#Nonleggeteilibri – Storia di Onoda che rimase in guerra ventinove anni in più e di…rigenerazioni
«Non leggete i libri fateveli raccontare» (Luciano Bianciardi)
(Serena Grizi) Il crepuscolo del mondo – (titolo originale: Das Dämmern Der Welt) di Werner Herzog, Feltrinelli ed. 2021 traduzione di Nicoletta Giacon € 14,00 isbn 9788807034718 e-book € 9,99. Disponibile al prestito inter bibliotecario SBCR www.consorziosbcr.net
Posso sembrare un vagabondo o un mendicante,
ma tu, luna silente, sei testimone dello splendore della mia anima
Hiroo Onoda, membro della classe di comando Futamata Bunkō dell’esercito giapponese, venne arrestato sull’isola di Lubang, Filippine, nel 1974 poiché per aver mantenuto la consegna d’ordine speciale atta ad arrestare l’avanzata nemica, la mantenne per 29 anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Onoda al momento dell’arresto continuava a non voler credere che la guerra fosse terminata nel 1945: rimasto nella giungla, sempre nascosto, prima con tre compagni, poi con due, a combattere la sua guerra fantasma. All’arrendersi del commilitone Akatsu, nel 1949, i giapponesi provarono a raggiungerlo con messaggi per informarlo della mutata situazione ma lui volle scambiarli per trappole nemiche; a riprova della giustezza delle sue conclusioni portò i movimenti militari per mare e per cielo da lui osservati, come ascrivibili alla Seconda Guerra Mondiale mentre si trattava della Guerra di Corea e del Vietnam combattute tra il 1950 e il 1975.
A Lubang, si mantiene una disciplina esemplare anche se la giungla tende a far marcire le divise, riempie di ruggine le armi, disfa ogni materia nella sua coltre lattiginosa. Il regista e l’uomo Herzog, che conosce le inestricabili foreste pluviali, si compenetra nelle personalità ritenute, dai più, difficili, (come nel doppio caso del personaggio del suo film Fitzcarraldo, specie di eroe contromano realmente esistito che desidera costruire un teatro dell’opera nella giungla e del suo interprete, l’attore polacco K. Kinski, geniale e impossibile), e fa di questa storia un racconto mai prevedibile. Herzog incontra Onoda nel 1997, rifiutando invece, in una spaventosa gaffe, di incontrare l’Imperatore del Giappone, e dall’incontro non ne trae un libro intervista come si potrebbe pensare. Calandosi nella probabile atmosfera del tempo, racconta per precise giornate l’odissea degli anni tra il ‘45 e il ‘54 di Onoda e dei suoi, e poi in qualche modo anche quella degli anni dopo, mentre i nostri diventavano cinquantenni e persino Onoda si chiede se stia vivendo quella guerra o se addormentato da qualche parte, dolorante o febbricitante, non la stia solo…sognando: «Era stato un sonnambulo, per tutti quegli anni, o aveva sognato, allora, l’oggi, l’adesso? Spesso a Lubang si era posto questa domanda. Non c’era nessuna prova che quando era sveglio fosse sveglio, e nessuna prova che quando sognava stesse sognando». La riprova del talento dello scrittore Werner Herzog sta poi nel dipanarsi del libro dopo le note vicende. Onoda, dopo questa vita, ne ebbe almeno altre due o tre, fra cui quella d’insegnante di tecniche di sopravvivenza ai ragazzi durante i campi estivi, concludendo altre imprese che farebbero tremare i polsi a persone meno tranquille. Controversa la sua condotta come soldato, dall’uomo traspare spiritualità e generosità luminose, la virtù della riconoscenza, la capacità dell’amicizia. Herzog descrive questo suo ‘eroe’ nei territori della natura, a ridosso della quale visse sempre tra il Giappone e il Mato Grosso, e in questo ‘ricondurlo’ richiama il tema del libro Il crepuscolo del mondo: un’eterna rinascita di forme, forze, conoscenze, attitudini verso la quale il lettore non può che sentirsi grato perché questa appare la vera intelligenza dell’esistenza, una delle forme attraverso le quali il pianeta esiste: le sue creature.
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