RACCONTO
Il buco
Magari si tratta solo di fantasmi
Ecco, vedete
Lo ammetto, sono un po imbarazzata. Non saprei
come spiegare una cosa del genere, da dove cominciare. Potrei sembrare una persona
normale. A molti lo sembro e ad altri, che non hanno
avuto modo di conoscermi, senza dubbio appaio una persona
normale. Infatti sono in grado di sostenere una conversazione banale su
qualunque argomento. Anzi, in questo possiedo una certa abilità. Ho frequentato quando
ero più giovane qualche salotto della buona società, e lì ho imparato larte
della conversazione, di quel parlare che deve procedere leggero e liscio,
magari anche vuoto, ma che deve tenere sempre desta lattenzione, oltre che dei
conversatori, anche degli ascoltatori, che altrimenti si annoierebbero.
Scusate, lo so che la cosa potrebbe non essere pertinente. Ma forse potrebbe aiutare a
fornire un quadro più completo della mia personalità. E poi non lo so. Comunque anche
adesso le cose sembrerebbero andare per il meglio. Sembra tutto normale, finché non si
presenta un qualunque dettaglio, un particolare, un cenno ad un oggetto, che tutto assume
un carattere completamente diverso.
Quello che prima sembrava una graziosa conversazione diventa per me una tortura, un
tormento che sembra crescere di intensità in maniera incontrollata. La mia mente si
contorce, ferita a morte, provocando indicibili tormenti a tutto il corpo. La cosa assume
tratti mostruosi quando, al posto di un riferimento ad un oggetto, compare per caso di
fronte a me loggetto incriminato in carne ed ossa. Lo so che potrebbe sembrare
singolare lesistenza di un «oggetto incriminato», come se un oggetto potesse
essere colpevole di qualche cosa. Eppure per me è proprio così. Non ne conosco la
ragione.
Ecco, vedete, ora tenterò di spiegare meglio di quale oggetto si tratti. Devo però
avvertirvi che rammentare loggetto, o meglio la ragione insita nelloggetto,
che provoca in me una così acuta sofferenza, significherà sopportare per unaltra
volta quel tormento. Di conseguenza mi devo scusare sin dora se il mio racconto
sarà pieno di pause e di salti logici.
Un uomo teme una cosa. Un uomo teme molte cose. Comunque spesso luomo nutre verso un
qualunque oggetto un timore irrazionale. Non so. Ma a me sembra che le cose siano proprio
così. Da bambini tutti avevamo paura del buio. Poi generalmente si supera questa paura.
Comunque esiste nella vita di quasi tutti gli uomini una segreta fonte di terrore. Mi
scuso per la mancanza di chiarezza. È solo che non riesco a spiegare la cosa in modo
semplice e diretto. Come vi avevo detto, esistono le paure. Magari si tratta solo di
fantasmi, di illusioni, di visioni, ma che pure esistono, dal momento che provocano in noi
qualche reazione. Qualcuno potrà obiettarmi che siamo noi che li creiamo i nostri
fantasmi. Comunque la cosa, in fin dei conti, non conta per nulla. Il problema è la
paura, langoscia, il resto sono chiacchiere inutili.
Ecco, vedete, la mia infanzia non era differente da quella di molte altre
figlie delle buone famiglie. Come tutti i bambini del mondo, anche io avevo paura del
buio. Ma col tempo mi accorsi che non si trattava più del buio. No, era diventata
qualcosaltro. Mi ero anche abituata a dormire al buio senza grossi problemi. Solo
che mi capitava, ogni tanto, di provare una certa angoscia legata ad alcuni pensieri, o se
volete, ad alcune immagini ricorrenti. Mi capitava in questi momenti di pensare ad un
gorgo, un mulinello, oppure ad un vortice, ad un oggetto che avrebbe potuto risucchiare
tutto.
