Notizie dal mondo – Novembre 2009
CINA – AFRICA (fonti Asia New, Misna e Peacereporter)
Mauritania – Aiuti per circa 12 milioni di euro sono stati concessi dalla Cina al governo mauritano in occasione della visita a Nouakchott del vice-ministro cinese degli Esteri; la metà di questi fondi sono donazioni, altri sono prestiti senza interessi mentre sono stati offerti medicinali contro la malaria per un valore di 300.000 euro. La cooperazione bilaterale ha già permesso a Nouakchott di costruire il principale porto, lo stadio olimpico e diversi edifici pubblici.
Rwanda – Apprezzamento per gli investimenti della Cina in Africa “che aiutano concretamente lo sviluppo” e critica all’approccio adoperato finora dai paesi occidentali sono stati espressi dal presidente Paul Kagame in un’intervista al quotidiano tedesco ‘Handelsblatt’. “Preferirei che il mondo occidentale investisse in Africa piuttosto che portare aiuti allo sviluppo. Inoltre le aziende occidentali hanno inquinato l’Africa e continuano a farlo, utilizzando il nostro continente come pattumiera dell’Europa” ha detto Kagame.
Kenya – La costruzione di un porto e l’apertura di un corridoio per l’esportazioni del petrolio africano attraverso l’Oceano Indiano verso l’Asia: su questi progetti, scrive il quotidiano economico “Financial Times”, sono in corso trattative tra il Kenya e la Cina.
Guinea – La giunta militare ha annunciato di aver chiuso un importante accordo commerciale con la Cina che potrà sfruttare miniere e giacimenti petroliferi di cui il paese africano è molto ricco.
Secondo il ministro per le Risorse Minerarie Mahmoud Thiam l’azienda cinese titolare dei contratti investirà almeno 7 miliardi di dollari in infrastrutture. In cambio, la società cinese godrà dei privilegi di “partner strategico” in tutti i progetti minerari varati nel paese.
La Cina, portando a casa questo importantissimo accordo, consolida sempre più la sua presenza nel continente africano. Dopo gli Stati Uniti, i cinesi sono i migliori partner commerciali per l’Africa. Dal 2008 il valore degli scambi commerciali ha superato i 100 miliardi di dollari, 51 miliardi in export dalla Cina e 56 miliardi in import da Angola, Guinea Equatoriale, Nigeria, Congo Brazzaville e Sudan. Tutti paesi, questi, che nascondono sotto il suolo enormi giacimenti di petrolio.
AUSTRALIA
“Per favore aiutateci, salvateci, siamo come i vostri bambini. Pensate a noi, per favore”: tutte le televisioni australiane trasmettono ripetutamente le immagini di Brindah, una bambina di nove anni, circondata da altri 31 bambini come lei, che piange e singhiozza su una barca piena di richiedenti asilo di origine Tamil fuggiti dallo Sri Lanka e bloccati in Indonesia. La nave, con 255 civili Tamil a bordo è bloccata dai primi di ottobre nel porto di Banten, sull’isola indonesiana di Java, mentre tentava di mettersi in viaggio per l’Australia. Nonostante le assicurazioni ricevute, i civili si rifiutano di scendere dall’imbarcazione e, dopo aver rinunciato alla minaccia di uccidersi e dare fuoco alle taniche con il carburante, alcuni hanno cominciato uno sciopero della fame. Il gruppo teme che in Indonesia sarà mandato nei centri di detenzione e dimenticati.
A maggio, dopo mesi di cruenti conflitti nel nord dello Sri Lanka, l’esercito ha sconfitto i ribelli secessionisti delle ‘Tigri per la liberazione della patria Tamil’ (Ltte); secondo caute stime delle Nazioni Unite sarebbero stati almeno 7000 i civili uccisi sotto i bombardamenti, ma altre fonti parlano di 20.000 morti. Da allora, oltre 255.000 Tamil sono trattenuti dall’esercito nei campi sfollati senza libertà di movimento. I rifugiati, che hanno raggiunto l’Indonesia dopo una marcia di settimane attraverso la foresta malese, affermano che se venissero rimpatriati verrebbero uccisi. La disperazione di Brindah ha ulteriormente acceso l’infuocato dibattito in Australia tra chi critica l’attuale governo, che ha moderatamente alleggerito la politica d’immigrazione, e chi non vorrebbe mai il ritorno alle misure draconiane della precedente amministrazione conservatrice. Secondo alcune fonti di stampa australiane la richiesta di fermare la nave sarebbe arrivata informalmente al presidente indonesiano dal primo ministro australiano Kevin Rudd in visita in Indonesia.
Un appello a favore degli esuli lo ha lanciato il vescovo ausiliario di Melbourne, monsignor Joseph Grech, incaricato dalla Conferenza episcopale australiana di interviene nella vicenda che sta riaprendo, con toni sempre più accesi, il dibattito nazionale sulle migrazioni: “L’esiguo numero di richiedenti asilo che ogni anno arriva in Australia non può rappresentare un peso per un paese ricco come il nostro”. In un appello pubblicato sul sito online della Conferenza episcopale, monsignor Grech si rivolge ai cittadini australiani e ai politici perché riflettano pacatamente e abbiano compassione di esseri umani in fuga dalla loro patria. “Benché il riconoscimento dello status di rifugiato sia un procedimento individuale e con le sue regole, dobbiamo comunque essere consapevoli dell’incredibile trauma subito da tante persone sia oggi che in passato nelle zone di guerra in Sri Lanka, Afghanistan e Iraq” ha detto il presule, riferendosi a tre dei gruppi più numerosi che ogni anno cercano di raggiungere le coste australiane. “Non sto suggerendo di accogliere chiunque nel mondo – ha concluso – ma di guardare ai bisogni di coloro che vivono in aree vicine a noi, capire le ragioni che li spingono a chiedere asilo politico ed incoraggiare il nostro governo a dialogare con quelli della nostra regione per offrire assistenza e conforto a chi soffre”.
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