Nonna Marietta fornaia
Artigianato fra tradizione e innovazione a Roma e dintorni
Interviste a cura di Maria Lanciotti nell’ambito del progetto Maestri Artigiani e Nuovi Talenti per il Made in Rome
Nonna Marietta fornaia. “Il forno era alimentato con i fascetti che ci venivano portati con i cavalli o con i muli da Rocca di Papa”
Una bella storia di gente operosa e intraprendente, in cui s’inserisce la stupenda figura di nonna Marietta fornaia, ce la racconta il nipote Franco Avaltroni, ultrasettantenne, felicemente coniugato con Renate Rucker, pittrice di fama europea. Memoria storica della famiglia e del luogo in cui vive, da sempre attivo sul territorio e rammaricato per la brutta piega che ha preso la nostra società, con uno sviluppo ben diverso da come l’aveva immaginato e per cui si è tanto adoperato, sia come cittadino che come politico al servizio del bene comune, Franco ha conservato e ampliato il patrimonio di famiglia per passarlo ai propri figli e discendenti, fedele al modello della famiglia tradizionale.
Intervista a Franco Avaltroni
Franco, da dove parte la storia della sua famiglia?
La mia famiglia, originaria di Arcevia in provincia di Ancona, approda per qualche tempo a Marino in provincia di Roma, dove Luigi Avaltroni, fratello di nonno Cesare, aveva un grande magazzino di alimentari e generi diversi. Nei primi anni trenta Luigi acquista una vasta estensione di terreno nella zona Colonnette a Ciampino e la famiglia si trasferisce.
Come prosegue l’attività?
Luigi non aveva figli e lascia tutti i suoi averi ai nipoti, fra cui mio padre Mario, e insieme a loro costruisce una grande casa in cui fu avviata un’attività commerciale che durò per tutto il periodo della seconda guerra mondiale.
Lei ha ricordi di quel momento?
Io ero piccolo ma ricordo ancora la gente che veniva a fare spesa con la tessera. Successivamente fu aperto il Forno Avaltroni, poi l’attività fu ampliata con l’abbigliamento e in seguito con l’osteria. L’osteria, essendo all’epoca uno dei pochissimi edifici esistenti in zona, ospitò la prima scuola elementare di Ciampino Vecchio, dove c’era la prima stazione ferroviaria.
Chi gestiva l’osteria?
Nonno Cesare, che era un grosso produttore di vini. Aveva tra l’altro realizzato una grotta incredibile, che in parte ancora esiste, che durante la guerra è stata un rifugio per tutti gli abitanti del posto. Quando ci fu il famoso bombardamento (allo scalo ferroviario di San Lorenzo a Roma e all’aeroporto di Ciampino, il 19 luglio 1943, ndr) tre bombe caddero a centocinquanta metri dalla casa e gli spezzoni centrarono i bellissimi alberi di alto fusto, fra cui una mimosa immensa, e rasero al suolo parte della zona circostante, tanto che noi bambini giocavamo nei crateri delle bombe.
E chi si occupava del forno?
Nonna Maria, da tutti conosciuta come nonna Marietta. Questo forno veniva alimentato con i fascetti che ci venivano portati con i cavalli o con i muli da Rocca di Papa. Allora quasi nessuno aveva la disponibilità del gas e delle stufe a legna e venivano a cuocere al forno le varie specialità, ad esempio a Natale i ciambelloni e il pollo con le patate. Ricordo che mia nonna per la cottura prendeva cinque, sette o dieci lire, secondo la grandezza della teglia.
Fino a quando fu attivo il forno?
Il forno a legna ha funzionato fino al 1960, poi è stato sostituito con uno a petrolio.
Quando zia Verdiana si sposò, la festa di nozze si fece all’osteria di mio nonno a suon di vini e specialità preparate al forno. Non c’era l’orchestrina, ma c’era la fisarmonica e si cantarono fino a tarda notte gli stornelli.
Poi l’attività fu spostata in una nuova struttura, quando ancora la pasta si vendeva sciolta e la conserva a etti, prendendola col cucchiaio dai barattoli di cinque chili. E si chiamò Drogheria Avaltroni.
Pensa ci sia più spazio per l’inventiva delle nuove generazioni?
I mie figli e i miei nipoti vivono qui. Ho fatto sacrifici per costruire le loro case, li ho voluti qui vicino a un tiro di schioppo. Gli eventi hanno determinato una rivoluzione della famiglia patriarcale che non c’è più, io sostanzialmente sono rimasto ancorato a questo principio. Adesso quello che mi preoccupa non sono i figli, ma i nipoti. Purtroppo in questo momento non sono ottimista. Quello che posso valutare in base a quella che è la normativa vigente, in base a quello che è la volontà politica, la società in generale, vedo le cose in maniera negativa. Mi preoccupo per il futuro, perché non c’è certezza. Sono proprietario di alcune cose che non vendo ma che potrei vendere, anzi, sarebbe il momento di vendere, ma non lo faccio perché un domani potranno essere una possibilità.
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