Notizie dal mondo – Settembre 2009
Cambogia, Phnom Penh inizio agosto
Si è svolto il concorso “Miss mina antiuomo Cambogia” edizione 2009. A tutte le venti concorrenti manca una gamba e hanno concorso non solo per il titolo di reginetta di bellezza, ma per una protesi su misura.
L’idea di un concorso provocatorio, da alcune autorità definito “poco dignitoso”, che puntasse letteralmente i riflettori sugli orrori provocati dalle mine antiuomo, è venuta al regista teatrale norvegese Morten Traavik nel 2003 mentre visitava l’Angola appena uscito da una guerra civile trentennale.
Due cose lo impressionarono: la passione angolana per i concorsi di bellezza e le mutilazioni causate dalle mine. Decise di sfruttare la sua esperienza da palcoscenico per sposare le due cose. “Credo molto nei contrappunti – sostiene Traavik – un buon vecchio trucco teatrale. Qui il contrappunto è mettere insieme “mina” e “miss”. È il contrappunto tra la tragica realtà delle mine antiuomo e la gioiosa celebrazione della vita insita in un concorso di bellezza”.
Con l’Angola e l’Afghanistan, la Cambogia è il paese più colpito dalla piaga delle mine-antipersone: 63 mila le vittime, almeno 25 mila quelle rimaste prive di un arto. È tra loro che sono state scelte le 20 finaliste, una per provincia.
Mali: le donne chiedono una legge contro le mutilazioni genitali femminili (Mgf)
È culminata con la consegna al Parlamento di una richiesta per una legge contro le mutilazioni genitali femminili la marcia di circa 700 attivisti, soprattutto donne, tenuta a Bamako, capitale del Mali. L’iniziativa, organizzata dal Coordinamento delle associazioni e organizzazioni non governative (ong) femminili del Mali, è stata seguita anche in altre città del paese, dove hanno preso vita altri cortei di donne. Il tasso di prevalenza delle Mgf in Mali è molto alto, raggiungendo il 92%. Nel paese esiste in realtà un consenso politico forte per una legge che vieti la pratica, ma finora le autorità hanno sostenuto che era la società maliana a non essere pronta a penalizzare un uso molto ben radicato. Il coinvolgimento nelle manifestazioni di fine luglio dimostra tuttavia una volontà sempre maggiore ad avviare un cambiamento.
Africa meglio dell’Occidente nella tecnologia fai-da-te
La rivista Usa Make, specializzata in invenzioni elettroniche e digitali, organizza un convegno nella capitale del Ghana, Accra. Boom di partecipanti. Con soluzioni geniali: efficaci e a basso costo. Il risultato è stato sorprendente per il numero di partecipanti e per la qualità dei progetti presentati. Ed è stato molto interessante per gli esperti vedere come l’ingegno africano è in grado di arrivare agli stessi risultati dei tecnici occidentali con meno materiale e spese decisamente inferiori.
Serve velocizzare la semina del granoturco? Basta usare un vecchio distributore di pastiglie. Manca l’elettricità? Non c’è problema, il meccanico di biciclette Bernard Kiwia, di Arusha, in Tanzania, ha creato mulini a vento, pompe per l’acqua, caricatori di batterie per cellulari e seghe per legno usando parti di bicicletta. E non sono soltanto i ragazzi delle città a creare progetti etichettabili come “tecnologici”: i Masai hanno piazzato dei tubi sul monte Suswa, nella Rift Valley, per convogliare il vapore che esce dal vulcano e farlo arrivare, sotto forma di acqua, in recipienti. Altre soluzioni: una radio ricevente a basso consumo costruita completamente con materiale riciclato, dove la diversità è nell’uso del tutto creativo dei materiali. Un buon esempio sono le batterie a basso costo, costruite con alluminio di lattine e bottiglie di plastica. Usando acqua di mare come elettrolita, la batteria genera elettricità dall’ossidazione dell’alluminio e la riduzione dell’acqua. Non è soltanto economico, è anche eco-sostenibile. Quanto sta accadendo in Africa nel campo dell’innovazione tecnologica a basso costo è talmente interessante che il Mit di Boston, uno dei centri più importanti per l’high-tech, ha pensato di inviare ad Accra un gruppo di esperti per scambiare idee e suggerimenti con gli inventori africani. Come non sfruttare il potenziale del metodo per produrre cloro dall’acqua di mare in un continente in cui il problema della disinfezione dell’acqua è tra i più pressanti?
