L'ANGOLO DELLA POESIA
V. Pulizia etnica
Di sera si tace, ché un mare dincenso
svapora per noi. E le mani non sanno.
Non sanno la pena di giorni stranieri
nelleremo vostro. Cieli girandolano,
spazi si flettono, e suole di terra
hanno occhi per crepe che non vede nessuno.
Fumi si alzano e gonne nel vento
pesano. Labbri che ardono e non arde
forse di me questo simulacro che teme?
Non sono mai nulla io nel mio impero.
Carovane disegnano i volti, li segnano
di solchi severi. E voi non parlate
che ai vostri compagni di viaggio.
Tacciono i vecchi e i bambini guidati
si accampano. La luna che piega il suo crine
è la stessa di questa che chiama i miei occhi
per voi. Non tacerò, lo prometto, seppure
sia al vento o al compagno che ascolta.
Parlerò per voi senza avvertimento.
Questo solo sapete, che io non vi dico:
qualcuno vi vede lo stesso senzali,
ha flebile voce, ma urla e vi dice
compagni nel cuore. Mi volto al compagno
e lo invito: «Proviamoci ancora!»
La notte è più fredda ma il cuore mi dice
nel buio: «Proviamoci ancora!»
Nel buio accendo una luce chè chiara e che dice:
«Proviamoci ancora!»
Ancora la voce mi dice nel chiaro di luce
che luomo con luomo conduce a una luce
in cui infine con gli altri lidea si traduce:
«Proviamoci ancora! Proviamoci ancora!
Finché cè vita e speranza di vita
noi lungo una via che appare indecisa,
più forti in accordo a una meta precisa,
uomini e donne, proviamoci ancora!»
«Proviamoci ancora!»
Dài forza al bambino e al ferito
«Proviamoci ancora!»
Metti al collo la compagna ammalata
«Proviamoci ancora!»
Di croce in croce che spunta fra i passi
«Proviamoci ancora!»
Non sia questunica vita che abbiamo un trastullo di pazzi,
che gli uomini ammazzi e la morte procacci,
che tratti il corpo umano come stracci
nel vento di strade darditi paparazzi.
Qui di sera si tace, e un mare dincenso svapora per noi.
Nicola DUgo (da Notizie dalla Bosnia)
La luce
Dal fondo della stanza oscura,
si vedeva il fioco bagliore
dellargentata luna,
che dalla finestrella entrava
ed illuminava
il volto pallido di un bimbo.
Manuela Olivieri
Immensa notte
Immensa notte, tortuose le mie strade
Buie, colorate, ma sempre limpide
Vorrei gridare e rimanere senza fiato come quando
«
mi sento vuota nellombra» ti ho detto
Ora dimmi che suono ha il silenzio della morte
Ma tu non parli
Vorrei correre e rimanere senza fiato come quando
«
sei speciale e puoi andare lontano» mi hai detto
Ma lontano volavi tu
Tanto in fretta che ancora soffia il vento.
Elisa Chiarotto
Cerquone
Eccoti, vecchio Cerquone prorompente innanzi al mio sguardo,
padrone assoluto in una radura che ti appartiene.
Corro, ti giro, un rito antico di propizia fertilità.
Lazzurro filtra nei tuoi rami
un turbinoso verde cattura i miei occhi.
Presente nei secoli, dalla cima dei tuoi rami
volgi lo sguardo sulla terra dei nostri avi.
Il vagare di genti riposa nella tua ombra,
il tempo trascorso tinnalza nel cielo.
Guardiano dei secoli, racconti la storia di armi e guerrieri,
di vita vissuta a solcare la terra da umili Uomini.
Dai tuoi alti rami uno sguardo lontano.
Le sterili terre ti cingono,
rumori nellaria comprimono la linfa.
Osservi, sovrasti le cime,
accogli i miei passi tra polvere e sudore.
Lo sguardo appagato,
presente è la tua immagine
nel giorno trascorso di genti future.
Gelsino Martini
La nuova Bellezza
Rinasce il Gioco,
locchio scivolato
come una perla guarda chi la guarda
da dietro
e volto non
hanno le gambe,
i glutei larghi
come
ninfea sopra il plasma
dellacque.
Bellezza
ambigua, sogno
di ragazze i glutei stretti, quelle spalle vaste
o londivaga mossa dei capelli che cede
al regno femminile
e
squadra una nuova
Bellezza di maschio.
Il
gusto orienta allaltra
sponda e alta come un efebo testa rasa
la Giovane, induce il dubbio mascolino
e piace,
forse,
alluomo e alla donna
che, negandolo, sentono dentro confusa la vita.
Maria Grazia Lenisa
IL DIFFICILE È CAPIRE LA SEMPLICITÀ
DEI GESTI
SCOMPAGNATI DA PAROLE.
FORSE STO TROPPO IN SILENZIO
O PARLO TROPPO RIMANENDO FERMA.
Monica Iani
Cimiteri metropolitani
Le braccia oscillano
ritmicamente
seguendo le gambe
con passo sintonico
accompagnano il tremolare
dun tramonto metropolitano.
Chiacchiere,
brusii,
rombare di stanchi motori.
Inspira bene
ossido di carbonio,
prima o poi arriverai
allagognata meta:
una solida tomba
in cemento armato
antisismica
le tue ceneri sopravviveranno.
Già riarso dallo smog,
corri tranquillo
senza direzioni
scavalcando i cimiteri invisibili
delle tue sminuzzate proiezioni,
tu,
cadavere irrequieto.
Micaela Rizzo
Mi manchi 27/10/96
Cè un grande amore nel mio cuore,
mi fa sentire triste, sconsolata,
per non averla troppo amata.
È un bene immenso
quanto tutto luniverso,
è un mare senza fondo perché è profondo,
è senza tempo e senza età,
perché non si ama mai a metà,
non ha confini ed orizzonti,
esiste anche nei più sperduti mondi.
Sai cosè?
È il bene che voglio a Mamma mia!
Gesù perché me lhai portata via!!!
MI MANCHI TANTO
E non so neanchio quanto!!!
Quando sto male
Cè ancora nel mio cuore che,
per te è pien damore
Volevo dirtelo tanto tempo fa
Quando mi sei venuta a mancar
..
Sei partita
e, per sempre HAI LASCIATO QUESTA VITA!!!!!
Ti voglio bene MAMMA e
..
Forse non ho avuto tanto tempo
SEI SVANITA IN UN MOMENTO
..
Tua figlia Silvia Michetti
Malato
Come oso chiamare apparenza la palude melmosa dellangoscia esistenziale che sembra
alimentata da una sorgente di fango intrinseca al mio essere? Come mi permetto di credere
che quella massa fangosa nasconde in realtà sorgente cristallina e pura di vita? Eppure
sono oramai malato incurabile di tale speranza.
Paolo Cappai
|
|