Notizie dal mondo – Marzo 2010
ONU: un sito web dedicato alla Protezione dagli Abusi Sessuali
Le Nazioni Unite hanno lanciato un nuovo sito web dedicato alla protezione dall’abuso e dallo sfruttamento sessuale.
Il sito contiene informazioni e strumenti utili per proteggersi dallo sfruttamento e dall’abuso sessuale, risultati, documenti, video e link, oltre che informazioni sulla task force del Comitato Esecutivo degli Attori Umanitari e della Pace e Sicurezza (ECHA/ECPS). Offre anche informazioni e strumenti su misura per specifici utenti come ad esempio coloro che visitano il sito per la prima volta, il personale staff, coloro che svolgono funzioni di Focal Points per la protezione dallo sfruttamento sessuale e i senior manager. Il sito è consultabile in inglese, francese e spagnolo.
92 “raccomandazioni” ONU per l’Italia su migranti e diritti umani
Vanno dalla tutela dei migranti e dei richiedenti asilo alla condizione dei detenuti e delle minoranze rom e sinti, le 92 raccomandazioni a cui l’Italia dovrà dare una risposta il prossimo giugno di fronte alla assemblea plenaria del Consiglio per i diritti umani dell’Onu: lo ha stabilito l’organismo delle Nazioni Unite al termine della prima sessione di esame del nostro paese nell’ambito della “Revisione periodica universale” (Upr), un complesso studio che valuta il grado di rispetto dei diritti umani e di democrazia di ogni paese membro. Al Consiglio è stato sottolineato in particolare il ritardo nell’adempimento da parte italiana della risoluzione 48/134 del 1993 con cui l’Assemblea Generale dell’Onu prescrisse la costituzione di un’Autorità indipendente per la promozione e la tutela dei diritti umani; interrogativi sono legati inoltre ai ritardi da parte dell’Italia, nel recepire il Protocollo opzionale alla Convenzione contro la tortura e nel ratificare la Convenzione del Consiglio d’Europa contro la tratta di esseri umani. Nel documento del Consiglio dell’Onu per i diritti umani, di 15 pagine, si denunciano “numerosi episodi di razzismo e xenofobia”, compresi casi che hanno avuto come protagonisti politici italiani, e “l’adozione a partire dal maggio 2008 di diverse leggi dai contorni evidentemente discriminatori ai danni di minoranze etniche”; al governo italiano si chiede in particolare di interrompere immediatamente la raccolta di impronte digitali di rom e sinti e di “distruggere eventuali dati raccolti in contraddizione con le norme del diritto internazionale sull’uguaglianza e i pari diritti dei cittadini”. Ulteriori raccomandazioni pongono attenzione sulla tutela dei minori, sulle discriminazioni di genere nel mercato del lavoro, sulla “scarsa partecipazione” delle donne alla vita politica italiana e sulla libertà dei media. Finora la “Revisione periodica universale” ha riguardato 96 paesi. L’esame, della durata di tre ore, è condotto dai rappresentanti dei 47 stati membri e si basa su tre documenti: un rapporto preparato dai responsabili del paese esaminato, un documento preparato dall’Ufficio dell’Alto commissario dell’Onu per i diritti umani e un testo redatto a partire dalle osservazioni delle locali associazioni per i diritti umani.
