate essere principalmente di assistenza sanitaria e di
istruzione.
È per questo che, con la Missione
Africa, la diocesi di Albano ha provveduto la comunità consorella di
Makeni di due insegnanti stipendiati del luogo che si occupino
dell’istruzione di base di giovani che hanno perduto la possibilità di
seguire un percorso formativo scolare regolare sotto il peso della guerra
in cui spesso sono stati coinvolti direttamente (ed è particolarmente
interessante al riguardo l’esperienza di due coniugi albanensi, Cesare e
Patrizia, che si sono stabiliti in permanenza nella diocesi di Makeni e
molte energie hanno profuso, nella Albano House ivi istituita, per aiutare i “bambini-soldati” a
rifarsi una vita). Makeni è stata dotata inoltre di una struttura
ambulatoriale funzionante. Ma la difficoltà a raggiungere agevolmente le
persone bisognose di cure, ha spinto inoltre la diocesi di Albano a
promuovere, in corrispondenza con la Quaresima del corrente anno, una
raccolta di fondi per arrivare ad acquistare un’unità mobile di
soccorso. Tuttavia, le esigenze di sostegno finanziario (ma anche di altro
genere) restano ancora molto elevate.
Non è mia intenzione fare pubblicità alla diocesi di Albano e a chi la
guida, ma indicare come una comunità delle nostre terre, incentrandosi su
sé stessa, possa sentire la spinta ad aprirsi al mondo, con le sue gioie
e i suoi dolori. Quando questo intervento verrà pubblicato la raccolta di
fondi per l’ambulanza sarà, con ogni probabilità, terminato con
successo. Le gentili signore che mi hanno offerto informazioni e materiale
informativo all’Ufficio Missionario della Diocesi di Albano, situato in
Via De Gasperi e aperto al pubblico ogni mercoledì e venerdì mattina mi
hanno fatto presente che il bisogno di sostegno, finanziario e non solo
per la Missione Africa va ben
oltre la sola “campagna di Quaresima” per l’acquisto
dell’ambulanza.
Via
del Buero, altalena di segnali
(Nicola Pacini) -
Pochi giorni fà gli operai comunali hanno montato lungo la via del Buero
i segnali stradali per l’istituzione del senso unico, debitamente
coperti in attesa della delibera istitutiva. Oggi vediamo le paline prive
dei segnali, cosa è successo? Nei giorni scorsi abbiamo sentito molte
critiche da parte dei residenti. È vero che il senso unico porterebbe una
maggiore sicurezza lungo la strada, ma è anche vero che crea una serie di
problemi di non facile soluzione. Per prima cosa per immettersi su via del
Buero dalla via della Molara, richiede una svolta a sinistra in piena
curva, per di più coperta, con seri pericoli di incidenti. Poi tutti i
residenti dovrebbero percorrere la via in salita, anche nei casi in cui si
dovrebbero dirigere verso la via Tuscolana. Le altre strade interne sono
molto strette e pericolose, anche se regolate dai sensi unici,
rappresentano sempre un pericolo, sia negli incroci, sempre coperti, sia
per immettersi sulla via Tuscolana, nella quale si viaggia sempre a
velocità sostenuta. L’istituzione del senso unico sulla via del Buero
era stata richiesta dalla associazione La Vallata, proprio a motivo della
pericolosità, dovuto al notevole dislivello stradale, con una pendenza
del 10 per cento, con 2 curve molto strette e coperte, e per il traffico,
molto pericoloso in caso di piogge e gelate. L’assessore
Bertaccini ci racconta che mentre era tutto pronto per avviare la nuova
disciplina del senso unico, sono giunte un centinaio di richieste per non
realizzarlo.
“Certo non possiamo fermarci perchè
qualcuno è contrario, ma ci siamo presi un periodo di riflessione”.
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