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È sicuramente
questo il pensiero-commento che attraversa la mente dell'osservatore di un quadro da me
dipinto. Io sono un eclettico e mi estrinseco come tale. Penso che gli eclettici siano
considerati un po' con invidia e un po' con sospetto. Piacerebbe a tutti saper fare tutto;
poi ,chi fa da sè fa per tre. Ma voi ascoltate con simpatia le note, e le invenzioni di
Paolo Conte e di Jannacci; però, in tribunale, vi fareste difendere dall'avvocato Conte?
E in clinica, vi fareste operare dal chirurgo Jannaccì? Le accuse di superficialità,
tuttologia e presenzialismo impiccione son sempre pendenti sul capo dei tuttofare.
Avevo bisogno di un quadro da appendere sopra il divano. Orbene, con il quadro sul divano
non si può barare, (mi impiccio anche di arredamento). Se nell'ingresso, nel corridoio o
nello studio (aveccelo!) stanno bene litografie, disegni, stampe e ve la cavate
relativamente con poca spesa, magari affiggendone una coppia o una piccola serie
geometricamente ordinata, sul divano del salotto ci vuole l'olio. Non quello
extra-vergine, compare Antonino, un dipinto ad olio! Il sopra-divano è il fulcro estetico
del salotto e bisogna appendervi una cosa bella; la bellezza sono in pochi a saperla
creare, si chiamano artisti e si fanno pagare.
Se curiosate in una galleria o in un mercatino antiquario, vi accorgerete che, mentre il
livello dei mobili o degli oggetti è in genere buono, quello dei quadri è raso terra.
Appunto perchè i mobili li fanno gli artigiani e i quadri, gli artistì. I quadri belli
si trovano o nei musei o nelle case dei ricchi.
Il quadro, poi è bellezza pura, come la cravatta o l'indossatrice. Di un tavolo o di un
armadio potete dire: è brutto, ma è robusto e mi risolve. Ma di un quadro potete dire:
è brutto, ma in compenso... in compenso cosa? E l'indossatrice racchia, anche se va
sempre in chiesa e fa beneficenza, fa passare la voglia di comprare il vestito che
indossa.
Tutto ciò premesso, memore anche del detto di quell'economista che aveva definito Picasso
il principe del valore aggiunto, in quanto comprando diecimila lire di tela e diecimila
lire dì colori e spalmando questi su quella, Pablo incrementava il valore del manufatto
di qualche miliardo, ho acquistato tela, pennelli e colori.
La mia presunzione è stata duramente punita! I cento problemi del pittore mi sono
crollati addosso e mi hanno miseramente affossato. Disegno, segno, prospettiva,
inquadratura, ombra, luce, ìmpasto delle tinte onde creare colori, tecnica di stesura
degli stessi (grassa, magra, a velature, con pennellesse, spatola, pennelli fini....).
Davanti ad una tastiera so cosa fare, davanti ad una tela bianca... Boh! Allora mi rifugio
nei generi: paesaggio, natura morta (figure di uomini e animali, no per carità!). I
paesaggi mi vengono schiacciati con primi piani orrendi, le nature morte farebberero
passare l'appetito a un profugo del Burundi.
Il mio amico Bachisio (che si crede spiritoso) dice che, se voglio far ridere la gente,
devo lasciar perdere le battute e insistere con i quadri: lo sganasciamento generale è
assicurato. Bachisio aggiunge che il mio stile pittorico può essere defìnito
"Brutta fìgurativo", in quanto, se esponessi ad una mostra, farei una brutta
figura. Vuole scrivere un libro di pittura intitolato "Monna e monnezza: da Leonardo
a Barbone". Pensasse a cambiare nome, lui che fa ridere solo presentandosi. Ecco
perché se qualcuno mi chiedesse un mio dipinto in regalo per appenderlo sopra il divano,
ne sarei lusingatissimo. E se al destinatario del regalo gli ospiti dicessero:
"Però, che bel quadro, ma chi l'ha fatto?", significherebbe che sarei in grado
dì creare un bel complemento di arredo (non oso dire un'opera d'arte). E siccome una cosa
decorosa da appendere sul divano ha anche un valore economico, anche io spalmando colori
su di una tela, saprei incrementare il valore del manufatto. Ciò resta però solo un
sogno.
Comunque, l'esperienza pittorica, anche se fallita sul piano creativo, mi è servita sul
piano critico: ora mi intendo un po' più di pittura; osservando i quadri degli altri mi
accorgo che dipingere bene è duro per molti, che in giro ci sono tante mezze tacche e
apprezzo ancora di più i nostri meravigliosi maestri del colore.
Francesco Barbone |
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