Mi ricordo perfettamente quando il nostro maestro delle elementari ebbe lindecente
impudicizia di parlarci dei buchi neri, sostenendo la reale esistenza (che a quanto
pare la scienza ha ormai dimostrato) di questi buchi che risucchiano e annullano la
materia. Da quel momento in poi mi sono accorta che i miei pensieri angosciosi provocavano
in me una sensazione indicibilmente tormentosa. Langoscia che la materia venga
annullata creava in me una strana vertigine, una assurda sensazione di essere risucchiata,
di essere portata via, di essere annullata. La cosa può sembrare strana, assurda, ma solo
a chi non ha mai provato una sensazione del genere. Le mie viscere in quel momento erano
scosse da una sensazione dolorosa, ma persino piacevole. Il vero problema era
lindicibile angoscia che accompagnava quei momenti.
Non saprei descrivere con precisione a che cosa era legato quel terribile senso di
angoscia. Avevo la sensazione che il tempo e lo spazio stessero per annullarsi; anzi, no,
era come se tutto dovesse concentrarsi in un unico punto, come se tutte le forze
delluniverso si fossero date appuntamento in un unico punto per distruggere
completamente la materia. Sembrava un delirio, forse lidea che la materia potesse
essere annullata assomiglia ad un delirio. Ma ciò che il maestro aveva spiegato con il
suo solito zelo e la sua straordinaria chiarezza stava a dimostrare che quellidea
non è un delirio, che quella possibilità esiste davvero.
Sono cresciuta serbando in me quel segreto così orribile e spaventoso. Non volevo
parlarne con nessuno. Mi sembrava che nessuno avrebbe compreso, che il problema con il
tempo si sarebbe potuto risolvere, che sarebbe potuto scomparire da un momento
allaltro senza lasciare alcuna traccia, finché non mi assaliva nuovamente
quellidea così spaventosa. Tuttavia, con il tempo, mi sembrava di essere in grado
di controllare, in qualche modo, quegli strani attacchi. Mi sembrava che, nel corso del
tempo in cui la mia forza danimo andava maturando, si rafforzava in me una volontà
in grado di contrastare quel male. Facevo degli esercizi tutti i giorni per convincermi
che quel male non esisteva, che il male non sarebbe mai più esistito se solo avessi
voluto, se solo la mia volontà si fosse opposta con tutta la sua forza.
Con il tempo qualche risultato lo ottenni. Ero convinta che adesso quelle crisi acute,
quei contorcimenti della mente e del corpo, sarebbero diventati solo un brutto ricordo
dellinfanzia, ma dovetti presto rendermi conto che le cose non stavano esattamente
così.
È vero, adesso non mi capitava più di essere assalita da quelle sensazioni spaventose,
da quegli spasimi orribili. Tuttavia appena intorno a me si manifestava in qualunque modo,
astratto o concreto che fosse, lidea di un oggetto, di un
buco, scusate la
sola pronuncia di questa parola
beh, insomma, appena si
manifesta quellidea, sotto forma di un oggetto qualunque, come una ciambella,
il formaggio Emmental o qualunque cosa del genere
oh,
scusatemi. Insomma, basta solo il nome di un oggetto di quel genere, che il mio corpo
viene di nuovo scosso da quel senso di rigetto, da quel rifiuto viscerale, e di nuovo
quellindicibile tormento si impossessa di me.
Ecco, non so se ho dato lidea di questo strano fenomeno. Mi scuso nuovamente per la
mancanza di chiarezza. Il problema è che neanche io sono mai riuscita a capirne la
ragione. Indubbiamente, come ho già detto, ognuno ha paura di un oggetto, ognuno ha i
suoi fantasmi, ma il mio fantasma, la mia persecuzione è piuttosto
un concetto,
unidea. Per chiarirmi, posso provare a spiegarmi meglio: un proiettile che buca un
muro, oppure un cilindro di un motore, o altri oggetti di forma rotonda, non provocano in
me alcuna sensazione. Il problema si pone quando ci troviamo di fronte ad oggetti nei
quali è lidea astratta che si realizza senza una vera e propria utilità pratica,
quando insomma è lidea che si manifesta in tutta la sua potenza, come
oh,
scusate, preferirei evitare, sapete
Lorenzo Pompeo
Illustrazioni di Roberto Proietti
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