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anno VIII n. 9 - settembre 1999

  

 DOVE VIVIAMO?

«Morto Marghera»
Greenpeace occupa il polo petrolchimico

Venezia – Alle prime luci dell’alba di mercoledì 15 settembre 1999, quattro gommoni di Greenpeace calati in mare dalla nave ammiraglia dell’organizzazione, la Rainbow Warrior, hanno dato il via all’occupazione non violenta del petrolchimico di Porto Marghera, sito industriale tra i più inquinanti d’Europa. L’azione rientra nella campagna Deep Trouble, condotta dalla nave ammiraglia per denunciare il grave stato di degrado del Mar Mediterraneo e richiedere ai governi della regione di attuare gli impegni adottati nell’ambito della Convenzione di Barcellona per la protezione del Mar Mediterraneo dall’inquinamento. Dopo essere entrati nell’area industriale, sei membri dei venticinque impegnati nell’azione, hanno scalato una ciminiera del polo industriale che sovrasta il famigerato canale di scarico SM15, principale collettore degli scarichi tossici degli impianti di produzione. Dalla ciminiera è stato steso un grande striscione lungo circa 20 metri «MORTO MARGHERA». Questo il messaggio di Greenpeace per sintetizzare quanto sta accadendo a Venezia: la morte degli operai esposti ai composti cancerogeni prodotti nel petrolchimico, la morte dell’ecosistema lagunare, il grave rischio al quale sono sottoposti gli abitanti. «Quest’azione si protarrà a oltranza per chiedere l’immediata revisione del decreto Ronchi-Costa che regolamenta gli scarichi in laguna e di fatto continua a legalizzare un inquinamento chimico che da tempo ha raggiunto livelli insostenibili sia dal punto di vista ambientale che sanitario» ha detto Fabrizio Fabbri, responsabile delle campagne di Greenpeace. «Per oltre 25 anni la drammatica emergenza di Porto Marghera è stata gestita con provvedimenti tampone. Anche le inchieste della magistratura sui continui crimini ambientali da parte delle industrie chimiche dell’area non sono state sufficienti a risvegliare nei competenti organi governativi il minimo senso di responsabilità: si continua, ieri come oggi, a voler evitare a tutti i costi una radicale riconversione del petrolchimico, eliminando tutte le produzioni a rischio e inquinanti a partire da quella del PVC» ha concluso Fabbri. Solo nell’ultimo anno si sono verificati circa 50 incidenti al petrolchimico che hanno portato al rilascio di tonnellate di composti tossici e persistenti in atmosfera e nelle acque della laguna. «Il Governo sembra aver dimenticato che l’Italia è stata in prima fila nel promuovere, attraverso la Convenzione di Barcellona, l’eliminazione degli scarichi in mare di sostanze tossiche persistenti e bio-accumulabili» ha detto Domitilla Senni, direttore di Greenpeace Italia. «Ma composti come la diossina, di cui l’emergenza alimentare in Belgio ha rivelato la diffusione fin sulla tavola dei consumatori, continuano ad essere prodotti in quantità massicce a Porto Marghera.» Proprio a Venezia si svolge in questi giorni «Dioxin 99», un incontro internazionale sugli effetti della diossina.
Il tour della Rainbow Warrior, dopo Spagna e Italia, toccherà altri dieci Paesi del Mediterraneo ed avrà come ultima tappa, alla fine di ottobre, Malta, dove si terrà la Conferenza delle parti contraenti della Convenzione di Barcellona.


Aggiornamento: Aggrediti attivisti di Greenpeace

Venezia – Mercoledì 15 settembre alle ore 9,30, dopo tre ore di occupazione di una delle ciminiere del polo petrolchimico di Porto Marghera, gli attivisti di Greenpeace sono stati aggrediti da circa 100 operai che hanno malmenato gli ambientalisti e gli hanno scagliato contro sassi e pietre. Alcuni operai, dopo essersi arrampicati sulla ciminiera, hanno strappato lo striscione e picchiato i climbers che lo avevano esposto, ferendo l’attivista Massimo Tixi, senza però riuscire a farli scendere.
L’aggressione contro Greenpeace è stata condotta alla presenza della Digos, delle forze dell’ordine e del servizio di sicurezza interno al petrolchimico che non sono intervenuti, mentre due motovedette allontanavano gli operatori sui gommoni impedendo le riprese. Gli operai inoltre hanno sequestrato al fotografo dell’organizzazione i rullini e un obiettivo.

Lionello Ceniccola

(Greenpeace GdA Castelli Romani)

 

  
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