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Anno VI num 9/10 __________________ Pagina 22 - Itinerari culturali


Anno VI num. 9/10 - set/ott 1997 - pagina 21


AMBIENTE


Campi elettromagnetici a frequenza industriale e rischi per la popolazione

 

Il titolo di questo articolo suona alquanto aulico e difficile, e forse qualcuno si affretterà a saltare alla pagina successiva per cercare qualche argomento più interessante e suggestivo. Ma consigliamo chi ha un pizzico di pazienza e di curiosità di leggere anche il contenuto dell’articolo, oltre al titolo, perché, al di là del tema specifico, contiene alcune notazioni generali utili per affrontare in un modo più giusto e logico tematiche simili.

Innanzitutto, che cosa sono i campi elettromagnetici a frequenza industriale? In secondo luogo, sono pericolosi per la popolazione? Sarebbe bello poter rispondere a questa seconda domanda con un si o un no secco e deciso, ma, come avviene per molti altri fenomeni simili, questa possibilità non ci è concessa, e vedremo presto il perché. I campi elettromagnetici a frequenza industriale sono quelli che vengono generati dalle linee elettriche quando sono attraversate da corrente. Si intende per frequenza industriale quella usata per le alimentazioni elettriche, da distinguere da quelle utilizzate per il funzionamento di radio, TV e telefoni cellulari, che sono molto più elevate.

Qualche parola di spiegazione. La tensione elettrica che tutti abbiamo disponibile in casa, come molti certamente già sanno, non è una tensione costante, come quella per esempio di una pila o della batteria dell’automobile, ma è variabile secondo un ciclo sempre uguale: la tensione parte da zero, cresce fino ad un massimo, decresce fino a zero ed oltre fino a raggiungere un valore massimo negativo e infine ritorna a zero. In un secondo, questo ciclo si ripete 50 volte, e per questo motivo si dice che la frequenza è di 50 cicli al secondo, definiti con l’unità di misura Hertz, quindi in definitiva cinquanta Hertz. Le frequenze radio e TV sono enormemente superiori, perché partono da qualche centinaio di migliaia di Hertz fino a raggiungere i miliardi di Hertz; i fenomeni legati a queste frequenze sono molto diversi, e se ne potrà parlare in un’altra occasione. Si parla di campi elettromagnetici perché ad ogni corrente elettrica è sempre associato un campo magnetico, per cui nell’intorno della zona in cui abbiamo un circuito elettrico avremo sempre un campo elettrico ed un campo magnetico.

Dopo questa sommaria spiegazione, passiamo al secondo punto: questi campi elettromagnetici sono pericolosi per gli esseri umani? Prima di riassumere gli studi e le conclusioni in materia, raccontiamo un piccolo aneddoto illuminante.

Un giovane ricercatore aveva avuto il compito di studiare le capacità delle pulci di saltare. Si procurò un certo numero di pulci, le mise una per una in una certa posizione e cominciò a dire: "Salta!" E la pulce saltava. Dopo un po’ di esperimenti, legò le zampine di una pulce e le disse "Salta! E, ovviamente, la pulce rimase ferma. Con altre pulci, il risultato fu identico. E il nostro bravo ricercatore riportò sui suoi appunti la seguente frase: "Quando si legano le zampe ad una pulce, la pulce diventa sorda".

Qual’è la morale dell’aneddoto? Che non sempre è facile individuare le cause partendo dagli effetti, e talvolta certi effetti vengono attribuiti a cause apparenti che non hanno niente a che vedere con gli effetti stessi.

Qualcosa di simile è avvenuto per i campi elettromagnetici. Gli studi ebbero origine da un’indagine effettuata in Russia poco prima del 1970 su alcuni lavoratori addetti a stazioni elettriche ad alta tensione (500 e 750 kV, cioè migliaia di Volt) che accusavano alcuni malesseri. I risultati di quest’indagine (per la verità, scarsamente documentata) furono portati in sede internazionale nel 1972 e motivarono una ricerca a livello mondiale. La ricerca è tuttora in atto, con risultati spesso contrastanti: per questo motivo non è possibile rispondere alla domanda con un si o un no deciso.

Data la brevità dello spazio disponibile, non è possibile riportare neanche un sunto di quanto è stato studiato o appurato: è però possibile dare alcuni chiarimenti ed alcune informazioni che potranno essere approfondite da chi fosse interessato a saperne di più.

1) I risultati delle ricerche finora condotte consentono di escludere totalmente la rischiosità dei campi elettrici, mentre ci sono soltanto deboli evidenze che si possa avere una rischiosità dei campi magnetici, tutt’altro che accertata.

2) I campi elettrici non sono provocati solamente dalle linee ad alta tensione, ma anche dalle utenze elettriche presenti nelle abitazioni e negli uffici ( p.e., elettrodomestici e computers). Questi campi sono notevolmente elevati per quegli elettrodomestici che vengono usati in prossimità degli utilizzatori (rasoi elettrici, asciugacapelli, etc), con la differenza che sono attivi solo per durate molto limitate rispetto ad una linea elettrica. Per quanto riguarda altri elettrodomestici, (lavatrici, lavastoviglie, frigoriferi, condizionatori, etc.) l’intensità del campo diminuisce fortemente con la distanza e diventa trascurabile ad un paio di metri.

3) L’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) si è interessata dell’argomento e, tramite sue organizzazioni derivate (IRPA/INIRC1) ha proposto dei limiti prudenziali per l’esposizione

4) Il CEI (Comitato Elettrotecnico Italiano) ha costituito un apposito Comitato tecnico (il n.111) con il compito di collaborare con un omonimo comitato Europeo costituito in seno al CENELEC (Comitato Europeo di Normalizzazione Elettrica).

5) In Italia, è in vigore il DPCM (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri) emanato il 23 Aprile del 1992, che ha il titolo "Limiti massimi di esposizione ai campi elettrico e magnetico generati alla frequenza nominale (50 Hz) negli ambienti abitativi e nell’ambiente esterno". Questo decreto, caso unico rispetto a quelli emessi in altri paesi, impone inoltre una distanza minima dai fabbricati per le linee elettriche con tensione superiore a 132 kV.

L’art.5 del decreto impone infatti le seguenti distanze di qualunque conduttore della linea dai fabbricati abitati o nei quali sono comunque previsti tempi di permanenza prolungati:

Linee a 132 kV: Dieci metri o più

Linee a 220 kV: Diciotto metri o più

Linee a 380 kV: Ventotto metri o più

A conclusione di quanto detto, aggiungiamo che spesso i rischi derivanti dalle attuali tecnologie sono accentuati da organi di informazione non competenti, purtroppo talvolta al solo scopo di creare del sensazionalismo. Inoltre, invitiamo chi sta leggendo a porsi il problema opposto: cosa avverrebbe se abolissimo una tecnologia perché in qualche caso è pericolosa? Siamo proprio sicuri che la sua abolizione non creerebbe maggiori pericoli, oppure porterebbe alla perdita di notevoli benefici? Basta, a questo proposito, porsi il problema per gli aerei: se li abolissimo perché avvengono gli incidenti aerei, il mondo tornerebbe indietro di centocinquanta anni e probabilmente le conseguenze in termini di sicurezza non solo non sarebbero positive, ma abbondantemente negative.

Giovanni Vitagliano


IRPA = International Radiation Protection Association, cioè Associazione internazionale per la protezione dalle radiazioni

INIRC = International Non-Ionizing Radiation Committee, cioè Comitato internazionale per le radiazioni non ionizzanti.