Anno VII
num 5/6 __________________ Pagina 17 - Itinerari culturali
Anno VII numero 5/6 - maggio/giugno 1998
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STORIA
La grande strategia dell'Impero Romano
Lapparato militare per dare sicurezza alla società, senza
pregiudicare la vitalità delle sue basi economiche
Le basi della strategia romana in epoca imperiale si fondavano sui due requisiti
essenziali di una società in evoluzione ed erano una sicura base materiale e
unadeguata sicurezza.
Per i Romani era importante dare sicurezza alla società, senza pregiudicare la
vitalità delle sue basi economiche e senza compromettere la stabilità di un ordine
politico in evoluzione.
La tattica dei Romani, era quasi sempre efficace, il soldato romano non
era famoso per il suo coraggio, ma per la sua professionalità , era un guerriero di
professione e il suo scopo non era la morte da eroe, ma una adeguata liquidazione per il
ritiro a vita privata.
La superiorità dellimpero derivava dallinsieme delle idee e delle
tradizioni che formavano lorganizzazione del potere militare, e dal saper sfruttare
questultimo a scopi politici.
Insieme al denaro e a unabile diplomazia, le forze pronte a combattere, ma
trattenute dallo scendere in campo, erano un mezzo molto efficace per mantenere divisi
coloro che uniti avrebbero potuto minacciare limpero, e per controllare popoli e
paesi mediante lintimidazione fino al punto di raggiungere una sufficiente sicurezza
o addirittura una reale dominazione senza il minimo impiego di forze.
La stessa tendenza a tenere in serbo le forze si manifestava anche in guerra, a livello
tattico. Il comandante romano non era una figura di tipo eroico, che guidava le sue truppe
alla carica verso la vittoria o la morte, bensì un capo che avanzando lentamente
costruiva dietro di sé strade per approvvigionamenti e ogni notte allestiva accampamenti
fortificati. Era solito aspettare la resa del nemico per fame, durante un assedio
piuttosto che rischiare forti perdite prendendo dassalto le fortificazioni.
Nel periodo da noi considerato si possono riconoscere tre diversi sistemi di sicurezza
imperiale.
Ciascun sistema aveva lo scopo di realizzare una determinata serie di esigenze
prioritarie, dove parimenti si riflettevano gli ideali successivamente concepiti
dellimpero: lespansionismo egemonico per il primo sistema, la sicurezza
territoriale per il secondo, e infine, la semplice sopravvivenza dellimpero in
decadenza per il terzo.
Ciascun sistema rifletteva una diversa concezione del mondo e della dominazione romana,
in altre parole con il primo sistema i Romani fecero grandi conquiste per servire
linteresse di coloro che detenevano il controllo della politica. Successivamente il
pensiero romano si sviluppò verso una più aperta concezione dellimpero. In base al
secondo sistema uomini nati in regioni lontane potevano chiamarsi Romani, le frontiere
erano efficacemente controllate per difendere la crescente prosperità e gli interessi di
tutti.
Sotto il terzo sistema, elaborato in seguito alla grande crisi del III secolo, la
difesa della sicurezza divenne un compito sempre più gravoso per la società, un compito
distribuito in modo irregolare, che poteva arricchire il ricco e rovinare il povero, ma
anche allora molti restarono fedeli allimpero, perché lunica alternativa
sarebbe stato il caos. Lultimo sistema di sicurezza imperiale perse tutto il suo
valore non appena gli stati barbari cominciarono ad organizzarsi così da poter fornire un
certo grado di sicurezza in quei paesi un tempo romani.
Stati clienti e eserciti mobili
La caratteristica più sorprendente del sistema di sicurezza imperiale della dinastia
Giulio-Claudia è rappresentata dalla sua economia di forze. Alla morte di
Augusto, nel 14 d.C., i territori soggetti al controllo imperiale, sia diretto che
indiretto comprendevano le regioni costiere di tutto il bacino del mediterraneo,
lintera penisola Iberica, lentroterra continentale europeo fino al Reno e al
Danubio, lAnatolia e, più lontano, il regno del Bosforo sulle coste settentrionale
del Mar Nero.
Il controllo di tutto questo territorio era esercitato da un piccolo esercito formato
da 29 legioni effettive per un totale di circa 174.000 soldati. Ogni legione era formata
da circa 6000 soldati di cui circa 5120 fanti, 120 uomini di cavalleria e diverse truppe
del quartier generale.
La paga e il mantenimento annuale per un soldato legionario già addestrato arrivavano
a 225 denarii, le spese complessive di liquidazione, erano fissate in 3.000 denarii (nel 5
d.C.), è stato ipotizzato che il costo complessivo dellesercito non oltrepassasse
la metà delle entrate imperiali allinizio del principato.
Le forze legionarie e le truppe ausiliarie, erano dislocate in modo da formare una
sottile linea di confine ai margini dellimpero, in modo da garantire soprattutto una
sicurezza interna. Non esisteva ancora una demarcazione precisa dei confini
dellimpero, né un sistema fisso di difesa di tali confini; le legioni non erano
alloggiate in fortificazioni stabili costruite in pietra, ma in tende di pelle o in
quartieri invernali in legno (hiberna).
Le legioni, poste sulle principali vie di comunicazione che conducevano sia alle
regioni non ancora conquistate sia alle province in rivolta non servivano a difendere le
zone limitrofe ma come forze mobili pronte ad attaccare di sorpresa. Altro strumento di
controllo strategico erano le colonie che pur non essendo dei principali centri di
romanizzazione erano delle isole di diretto controllo romano in un impero ancora in parte
egemonico, e rivestivano una particolare importanza specialmente in quelle zone come
lAnatolia dove di solito non era dislocata nessuna legione.
Queste colonie fornivano delle sicure basi di osservazione e di controllo essendo i
loro abitanti un esercito già pronto di ex soldati e figli di soldati, che potevano
difendere le loro città in caso di attacco e resistere fino allarrivo delle truppe
imperiali.
Questa assenza di una difesa di confine è la chiave di tutto il sistema di sicurezza
imperiale in questo periodo. Non esistevano né difese né truppe a guardia del territorio
imperiale contro i pericoli a bassa intensità ma esisteva una protezione attraverso mezzi
indiretti e non di tipo militare, infatti eliminando lonere di mantenimento delle
difese alle frontiere veniva incrementato al massimo il potenziale militare delle truppe
così da far credere agli altri popoli che Roma le avesse a disposizione per uso offensivo
e ciò veniva sfruttato politicamente con mezzi diplomatici. In questo modo il potenziale
militare dellimpero poteva essere convertito vantaggiosamente in un reale controllo
politico.
Gli strumenti diplomatici che rendevano possibile questa conversione erano gli stati e
i popoli clienti di Roma. Erano proprio loro che si preoccupavano di prevenire
gli attacchi contro il territorio delle province, la loro obbedienza faceva diminuire la
necessità di assicurare delle difese localizzate alla periferia dellimpero
aumentando così il potenziale militare netto a disposizione di Roma.
Marco Brannetti
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