Per anni si è pensato all’Africa come a un continente ricco di materie prime, ora le cose stanno cambiando. Alla Maker Faire di Accra c’erano anche molti imprenditori occidentali, impegnati a scovare le idee più commerciabili e ad aiutare gli inventori africani a produrre le loro trovate tecnologiche su larga scala. (repubblica.it)
Apre a Dar-es-Salaam la prima banca “rosa”
Tanzania: per aiutare le donne e favorire le loro attività, è nata la prima banca del paese dedicata in particolare al gentil sesso. Soltanto nella prima mattinata di apertura, ben 110 persone hanno aperto un conto corrente presso la nuova “Banca delle donne di Tanzania”, ma i dirigenti dell’istituto ritengono di riuscire facilmente a raggiungere una media di 200 nuovi clienti al giorno. A differenza delle altre banche che impongono forme complesse di garanzia, la banca “rosa” richiede alle sue clienti solo un documento d’identità e un capitale iniziale di 3000 scellini (pari a circa un euro e mezzo), cioè quasi cento volte meno rispetto a quanto pretendono altri istituti di credito. La banca, con sede a Dar-es-Salaam, avrà una serie di servizi rivolti alle donne e alle loro esigenze, ma anche gli uomini potranno aprire un conto. “Sappiamo – ha detto Margareth Mattaba Chacha, direttrice dell’istituto – che alcune donne esitano a farsi avanti, pensando di non sapere niente: qui troveranno professionisti che le aiuteranno e consiglieranno passo dopo passo”. Obiettivo della banca è aprire entro la fine dell’anno filiali in tutti i 26 distretti della Tanzania, in modo da poter essere raggiungibile da tutte le donne del paese garantendo l’accesso al microcredito. (misna)
Brasile, rifiuti tossici in arrivo dalla Gran Bretagna
Scoperte più di 1.400 tonnellate di rifiuti tossici in tre porti.
La polizia brasiliana sta indagando su un traffico di rifiuti pericolosi provenienti dalla Gran Bretagna, dopo aver ritrovato 64 container con più di 1400 tonnellate di rifiuti sparsi in diversi porti del Paese. Fra il materiale ritrovato, nel porto di Santos vicino a San Paolo e nello stato del Rio Grande do Sul, batterie, siringhe, profilattici e pannolini per bambini. Venticinque dei container ritrovati erano pieni di rifiuti ospedalieri, comprese sacche di sangue. La Gran Bretagna, dalla quale sembrano arrivare i rifiuti, ha già annunciato “provvedimenti immediati” mentre gli inquirenti brasiliani hanno aperte le indagini su due compagnie del Regno Unito. La scoperta dei rifiuti ha suscitato una vasta ondata di risentimento in Brasile e ha messo in allarme le autorità, preoccupate che il Paese possa diventare “la pattumiera del mondo” come è successo in Africa. Rabbia e sdegno fra la popolazione ha suscitato anche un carico di giocattoli sporchi con una nota in portoghese che suggeriva di lavarli prima di donarli “ai poveri bambini brasiliani”.
Croce Rossa: cambiano le guerre, necessità di rinnovare la Convenzione di Ginevra
Aggiornare la Convenzioni di Ginevra tenendo conto del fatto che la maggior parte dei conflitti non avvengono più tra stati sovrani ma più spesso all’interno di un singolo paese: lo ha detto il presidente del Comitato internazionale della Croce Rossa (Icrc), Jakob Kellenberg. La Convenzione di Ginevra, che come ricorda Kellenberg fu sottoscritta nel 1949 da quasi duecento nazioni, fa riferimento a quattro distinti protocolli volti a tutelare, in tempo di guerra, i feriti, i malati, i prigionieri di guerra e i civili, rappresentando la base del diritto umanitario internazionale. Tuttavia, ha aggiunto di presidente di Icrc, il modello di conflitto inteso in senso classico “pace-dichiarazione di guerra-guerra-fine delle ostilità” non caratterizza più lo scenario bellico moderno, rimpiazzato da dinamiche di guerra “diffusa” o “infinita”, inserite in un contesto già di forti agitazioni, in cui il conflitto armato diventa a volte una mera conseguenza. “Ciò – ha affermato Kellenberg – rende oggettivamente più difficile la percezione e l’individuazione stessa di un conflitto, nonché la sua ricostruzione storica e la distinzione tra fasi di guerra e fasi di pace”. Inoltre, secondo l’ex diplomatico svizzero, deve essere chiarita la distinzione tra chi partecipa in modo diretto e chi non è coinvolto chiaramente al conflitto, al fine di proteggere adeguatamente le popolazioni civili. “Il vero nodo da sciogliere – prosegue Kellenberg – risiede nel fatto che spesso i conflitti moderni sono condotti da attori non riconducili a uno stato, piccoli gruppi difficilmente individuabili, e un adeguamento in questa materia del cosiddetto Diritto di Ginevra è necessario per garantire il rispetto del diritto umanitario internazionale”.
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento