#Nonleggeteilibri – Una favola credibilissima che vorremmo…non restasse favola
«Non leggete i libri fateveli raccontare» (Luciano Bianciardi)
(Serena Grizi) La credibilissima favola di Afrodite di Rosanna Massi, Robin Edizioni ed. 2023 – € 16,00 isbn 9791254674963, e-book NO. Disponibile al prestito inter bibliotecario SBCR https://sbcr.comperio.it/
Una ‘seria’ instancabile ironia, con un ossimoro già nel titolo, contraddistingue questa ultima fatica in ordine di tempo di Rosanna Massi, scrittrice ed ex attivissima direttrice della Biblioteca di Frascati. Dalla prima all’ultima pagina lo stile è quello scoppiettante dei prologhi e delle commedie comiche degli antichi autori greci e romani. Afrodite la bella racconta la propria storia fatta di parenti ‘importanti’, ‘vip dell’antichità’ come gli dei. Li tira fuori dal loro lungo sonno, (ma sappiamo invece quanto siano amati da chiunque venga in contatto con le loro straordinarie storie), e ce li ri-racconta in una chiave tanto contemporanea che ci si stupirà di non averci pensato prima: quella della disparità di genere che inizia già dal mito, il padre fu Zeus Vs Dione nientemeno, per arrivare a noi quasi intonsa. Non si preoccupi il lettore se non ricorda precisamente i fatti e gli dei coi loro mille epiteti, ci penserà La credibilissima favola di Afrodite a rimettere in moto le stanche menti. Il testo si rivela una lettura leggera e divertente che risveglia nel lettore una vena critica verso la realtà che viviamo nella quale, ovviamente, non c’è solo disparità di genere ma intento di sopraffazione dell’uno sull’altro, ingiustizia ed attaccamento ‘soprannaturale’ all’estetica, ma nella quale c’è anche ‘amor che tutto move’. Duecento pagine sulle divinità antiche, nello specifico, sulla ‘famiglia’ allargata di divini e divine raccontata da Afrodite, non sono poche ma qui lo stile vince su tutto. L’autrice, chiamando a sé quella forma che si diceva sopra, cara alla commedia e ai prologhi antichi, principio di tutte le commedie, coglie sempre l’occasione per semplificare il linguaggio della narrante Afrodite, rendendo un parlato chiaro che non rifugge i modi di dire odierni, alcuni noti fra i giovani (ed Afrodite chi è se non una eterna bellissima ragazza che, per altro, ha la fortuna, essendo immortale, di attraversare il tempo?). E se immortale significa che la dea ‘è stata ed è ancora’ la sua conoscenza della storia e del pensiero travalicano il mondo antico consentendo alla scrittrice di imprimere alla storia le proprie conoscenze e convinzioni, criticandone altre, senza temere l’effetto anacronistico. Le teorie sulla ciclicità del femminile (e perciò delle stagioni e della vita stessa) che renderebbero il genere finalmente vincente, sono molte, ed oggi vanno a rafforzare l’autodeterminazione della donna in ogni campo della vita sociale e professionale (anche se ci sentiremmo di lasciare fuori della porta quel filone dell’empowerment femminile ‘bianco’ di ceto medio alto che potrebbe contribuire alla costruzione di un sessismo al contrario che lascerebbe tutto com’è creando, anzi, un nuovo squilibrio). Ma nel suo libro Massi non lascia dubbi spiegando molto bene i passaggi di questa ciclicità positiva, quasi esaltante, alla quale è impossibile opporre critica in quanto ci riporta nel pieno di una mitica e ancora non realizzata Epoca dell’Acquario, nella quale dovremmo essere entrati da tre anni, per altro. Epoca nella quale si metteranno davvero fiori nei cannoni e l’amore fisico sarà viatico per ogni estasi e soglia per l’innamoramento universale: vien da sé che il ‘mondo del fare l’amore’ andrà poco d’accordo con quello del ‘fare la guerra’ (e qui se ne dedurrebbe, oltretutto che, visto l’attuale momento storico, siano pochi i capi di governo dalla soddisfacente vita erotica).
Il libro, frizzante e ben documentato non sfigurerebbe fra le letture scolastiche di licei e scuole professionali, di solito meno avvezze allo studio della mitologia. Uno strumento fra altri per percorrere le strade di nuovi modelli culturali che mettano in discussione lo schema patriarcale classico o ‘l’apparente’ potere matriarcale, concetto al quale aggiungono una nota di critica intelligente le parole della scrittrice e saggista da poco scomparsa Michela Murgia in una delle sue ultime interviste, giugno 2023*: «(…) La mia nonna, che è rimasta vedova da giovanissima e con quattro figli. Ne ha perso uno ma ha cresciuto i fratelli, era una famiglia allargata nel senso contadino del termine. Anche se non c’erano contadini, nonno era minatore. Il suo era un modo di esercitare il potere femminile dentro al patriarcato che per molto tempo ho scambiato per matriarcato, invece è un patriarcato 2.0 e si chiama matricentrismo, regge tutto il sistema a patto che ci sia una donna a fare il pilastro su cui si scarica tutto il peso. Mia nonna lo faceva volentieri. Diceva: le chiavi di casa le ho io. E io pensavo: sì, nonna, ma non esci mai. Esci solo per andare in chiesa. E già da piccola mi è stata maestra in questo: c’è un potere che ti imprigiona se tu accetti che quello sia l’unico potere che ti danno, e non vuoi rinunciarci perché fuori non ne vedi altri. E il modo in cui lo eserciti fa sì che tu stessa abbia le chiavi della gabbia da cui non puoi uscire. Il primo insegnamento da bambina l’ho avuto da lei: come fare a diventare potente senza essere schiava del potere…». *appare sul settimanale Vanity Fair a firma del direttore Simone Marchetti.
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