#Nonleggeteilibri – ‘Sfascistoni’, ‘politica’ anticostituzionale 3.0
«Non leggete i libri fateveli raccontare» (Luciano Bianciardi)
(Serena Grizi) Sfascistoni. Manuale di resistenza a tutte le destre di Andrea Scanzi PaperFIRST by il Fatto Quotidiano ed. 2021 € 12,00 isbn 9788831431514 e-book € 8,99. Disponibile al prestito inter bibliotecario SBCR www.consorziosbcr.net
Il giornalismo militante di Andrea Scanzi non ammette remore: dacché ricostituire il partito fascista o proclamarsi fascisti per la vigente Costituzione è reato, mette giù l’elenco aggiornato di questi reati e di chi li perpetra. L’approccio è legalista, com’è giusto, ma fra le righe, se non per puro divertimento (e come si fa a divertirsi?), ma almeno per dileggio, più di qualche sana risata ci scappa, l’esordio del titolo suggerisce qualcosa. Alcuni novelli fascisti sono poco più che macchiette, altri hanno un curriculum pericoloso e spesso la pericolosità si accompagna a reati: le ultime in cronaca parlano dell’assalto alla sede della CGIL del 9 ottobre 2021 o di altre proteste simili di chi sembra sempre voler forzare le regole di convivenza civile per vedere fin dove si possa arrivare (ecco perché amareggia di più il negazionismo attorno al covid in persone di solito legalitarie, ma qui il ragionamento s’allontana dalla traccia del libro; altra faccenda invece, importantissima ragionare sulla ‘gestione’ capitalistica di una pandemia). Sfascistoni è organizzato in brevi capitoli, monografici in alcuni casi, con nomi, cognomi e fatti. Quel che preme dire al giornalista è che anche politici, divisivi senz’altro, ma inclusi in partiti dell’arco costituzionale come Meloni e Salvini ‘utilizzino’ le truppe cammellate come manovalanza e sobillatori per raduni, manifestazioni e per quando ‘c’è da fare’, per poi celarli nelle loro (quasi) immacolate biografie come vergogne antipolitiche, come quelli da non poter presentare ‘a casa ai genitori’. A leggere la ricostruzione storica di Antonio Scurati, una delle opere più recenti su Mussolini, per quanto presentata sotto l’etichetta di ‘romanzo’, questo è lo stesso atteggiamento che adottò il duce quando decise che era venuta l’ora di entrare in parlamento: di giorno ragionevolezza, discorsi pacati e molta strategia politica; di notte segreti telegrammi alle truppe, per rinforzarne la fede, oppure per ammansirli quando scalpitavano per picchiare, o per sedare risse interne. Queste truppe, diciamo così, ‘operative’, gli attivisti, dovrebbero sentirsi offesi dallo sfruttamento che di loro fanno gli alti papaveri e cominciare a ragionare su cosa sia per loro, storicamente, il potere: qualcosa cui obbedire ciecamente e che poi li lascia lì dove stavano: infatti solo qualcuno di quelli ritenuti più presentabili viene ‘portato’ nelle file dei partiti costituzionali e da lì in poi deve cercare di rigare dritto. Scanzi, da par suo, smaschera il più possibile questa ipocrisia della destra nei confronti della propria storia, poiché anche i leader di partito, al di là di cosa ne dicano i loro iscritti, sentono, evidentemente, che c’è più di qualcosa che si può dire/fare solo alle cene di quartiere, con quelli fidati, a casa (saluto romano, gite a Predappio, scambio di gadget periodo ‘quando c’era lui’ o anche l’altro, Hitler). Questi leader, nel 2022, in seno ad una società che ha rivoltato i propri valori sentendo il bisogno di essere inclusiva con tutte le categorie umane, fanno ormai fatica a gestire personaggi ‘storici’ che odiavano gli handicap fisici incoraggiando solo la perfetta forma corporea; gli omosessuali o gli appartenenti a razze che non fossero la caucasica. Non per niente Scanzi sguazza nel caso Morisi che, ex guru social di Salvini, si è poi scoperto incarnare nel privato tutto quello contro cui era ‘costretto’ a scrivere per lavoro.
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