SPORT
Benedetta maratona!
di FAUSTO GIULIANI
Nellanno Domini 1999 lallora papa Giovanni Paolo II
promulgò la seguente bolla:
«In occasione dellimminente Anno Santo tutti i pellegrini che il giorno 1 del mese
di Gennaio dellanno 2000 si recheranno in Piazza San Pietro e da lì partiranno di
corsa, verso le ore 12,40, in maglietta, pantaloncini e scarpette e percorreranno in lungo
e in largo la Città di Roma arrivando fino alla Moschea da un lato (la forza della
tolleranza religiosa
) e fino alla Basilica di San Paolo dallaltro, per poi
giungere, dopo ben 42 chilometri e 195 metri in Via dei Fori Imperiali, riceveranno, oltre
alla medaglia contemplativa, al ristoro ed alla commiserazione di parenti e amici,
lindulgenza plenaria valida per tutto lanno giubilare. È fatto assoluto
divieto però di abusare, durante le festività natalizie, di dolci e allettanti cibarie
quali panettoni, torroni, vini, fritti in genere, biscottini o tozzetti che dir si voglia,
con obbligo assoluto di andare a letto non oltre i trenta minuti seguenti la mezzanotte
dellultimo dellanno.»
«Beh, per noi podisti, meglio che farsi la Scala Santa in ginocchio
» pensarono
subito i nostri tre amici pellegrini Fausto, Tony e Riccardo. E così partirono alla volta
della Capitale con una borsa carica del più assortito vestiario e con tanta speranza di
poter anche questa volta raggiungere lagognata meta.
Sul posto comunque i tre trovarono tanti altri pellegrini, provenienti dai punti più
disparati dItalia: qualcuno, dopo il veglione di fine anno, aveva avuto il coraggio
o lincoscienza di salire su di un treno e, tra un riposino e laltro più o
meno comodo, si era diretto verso il Vaticano per cimentarsi in questa rilassante
corsetta. Qualche altro pazzo, forse informato anche del contenuto del famoso Editto di
Assisi, aveva percorso la maratona il giorno precedente nella famosissima città umbra e,
con il relativo pettorale attaccato sulla schiena, si accingeva a ricevere una doppia
benedizione nel percorrere la stessa distanza soltanto ventiquattro ore dopo
ma, si
sa, la fede religiosa non ha limiti
A cospargersi di pomate, di unguenti miracolosi, a scegliere gli indumenti con i quali
coprirsi nel corso dei primi chilometri i nostri tre amici trovavano sul posto molti
conoscenti dei Castelli che per loccasione avevano organizzato un torpedone dalla
vicina Frascati: Claudio lAvvocato, Mauro lIspettore, Ugo e Tiziana, Enzo,
Pino, Claudio da Finocchio, Gizzi e la mitica Nicchia che in partenza lanciava il famoso
grido di incitamento «Nnamo zuzzi!» (Orsù andiamo, sporcaccioni n.d.r.) epiteto
ormai famoso in quasi tutte le città del mondo.
Con tanto di benedizione del Santo Padre iniziava così questa nuova avventura sotto uno
splendido sole seppur con una temperatura tale da indurre i nostri a coprirsi con una
felpa che poi manterranno fino al traguardo; ciò ovviamente per evitare il gelo nei
molteplici punti percorsi allombra e soprattutto nella fase finale del percorso
quando il sole aveva ormai abbandonato gli intrepidi podisti privi o quasi di energie ma
cosparsi di tanto sudore che sulla pelle diveniva sempre più ghiacciato. Alla partenza
Fausto e Tony non osavano seguire il più intraprendente drappello frascatano preferendo
adottare invece una tattica più accorta; nei pressi del terzo chilometro venivano
raggiunti dallimprecante Riccardo che era partito dalle retrovie in quanto aveva
invano atteso i due indaffarati prima del via a cercare un sito per eliminare liquidi in
eccesso; Tony e Fausto, dimentichi dellappuntamento prestabilito, si erano inseriti
nel mezzo del gruppo per godere del bel sole in attesa del via. Riccardo comunque con
passo sicuro si allontanava in modo perentorio tra le scuse dei suoi compagni che, di
comune accordo, coprivano chilometro dopo chilometro contenendo comunque qualsiasi voglia
di strafare.
La temperatura era sempre piuttosto rigida ed ogni volta che lombra occupava
lintera parte del percorso risultava gradevole la scelta iniziale relativa
allabbigliamento con tanto di felpa come efficace protezione; facevano quasi
compassione del resto gli addetti agli spugnaggi, opportunamente evitati, che invano
offrivano spugne intrise di acqua gelida. Non la prenderei nemmeno se fosse stata intinta
nellacqua santa! commentava Tony a bassa voce, tanto per non incappare in una
scomunica immediata.
