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#Nonleggeteilibri – Serotonina, quelle idee sull’Occidente, la cultura, l’umanità…

#Nonleggeteilibri – Serotonina, quelle idee sull’Occidente, la cultura, l’umanità…
Luglio 13
08:24 2019

(Serena Grizi) Serotonina (titolo originale: Sérotonine) di Michel Houellebecq, La nave di Teseo 2019, traduzione di Vincenzo Vega € 19,00 isbn 9788893447393 e-book € 9,99. Disponibile al prestito inter bibliotecario SBCR www.consorziosbcr.net .

Il protagonista è Florent-Claude Labrouste un quarantaseienne che decide di pensionarsi anzitempo e sparire dalla circolazione, soprattutto dalla sua vita di dispendioso affittuario di un grande appartamento con annessa giovane amante giapponese dedita a pratiche erotiche che lui stesso non apprezza. Il senso di inutilità, solitudine, fallimento lo attanaglia e un medico gli consiglia un nuovo antidepressivo, il Captorix, che però, come contropartita, inibisce il desiderio sessuale. Questo desiderio, adottato dal primo capitolo quale unico ‘sintomo’ quasi parodistico dell’essere ancora vivi, del sentire ancora qualcosa, accompagnerà l’osservazione di tutte le donne e di tutti i rapporti fra umani incrociati dal protagonista: il sesso, estremo, il desiderio scaturito dalla vicinanza di giovani donne in fiore, il sesso a pagamento con prostitute (che egli stesso rifiuterà anche se si tratta di un ‘consiglio medico’); il desiderio pedofilo condannato quale scandaloso, adatto a uomini con scarsa consapevolezza di sé (con buona pace, s’intende, degli amanti del birdwatching teutonici caratteristiche che qui lo scrittore appiccica ad un poco scaltro guardone di lolite-bambine, non sapendo se si intenda, questa, quale scelta provocatoria non conforme al politicamente corretto, evidentemente poco amato da Houellebecq; più avanti programmerà una breve lista di letterati, ancora tedeschi, da mandare allo sfascio…). Questo mito del sesso, in fondo così poco vissuto dalle esistenze che Florent-Claude incrocia, quanto dalla sua, una volta finito il desiderio schietto, legato all’età giovane, all’amore vero che non s’incontra troppe volte nella vita, pare fare il paio con il consumismo e niente più. La Francia, fin nelle contrade più decadute, dove ormai l’agricoltura e l’allevamento vanno in pezzi (anche per ‘colpa’ di una UE cieca alle dinamiche delle nazioni su cui si fonda?), possiede super ed ipermercati forniti oltre le aspettative, zeppi anche di quel che non si sospettava di desiderare. Altro tormentone per il protagonista, che nel corso del libro cambia più dimore in cerca d’una solitudine perfetta eppure infine non così voluta, è quello dei pacchetti televisivi a pagamento, anche quelli simbolo di un consumo quotidiano visto come irrinunciabile. Il sesso ad ogni costo, il consumo di cibi costosi e sofisticati, di fiction e sport, tutto affinché il fardello dell’esistenza appaia più leggero, tutte cose che alla fine, al protagonista, sembrano invece renderlo più pesante, a tratti inaccettabile anche se, come forse ormai accade in molte esistenze, il consumo è l’unico amico che va a cercare fino a casa persone sole e malate chiamandole amabilmente per nome. Uscire da questa catena d’obblighi da consumatore pare sia possibile solo a qualche angelo caduto sulla terra. Il suo ex amore di ritrovata gioventù Camille, persa ancora una volta per futili motivi ‘consumistici’, era capace, per esempio, di entusiasmarsi per il cibo fresco dei piccoli negozi di vicinato, per i rapporti umani che si creavano in una ‘filiera corta’ di mutuo aiuto. Mentre il protagonista la osserva nella sua nuova vita, ha un figlio piccolo, scopre che la sera, dopo giornate di duro lavoro presso il suo ambulatorio veterinario, è capace di isolarsi in una bella casa immersa nella natura, vivendo probabilmente di valori impegnativi ma non certo fittizi. Florent-Claude incontra in questo viaggio nello spazio le persone che, nel tempo della sua gioventù, soprattutto, gli hanno segnato l’esistenza; le riavvicina mentre alcune di queste vanno incontro al loro drammatico destino, come Aymeric, allevatore di nobile famiglia sulla strada della rovina finanziaria e morale, o mentre vanno allineando faticosamente motivi per esistere… Che l’incapacità di motivare il proprio stare al mondo, non senza la collaborazione d’un sistema di valori completamente inumano, sia il tema centrale della depressione dell’uomo adulto dei paesi ricchi può essere certo una interpretazione della parabola di Labrouste. Che l’autore abbia trattato l’argomento nel modo più esaustivo è da vedere: molte critiche sono state mosse al suo romanzo ricco, fra l’altro, di notazioni d’economia, in special modo legate alla laurea in agraria, conseguita dallo scrittore come dal protagonista di Serotonina, ma sarebbe allo stesso modo difficile negare che tutta l’informazione che il protagonista macina nei suoi pensieri tra passato e possibile futuro, non sia anche il tormentone caustico delle nostre esistenze costrette a ‘processare’ ogni giorni centinaia d’informazioni diverse su ambiente, prodotti, clima, tv, cronache, politica, già soltanto per valutare se si tratti di notizie vere, false, importanti, risibili. L’autore si direbbe che non tralasci alcuna strada di quelle che vorremmo imboccare anche noi lettori nella sua narrazione fluviale, gustosa: è un Candido in là con gli anni con sfondi meno fantastici di quelli volterriani, è Lo straniero (A. Camus) in casa propria senza risolversi a salti tanto drammatici, è Il ladro e i cani (N. Mahfuz) mentre maneggia armi che uccideranno nessuno; è, per alcune righe, L’animale morente (P. Roth). Le atmosfere del libro, tutte, dalla magione antica alle strade di Parigi (c’è anche Rue Mouffetard) punteggiate di bar aperti ad ogni ora del giorno e della notte; dalle dune marine alla casa sul lago di Camille, sono tutte notevoli. L’espressione, lo stile deciso e ricco d’immagini, di situazioni con cui Houellebecq ha voluto raccontare questa figura d’uomo sofferente e a modo suo amante della vita, entro il primo quarto del ventunesimo secolo, richiamando non del tutto a caso, credo, molte letture fra cui quelle citate sopra, potrebbero far maturare l’idea che si tratti di un capolavoro….«Il mondo esterno era duro, spietato con i deboli, non manteneva quasi mai le promesse, e l’amore restava l’unica cosa in cui si potesse ancora, forse, avere fiducia».

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