Anno
IX numero 9 - settembre 2000
L'ANGOLO DELLA POESIA
Foto
Una foto caduta in terra,
ricordo di un tempo che fu.
I contorni ancora nitidi
eppure il pensiero è così sfuocato
Tre volti che non sono più,
tre bambini che giacciono
accanto ad un paio di vecchie scarpe
sul pavimento della stanza.
Raccolgo quel momento
consumato dal Tempo,
lo ripongo al suo posto;
nell'archivio di ciò che fu.
Marcella Scopelliti
Le parole
difformi dal proiettile
meno colgono nel segno
quanto più grande è l'oggetto
cui mirano.
Per ovviare a ciò
ritengo Dio un microbo.
Biagio Salmeri
Navigatori assassini
Bambini su un cerchio
bambini ballerini
famosi oggi, ma domani?
Il viaggiatore scopriva
nuove civiltà
fuori l'umanità
una foresta selvaggia
Nuove genti
religioni diverse
medici diversi
medici paranormali
Corpo scisso
Stravolgente,strabiliante
tribù uccise dall'ignoranza
dei popoli civilizzati
Percezioni e visioni
sofferenza e felicità
dei veri figli del mondo
Navigatori assassini
si confondono
tra la folla
divoratori di potere
risplendevano e risplenderanno
Sempre fra quelle mura.
Mauro Leva
Capisco che le vene
Capisco che le vene sono un fiotto vivo,
una rete, una grande città di sangue caldo.
Ho simpatia per questo corpo, e in casa ho messo un ospite.
Un ospite che mangia, dorme, e fa la guardia.
Comunichiamo secondo un linguaggio antico,
il corpo lo apprende e lo va sillabando.
Almost for crash between two spokens
And having a little mouth and little sight
He calls me from an avorium grollagorgeous
And smell, and heat, and smile awakening the bright shaky shaggy door,
Brightening a lightness smelling pot
Who had never shined before.*
Dove
ogni sillaba
è una cellula.
Alessandra Greco
* "Quasi per rottura fra due
linguaggi
E avendo una piccola bocca e poca vista (visualità, campo visivo, finestra, apertura)
Egli mi chiama da una grolla d'avoriomeraviglioso
E odore, e calore, e sorriso risvegliano la luminosa tremante pelosa porta,
Illuminando una pentola odorosa di luce
Che non aveva mai brillato prima."
Girandola veneziana
Forse un giorno andando nell'estate
tiepida d'un lieve rezzo inusitato
ti troverò daccanto, nudo gomito
a gomito, in una calle inaspettata,
cosí stretta, cosí nostra e l'oscura
tua veste attillata, azzurri gli occhi,
da un rigo nero sottolineati.
E voleranno colombi sul tuo capo,
e il cappellino nero con una rosa
appuntata, la bocca tua socchiusa
e sbarrate le palpebre, e la tua bocca
aperta ridanciana e ferina, gli occhi
di felina nel riso piú stretti, d'ali
le mani avranno un guizzo che m'afferrano
e i tuoi seni liberi e generosi
sapranno farsi stringere, abbracciandoci.
Saranno parole in fila ad infinitum,
una dietro l'altra saltellanti,
e risa e palpeggiamenti sottili,
e strizzatine e spinte a non finire.
Leggermente ogni cosa ci parrà
nostra, Venezia una culla di umanità
salvifica. Il sole eterno raggio
vivifica il presente, e gira la gondola
nel mare mai in deriva, tu viva,
ancora viva, ed io per te. Miracoli.
Nicola D'Ugo
coloro che intorno parlano
sorgenti
andando oltre ho incontrato te
ti ho visto l'attesa
racchiusa da scene di movenze correnti
libertà t'ho chiamata
libertà sognavi
scovando ragioni
divieni autrice del non avere
quando alla mente
in un'isola deserta
non oltre te e me
antonio voci
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