Sommario anno XI numero 2 - febbraio 2002
GASTRONOMIA
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pag. 20
La cottura degli ortaggi
Prosegue
la pubblicazione della rubrica di gastronomia curata dal professor Giancarlo
Tomassi dell’I.P.S.S.A.R. "P. Artusi" di Roma. Questa
parte è tratta dal suo testo "L’alimentazione ideale - Cuocere e
mangiare senza ammalarsi".
Col nome di ortaggi si indicano tutti quei
prodotti che ci vengono dall’orto e sono tali e tanti che, per una loro
trattazione particolareggiata, richiederebbero non poche pagine di questa
rivista e ciò, ai fini della utilità pratica del nostro lavoro,
risulterebbe indiscutibilmente superfluo.
A noi interessa soprattutto considerare l’effetto che produce la
cottura sulla digeribilità dell’alimento e sul suo quantum nutritivo.
A proposito della digeribilità, la cottura è una condizione decisiva d’indubbia
importanza e, per alcuni vegetali, addirittura essenziale, perché le
trasformazioni chimico-fisiche da essa determinate facilitano il lavoro
dei succhi digerenti, quando addirittura non lo rendono possibile.
Nella cellula vegetale la membrana di rivestimento del protoplasma, in cui
sono contenuti tutti i preziosi principi nutritivi, non è costituita da
sostanze proteiche, ma da sostanze glicidiche, quali cellulosa ed
emicellulosa, che nella cottura si ammorbidiscono e si rompono permettendo
ai succhi di penetrare nella massa.
Naturalmente, la masticazione dà un contributo sostanziale a tale fine
perché frantumando la trama cellulosica offre maggiori possibilità ai
succhi digestivi. Anche l’amido è più digeribile cotto per la
gelatinizzazione dei suoi granuli. Per quanto riguarda le proteine
vegetali, esse subiscono le stesse trasformazioni di quelle animali, ossia
si ritraggono e coagulano. Comunque, la digeribilità di un alimento
vegetale è legata essenzialmente alla quantità della cellulosa e degli
amidi. Per quanto riguarda il valore nutritivo, bisogna far presente che
qualunque siano le precauzioni adottate, l’azione del calore provoca,
inevitabilmente, nei vegetali, una riduzione del loro apporto nutritivo
totale, per cui gli ortaggi sottoposti a cottura, comunque, subiscono una
depauperazione, soprattutto nei loro costituenti solubili, la cui entità
dipende esclusivamente dalle capacità tecniche di chi si interessa della
loro cucinatura.
È buona norma utilizzare il liquido di cottura degli ortaggi a foglia per
la preparazione di un brodo vegetale onde usufruire soprattutto dei sali
minerali, che per l’azione del calore diffondono dal vegetale in cottura
al liquido circostante.
Regola generale è che la cucinatura sia condotta in maniera da ottenere
un cibo che conservi il più possibile il suo valore alimentare e le sue
caratteristiche organolettiche delle quali la più importante è il colore
a cui si deve l’aspetto attraente e decorativo dei vegetali.
Conservazione dei principi nutritivi
Le operazioni di preparazione che precedono la cottura di un vegetale
causano perdite in principi nutritivi a volte anche rilevanti, dipendenti
dalla qualità e dalla freschezza dell’alimento e dalla persona stessa
che vi provvede.
È soprattutto la mondatura che provoca maggiori perdite perché le
vitamine e i sali minerali sono più concentrati nello strato più
esterno, segue la tritatura o spezzettatura, ecc., e poi la lavatura che
provoca la migrazione nell’acqua di una parte dei costituenti
idrosolubili.
Quindi l’ortaggio arriva nella pentola già depauperato, in maniera più
o meno sensibile, del suo valore nutritivo, valore che si abbassa ancora a
seconda del tipo di cottura -se umido o secco- della superficie dell’alimento
-se intero, spezzato, triturato o tagliuzzato- della quantità dell’acqua
usata per cuocerlo, della durata della cottura, del recipiente in cui si
cuoce l’alimento, ecc.