Bombe a grappolo: raggiunte 30 ratifiche. In vigore la messa al bando
Con la ratifica di Moldova e Burkina Faso, la Convenzione di Oslo per la messa al bando delle bombe a grappolo ha raggiunto il numero di Paesi necessario per l’entrata in vigore: la data fissata dalle Nazioni Unite è il 1° agosto prossimo. Da allora, i Paesi che lo hanno ratificato (attualmente trenta), si impegneranno ad adempiere alle condizioni del Trattato, che vieta la produzione, l’uso e il possesso delle cluster bomb, come vengono chiamate in inglese, ordigni micidiali responsabili della morte di decine di migliaia di civili. Il Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha sottolineato che l’entrata in vigore del Trattato nei paesi che lo hanno firmato e ratificato “costituisce un grande passo per il disarmo globale” e “dimostra il rifiuto collettivo da parte del mondo delle conseguenze di queste armi terribili”. Nella maggior parte dei casi le bombe a grappolo sono lanciate da aerei, si aprono in volo e disperdono a largo raggio sul territorio centinaia di munizioni pronte a esplodere anche dopo anni. “Le cluster sono inaffidabili e imprecise – ha ribadito Ban Ki-moon – e sono responsabili dell’amputazione e della morte di tantissimi civili, tra i quali molti bambini, e ostacolano la ricostruzione post-bellica rendendo strade e campi inaccessibili a contadini e operatori umanitari”. Sottoscritto da 104 paesi a partire dal Dicembre 2008, il Trattato vieta la produzione, l’uso e la vendita all’estero delle bombe a grappolo e impegna gli stati a fissare scadenze per la distruzione delle loro riserve nazionali. Tra i paesi europei firmatari figurano Francia, Germania e Spagna che, a differenza di Inghilterra e Italia, lo hanno anche ratificato. Restano fuori dall’accordo potenze come Russia, Cina, Stati Uniti e Israele, paese quest’ultimo accusato dall’Onu di aver disseminato durante la guerra in Libano del 2006 più di quattro milioni di munizioni.
La Bolivia comincia le transazioni commerciali in Sucre
A partire da Marzo la Bolivia esporterà soia, tessili e cuoio ai paesi membri dell’Alba – Alleanza bolivariana per i popoli della nostra America – attraverso il cosiddetto Sistema unico di compensazioni regionali o Sucre, moneta virtuale tesa a sostituire progressivamente il dollaro statunitense negli scambi commerciali all’interno del blocco regionale. Ideata per creare una nuova architettura finanziaria basata su un modello di commercio giusto e solidale e autonomo rispetto a quello economico e politico rappresentato dagli Stati Uniti, la nuova valuta è per il momento quotata pari a 1,25 dollari statunitensi ed è stata già utilizzata per transazioni commerciali tra Cuba e il Venezuela. Inizialmente, hanno riferito fonti ufficiali, sarà adottata da cinque paesi dell’Alba – Venezuela, Cuba, Bolivia, Nicaragua ed Ecuador – in modo virtuale e per via telematica per pagare beni e servizi, in attesa che Dominica, Antigua e Barbuda, San Vicente e le Grenadine adattino i loro sistemi; resta per il momento in sospeso l’Honduras, teatro di un golpe nel Giugno 2009. In seguito il Sucre servirà a finanziare anche aziende binazionali o regionali come la Empresa Grannacional de Alimentos creata di recente per “rompere gli schemi che le multinazionali hanno creato in America Latina portando solo fame e miseria” secondo le dichiarazioni del ministro venezuelano dell’Agricoltura e delle terre, Elías Jaua. (misna)
Mali – Le donne, il pane e l’energia pulita
L’energia solare ha sostituito la legna da ardere per la cottura del pane nel villaggio di Bougoula, circa 40 km dalla capitale, Bamako. L’iniziativa, che mira a contribuire alla lotta alla deforestazione, al riscaldamento climatico, oltre che a fame e povertà, è finanziata da organizzazioni non governative straniere ma, sul posto, è gestita da una cooperativa tutta al femminile. Per il momento, spiegano i promotori, dal progetto pilota traggono beneficio le contadine di tre comuni rurali dei dintorni di Kati, a sud di Bamako. In Mali la legna da ardere e il carbone vegetale sono le più comuni fonti di energia e nelle aree rurali sono soprattutto le donne a occuparsi della raccolta e del commercio di legna da ardere. Il Mali, come altri paesi del Sahel, è senza sbocco sul mare e affronta molte sfide nel campo della fornitura di energia. Il settore – riferisce il sito d’informazione greenreport.it – è caratterizzato da una dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili e da un’elevata dipendenza dal legno e dal carbone, che insieme soddisfano il 90% del fabbisogno energetico. La fornitura di corrente elettrica è molto limitata: circa il 20% della popolazione urbana e meno dell’1% della popolazione rurale ha accesso all’energia elettrica. Un contrasto con le potenziali abbondanti risorse energetiche rinnovabili: il Mali riceve in media 2.500 ore di sole all’anno e il vento vi soffia in abbondanza. (misna)
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