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Anno IX
numero 3 – marzo 2000

 DOVE VIVIAMO?

Tetti di radiofrequenza e salute umana
È urgente rendere operanti le norme

di Lorenzo Villa

Il Decreto 10 settembre 1998, n.381 pubblicato sulla G.U. del 3 novembre 1998, è stato accolto con favore da tutti coloro che si stanno battendo per la salvaguardia della salute umana di fronte ai campi elettromagnetici a radiofrequenza. Tale decreto stabilisce, tra l’altro, che la progettazione e la realizzazione dei sistemi fissi di telecomunicazione e radiotelevisivi, nonché l’adeguamento di quelli già esistenti, deve avvenire in modo da produrre valori di campo elettrico e magnetico più bassi possibile al fine di minimizzare l’esposizione della popolazione. Per questo fissa, tra l’altro, in 6V/m i valori di campo elettrico che non possono essere superati in corrispondenza di edifici adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore al giorno. Lo stesso decreto attribuisce alle regioni ed alle province autonome il compito di disciplinare l’installazione e la modifica degli impianti radioelettrici al fine di garantire il rispetto dei valori fissati dal decreto ed al fine di raggiungere eventuali obiettivi di qualità. Va chiarito che, per obiettivo di qualità, si deve intendere il valore di campo determinato dai singoli impianti, da conseguire nel breve, medio e lungo termine, attraverso l’uso di tecnologie e interventi di risanamento, anche con riferimento alla protezione da possibili effetti a lungo termine sulla salute della popolazione. Risulta a questo punto però evidente che il valore innovativo del Decreto 381/98 perde molto della sue efficacia in relazione alla mancanza o alla carenza di strumenti normativi indispensabili ai fini della pratica applicazione delle norme a tutela della pubblica salute. Considerato che il decreto 381/98 attribuisce alle regioni e alle province autonome una serie di incombenze, l’enorme ritardo da parte di quasi tutte le Regioni nella predisposizione di norme regionali costituisce il principale motivo di ritardo dei risanamenti e delle delocalizzazioni degli impianti radiotelevisivi. Fra l’altro la mancanza di leggi regionali rende più difficile l’adozione da parte dei sindaci dei provvedimenti finalizzati ad ottenere il risanamento dei luoghi e non consente di individuare le competenze dei comuni nel rilascio delle autorizzazioni per la installazione dei nuovi impianti e per la regolarizzazione degli impianti esistenti. La Regione Lazio non si è ancora dotata di una nuova legge regionale non ottemperando a quanto stabilito dal citato decreto. La vecchia legge regionale 56/89 è decisamante inadeguata alla tutela della salute di fronte ai possibili danni a lungo termine.
Recentemente, in una serie di riunioni della I Commissione della Regione, sono stati frapposti tutti i possibili ostacoli (mancanza del numero legale, vistose assenze dei Consiglieri di maggioranza, ecc.) per rinviare l’esame della proposta di legge regionale per l’attuazione del D.M. 381/ 98 presentata dall’assessore all’Urbanistica Salvatore Bonadonna e da altri Consiglieri, con l’ovvia conseguenza che, nell’ambito della presente legislatura regionale, non verrà emanata alcuna legge regionale in materia.
Come già riportato nell’articolo a firma “Armando” comparso nel numero di “Controluce”, dello scorso dicembre è stato approvato dalla Giunta Regionale del Lazio il Piano Territoriale di coordinamento per il sistema televisivo del Lazio. Si è trattato di un primo passo anche se va rilevato che il piano riguarda la sola emittenza televisiva e non quella radiofonica. Va comunque rilevato che nell’ultima seduta utile del Consiglio Regionale del Lazio del 28 febbraio u.s. non c’è stato spazio per la discussione e l’approvazione delle due proposte (legge regionale e piano territoriale), e la cosa è pertanto rinviata alla nuova amministrazione che sarà eletta nel mese di aprile. Un ulteriore ostacolo alla attuazione di una idonea normativa nel settore dei campi elettromagnetici è la situazione di stallo nella quale si trova la proposta di legge-quadro sui campi elettromagnetici. Tale proposta, già approvata dalla Camera dei Deputati e trasmessa al Senato è ferma da quattro mesi presso la Commissione Ambiente del Senato stesso. Non vi sono molte speranze di una rapida approvazione da parte del Senato anche perché l’opposizione di destra ha negato la sede redigente alla Commissione; considerato inoltre, che questo è l’ultimo anno della legislatura e che, a partire dal prossimo autunno, il Parlamento sarà impegnato nella discussione del bilancio, se la legge non sarà approvata dal Senato entro aprile per essere rinviata alla Camera per la seconda lettura entro giugno, essa non vedrà la luce in questa legislatura. Entrando nel merito della proposta di legge-quadro, anche se essa presenta alcuni punti che, a nostro giudizio, potrebbero essere migliorati, costituirebbe comunque una normativa valida per il riordino del settore. La capacità di portare a buon fine l’iter della legge-quadro costituisce una attendibile cartina di tornasole della reale intenzione della maggioranza di affrontare seriamente il problema dei campi elettromagnetici.


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