Alla luce degli studi fino ad oggi condotti, alcune vitamine, in
particolare le vit. C, A e B2, e diversi sali minerali risentono della
cottura sia perché in parte si ossidano sia perché si diffondono
facilmente nel liquido di cottura che va usato per la preparazione di
brodi vegetali.
Ai fini della massima conservazione dei principi nutritivi bisogna tenere
presente i seguenti fattori:
1) tipo del vegetale;
2) temperatura e quantità dell’acqua usata;
3) tempo di cottura;
4) salatura dell’acqua di cottura.
Le perdite sono inferiori nella cottura a secco (stufato, frittura,
arrosto) ed anche nella cottura a vapore (questa cottura non altera il
colore del vegetale), mentre nella cottura in acqua possono essere molto
sensibili. In quest’ultimo caso bisogna tener presente che:
1) l’acqua sia sufficiente alla quantità dell’alimento da cuocere;
2) l’immersione sia in acqua bollente;
3) l’alimento non venga cotto che quel tanto che gli necessita.
A tale proposito è bene ricordare che si otterrà maggiore resa in
principi nutritivi se si dividono le parti destinate alla cottura, e ciò
si può fare durante la mondatura, in due gruppi, ossia le parti più dure
o più grosse si dividono da quelle più tenere e più piccole (per es.
piselli grossi da piselli piccoli, patate grosse da patate piccole, foglie
dure da foglie tenere, le coste della bieta dalle foglie, ecc.) in maniera
da calare in acqua bollente prima le più dure o le più grosse e poi le
altre, perchè le prime, ovviamente, richiedono un tempo di cottura più
lungo mentre le altre hanno bisogno di poco tempo per cuocere, per cui
lasciandole più a lungo sotto l’azione del calore risulterebbero
alterate sia nei loro caratteri organolettici che nel valore biologico.
4) l’alimento sia salato a cottura ultimata o quasi ultimata;
5) da preferire pentole di vetro pirex, alluminio o acciaio inossidabile.
Cottura del minestrone
Il minestrone è un insieme di verdure con l’aggiunta di patate. La
cottura prolungata delle verdure, oltre a renderle stracotte, le
priverebbe di molti sali minerali.
Il minestrone va cotto come se fosse uno "stufato". Occorre
soffriggere leggermente cipolla, carota e sedano, poi mettere le verdure
di stagione tagliuzzate o tritate; a metà cottura aggiungere pochissima
acqua.
Cottura delle patate lesse
Le patate sottoposte a lessatura debbono essere immerse in acqua bollente
con tutta la buccia, perché essa funge da schermo di protezione delle
sostanze nutritive in esse contenute. La buccia, specialmente se è priva
di una qualsiasi screpolatura è veramente impermeabile, perciò è un
grosso errore bollire le patate senza di essa.
La ricetta
Frittelle
di carnevale
Ingredienti
gr. 500 farina
gr. 60 burro
¾ di litro di acqua
gr. 75 + 100 di zucchero
8 uova
la scorza di un limone
un pizzico di sale
1 bustina di lievito in polvere
cl. 50 olio di oliva
Procedimento
In una casseruola mettere l’acqua con il burro, 75 g. di zucchero, il
sale, la scorza di limone e portare ad ebollizione, quindi togliere dal
fuoco e gettarvi la farina e il lievito in un colpo solo, mescolando
energicamente. Rimettere sul fuoco a fiamma bassa per 5 minuti e sempre
mescolando far diventare il composto una palla liscia. Porre l’impasto
sulla spianatoia e lavoratelo con le mani per altri 10 minuti, quindi
rimettere il composto nella casseruola e incorporarvi, una alla volta, le
uova, avendo cura di non aggiungere il seguente se il primo non è stato
completamente assorbito.
In un padellino dai bordi alti, friggere in olio caldo, piccole
cucchiaiate di impasto, 4 o 5 per volta.
Far gonfiare e ben dorare le frittelle, poi scolarle e far assorbire l’eccesso
di olio in una carta assorbente. Rotolare le frittelle nello zucchero e
servirle ben calde.
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