Nei pressi del 15° chilometro (così presto ?!?) Fausto iniziava a sentire strani
sintomi: come se le gambe gli divenissero via via più legnose; cosa peraltro inspiegabile
per chi di strada in allenamento ne percorre molta di più. Lungo la via il tandem veniva
ripreso da Claudio di Finocchio e da Aldo, altro pellegrino della Capitale; i quattro
insieme percorrevano qualche mille. Alla mezza maratona fermavano il cronometro a 1h
5324, media 5.23 a km, ma le avvisaglie precedenti stavolta le sentiva
anche Tony, mentre Claudio e Aldo pian piano si staccavano.
Con la speranza che il Centro Storico (con i suoi comodi sampietrini
) potesse in
qualche modo risollevarli, i nostri due beniamini cercavano di farsi coraggio lun
laltro. Ma proprio quando Roma si mostrava agli atleti con tutto il suo splendore
per Fausto cominciavano i guai: Piazza di Spagna e Fontana di Trevi con la gran folla
acclamante non riuscivano a debellare limmensa fatica e così, mentre Tony si
allontanava, seppur barcollando, nei pressi del Pantheon, Fausto restava solo in balia dei
propri pensieri ma come è possibile
mancano ancora 13 chilometri e non ce
la faccio più! Ma come, ho seguito alla lettera il dictat papale, non ho toccato dolci
né spumanti, sono andato a letto presto, eppure mi trovo in questa situazione. Non è
possibile
ma sia ben chiaro
non mi ritiro, a costo di chiuderla in quattro
ore e mezza questa benedetta maratona
E mentre procedeva caracollando non si capacitava nel vedere come altri atleti avessero
potuto correre in assoluta tranquillità addirittura augurando in continuazione Buon Anno
alla gente che festante gremiva il percorso.
Subito dopo il 30° chilometro, nei pressi di Piazza Venezia, Fausto aveva però la
brillante idea di utilizzare la sosta al ristoro nel modo migliore: ingurgitava sali
minerali, succhiava voracemente spicchi di arance, mangiava avidamente qualche zuccherino
e quantaltro nella speranza di poter ridare linfa vitale al suo fisico ormai
fortemente debilitato. In quel mentre lo raggiungeva Claudio di Finocchio con il quale
percorreva un paio di chilometri: tra i due non si capiva bene quale fosse quello più
distrutto. Ma Claudio era evidentemente più provato e pertanto incapace anche di
corricchiare dietro a Fausto che man mano sentiva le energie tornare.
La corsa verso la Basilica di San Paolo, con quel sole al tramonto che ti sbatteva in
fronte tanto da far sembrare quel calvario un viaggio verso una meta ignota, si tramutava
in una progressione inaspettata che il nostro amico miracolato ormai conduceva intorno ai
5.15 5.30 a chilometro.
Lungo quella Via Ostiense, che tanto dolore gli aveva arrecato negli scorsi 42 di Marzo,
Fausto pareva ormai lanciato in pieno recupero verso un tempo finale che mezzora
prima sembrava impossibile da raggiungere. E mentre copriva gli ultimi chilometri riusciva
anche ad intravvedere la possibilità di arrivare entro le quattro ore, e via via più
avanti, a rendersi conto persino di poter togliere qualche secondo al proprio personale.
Lungo quella Via Ostiense, percorsa in doppio senso, piena di podisti ma clamorosamente
silenziosa, dove si udivano soltanto i passi, più o meno pesanti, dei poveri
tapascioni-pellegrini, Fausto raggiungeva e superava il povero Mauro che aveva osato
troppo nella prima parte e si stava pian piano arrendendo a dei maledetti crampi che lo
azzannavano come belve inferocite.
Fausto concludeva la sua corsa degnamente in 3.56.30, limando seppur di poco la sua
precedente miglior prestazione ottenuta sempre su queste strade (e su questi
sampietrini
) la scorsa primavera in 3.57.13; allarrivo ritrovava Tony (3.51) e
Riccardo (3.45), entrambi soddisfatti per lindulgenza ottenuta.
Dopo aver dismesso, non senza difficoltà, gli abiti del sacrificio, i tre riuscivano a
scorgere lungo il rettilineo finale il povero Mauro in compagnia di Claudio
lAvvocato, ormai ridotti allo stremo e con loro, distesi lungo una delle poche
aiuole libere in Via dei Fori Imperiali aggredivano una busta piena di tozzetti natalizi
che tanto avevano desiderato sgranocchiare qualche giorno prima; cera tempo anche
per avere notizie di Claudio di Finocchio (4.22) e di Aldo (4.15) che, seppur tra mille
difficoltà, aveva portato a termine la grande fatica. Tutti quanti, chi più soddisfatto,
chi meno, ritrovate parzialmente le forze si avviavano verso casa fissando con gli occhi
lucidi la splendida medaglia al collo.
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