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#Nonleggeteilibri – “Se consideri le colpe” e l’impossibilità di conoscere chi ci è accanto…

#Nonleggeteilibri – “Se consideri le colpe” e l’impossibilità di conoscere chi ci è accanto…
Marzo 10
09:48 2022

«Non leggete i libri fateveli raccontare» (Luciano Bianciardi)

(Serena Grizi) Se consideri le colpe di  Andrea Bajani, Feltrinelli ed. 2021 € 9,50 isbn 9788807895401 e-book € 6,99. Disponibile al prestito inter bibliotecario SBCR www.consorziosbcr.net

Dopo la caduta del muro di Berlino l’Est diventa territorio d’impresa per industriali e avventurieri che delocalizzano la loro fabbrica dove il lavoro costa meno. Anche la madre del protagonista è una di questi e inseguendo un suo sogno d’amore e di denaro, di vita nuova, lo abbandona bambino assieme ad un compagno, un uomo buono e paziente, che non è il padre di suo figlio. Anni più tardi il figlio andrà a raccogliere l’eredità materna. Il romanzo segue l’estetica metafisica delle grandi città dell’Est: grandi spazi, non troppe persone in strada; diversi protagonisti della storia, pochissime parole. Sfondo straniante, rapporti fra gli esseri umani anche. La madre, compagna di giochi dell’infanzia, simpatica e indiavolata, perché bella e giovane, è diventata un’estranea. Quali erano i sentimenti che la muovevano, chi le ha voluto davvero bene, cosa le ha impedito di rivedere il figlio in vita? La trama del racconto traina il lettore, giustamente incuriosito, il quale cerca risposte tra le pagine. Ma come fosse un libro che va disfacendosi più che componendosi, le risposte stentano ad arrivare, mentre sono descritti in maniera magistrale gli uomini e le donne, giovani e vecchi, che non hanno nient’altro da aspettarsi se non quel che avviene momento per momento, cercando di acchiappare per la coda qualche novità quando passa, e dentro questo spirito ci sono senza dubbio i colorati, complessi e ancora speranzosi anni ’90 nei quali sembrava bastasse ancora una bella auto, il lavoro, una grande casa da comprare per riuscire a raggiungere qualche momento di felicità. Il libro che ha vinto molti premi potrebbe essere stato sopravvalutato, proprio perché dovrebbe ‘dire tutto’ non dicendo niente, ma abbiamo letto ‘niente’ ben più complessi e ardui, e alla fine affascinanti. Però potrebbe restare in mente appunto per questo. Per come descrive la fine di decine e decine di aspettative pagina per pagina, quasi che si dovesse qualcosa indietro alla condizione di chi non ha vissuto mai, come i romeni di Ceaușescu, il cui palazzo immenso è sullo sfondo d’una Bucarest sfiatata agli occhi del protagonista; oppure come se qui si riflettesse sempre in maniera depressa su tutto quello che tanto non può avvenire. Fra queste pagine, chi pensa che la parola aiuti a risolvere qualcosa abbandoni la speranza perché non ne troverà. Troverà gli ottimi ‘bozzetti’ sulla nullità delle speranze individuali, oramai parte del nostro vivere, rispetto ad una socialità governata da problemi molto più grandi dell’individuo, e a lui alieni in qualche caso, pensando anche all’attuale fase fra strascichi pandemici e conflitto in corso. Troverà, forse, un attimo commovente, nel quale il protagonista si rende conto d’aver avuto accanto per anni e anni un vero padre, per bontà e dedizione, anche se non è quello biologico, quindi quello che nemmeno lui, per indole, aveva mai considerato come tale. Ma forse, per chi non lo conoscesse bene, sarà necessario leggere almeno un altro libro di questo autore per capire meglio cos’è che non convince fino in fondo di questo romanzo.      

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