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anno VIII n. 9 - settembre 1999

  

 VISTO DA…

Abele il coniglio mannaro
L'uomo è lupo per l'uomo?

«Homo homini lupus»: un filosofo inglese di qualche secolo fa (tale Hobbes) andò a ripescare questa frase latina per spiegare i rapporti umani. Buttava un po’ sul pessimista, l’inglese: lo Stato era per lui Leviathan, un mostro (e per noi?). Quella frase, che vor dì? Da ragazzo avrei tradotto letteralmente: l’uomo è lupo per l’uomo; da adulto aggiungo qualche riflessione.
Il primo regalo che mamma pecora fa al suo agnellino è il CD di Lucio Dalla Attenti al lupo: perché il lupo è il nemico istituzionale dell’agnello. Duomo di Modena: Terza lastra del GenesiE il nemico istituzionale dell’uomo, chi è? Ditemi: da quale essere vivente potete aspettarvi il peggio? E da quale essere vivente potete aspettarvi il meglio? In entrambi i casi la risposta è la stessa. L’animale uomo è governato da due istinti fondamentali e con- trastanti che garantiscono la sopravvivenza della specie: l’istinto di conservazione e quello di socialità. L’istinto di conservazione è cattiveria e aggressività: serve alla difesa-offesa contro animali e uomini «cattivi». L’istinto di socialità spinge gli uomini «buoni» ad aiutarsi l’un l’altro e a collaborare perché il branco possa raggiungere finalità superindividuali (non sono così i gatti, lo sono i bufali, i pesci, gli uccelli).
La difesa-offesa ha suggerito al romano antico il detto: «Si vis pacem, para bellum» (se vuoi la pace prepara la guerra). Gli americani hanno battezzato Parabellum un tipo di pistola). Il romano moderno dice: «Chi mena per primo, mena du’ vorte.» La violenza viene usata, per prevenire e dissuadere, perfino dagli Stati, con le pubbliche esecuzioni capitali.
La contiguità dei due istinti è impressionante. Due esempi. Primo, un classico: in un Saloon del West, cowboys e avventori bevono, contenti di essere in compagnia; per un futile motivo, improvvisamente si scatena una colossale scazzottata. Secondo: le Poleis, città stato greche, guerreggiano tra di loro; all’arrivo dei Persiani si riuniscono in lega, sconfiggono gli invasori e poi tornano allegramente a farsi la guerra.
E i fratelli? Si amano come… fratelli, ma… fratelli coltelli! «Communio est mater rixarum» (la comproprietà è fonte di liti). Guarda caso, gli antichi miti (specchio dell’anima, secondo Freud) ci parlano di Caino e Abele, Romolo e Remo. L’uomo è destinato a oscillare tra l’emisfero di Abele e l’emisfero di Caino. Temo purtroppo (magari mi sbagliassi) che se tralasciasse l’istinto di Caino a favore di quello di Abele, l’uomo si estinguerebbe.
Perché l’uomo è un coniglio mannaro: debole e delicato (tanti figli perché ne sopravviva qualcuno –ciò da sempre, fino a pochi anni fa– come fanno i conigli; l’elefante che è forte e longevo, ha prole scarsa). Ma la sua cattiveria, unita alla sua intelligenza, gli consente di sopravvivere e prevalere su animali più forti.
L’utopia di spostarsi definitivamente sull’emisfero di Abele è però affascinante, ed è stata trattata dai filosofi che si sono occupati di Morale. Il più grande è Gesù Cristo.
Anche il laico più incallito deve riconoscere che Uno che scende in campo dopo trent’anni di oscura pialla e in tre anni di carriera, tragicamente stroncata, induce mezzo mondo a regolare il calendario sulla sua data di nascita non è uno qualunque. Nella hit-parade della morale vediamo al terzo posto Platone: «Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te.» Pace sociale raggiunta attraverso un comportamento negativo. Al secondo posto, i filosofi della solidarietà: «Oggi a me domani a te.» Aiuta perché domani potresti essere tu ad aver bisogno. Comportamento positivo, ma dettato dall’egoismo. Al primo posto, Cristo: «Ama il prossimo tuo come te stesso.» Folgorante intuizione, nitroglicerina affettiva: mescolare la solidarietà con l’amore, quello che muove le montagne, quello che si prova per il figlio, per l’innamorata, per se stessi. L’irresistibile forza dell’amore deve essere il motore della solidarietà. Prossimo, ti aiuto non perché tu mi restituisca il favore, ma perchè… ti amo! Corbezzoli! Propalando simili idee non si può che finire in croce. Gesù mio, splendido, inguaribile sognatore: da quando ti hanno inchiodato, l’uomo ha fatto incredibili progressi nel campo scientifico e tecnologico, nel campo morale, il progresso è stato zero. Eta, fondamentalisti, ex-Jugoslavia, Lager, nazismo, comunismo sono storie di oggi: è sufficiente che a New York o a Vigevano si verifichi un black-out di un paio di giorni e l’uomo torna quello delle caverne.
Caro Gesù, tra poco compirai duemila anni. Non mi preoccupano quelli che verranno qui a festeggiarti, mi preoccupano quelli che non ripartiranno «perché qui non si sta poi tanto male», come dicevano gli Unni e i Vandali. Però è bello sognare sull’emisfero di Abele. Anche se chi lo fa desta sospetti persino nella chiesa ufficiale, come accadde a quel mio omonimo di Assisi, protagonista del bestseller: «Parla coi lupi.»
Francesco Barbone

 

  
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