#Nonleggeteilibri – Schegge di romanzo, storie popolari e assurde, narratori bislacchi…
«Non leggete i libri fateveli raccontare» (Luciano Bianciardi)
(Serena Grizi) …e altre storie (titolo originale: …i drugi istorii) di Georgi Gospodinov, Voland, ed. 2021 – traduzione di Giuseppe Dell’Agata € 13,00 isbn 9788862434638, e-book € 3,99. Disponibile al prestito inter bibliotecario SBCR https://sbcr.comperio.it/
A differenza di altri estesi, o meno, volumi di racconti, utili per approcciare lo stile di un autore/un’autrice, è molto probabile che i racconti contenuti in …e altre storie di Gospodinov non somiglino del tutto alla sua arte di romanziere (questione tutta da leggere e sperimentare). I racconti sono istantanei, per durata, brevissimi alcuni, dal risvolto fulminante come, per esempio, L’ottava notte; piccoli capolavori come Gaustìn dove si traccia la biografia essenziale dell’alter ego dell’autore (G sta per Garibaldi e austìn per S. Agostino), protagonista anche del racconto L’uomo dai tanti nomi. Per non parlare di Primi passi, ‘fai da te’ letterario d’un ragazzino curioso nato nel ‘68 costretto a leggere più e più volte, non possiede altro libro, le Memorie sulle insurrezioni bulgare, classico ottocentesco privato di alcuni capitoli di testa usati per accendere il fuoco, e che impara le lettere dell’alfabeto assieme al nonno ricalcandole con la carta copiativa (chi ne ha memoria ancora?): «Tutti e due avevamo le lingue bluastre come vampiri acquatici». Poi si viaggia in treno e cosa ci sarebbe di più mitteleuropeo, classico, delle storie da treno, narrate in treno, da: Una seconda storia a Storia con stazione, o Cristina che saluta tutti dal treno o Sul furto di storie ma occorre stare attenti perché a volte qui ci si predispone a bei racconti, poderosi, invece non si fa in tempo ad acchiappare la battuta finale…per la velocità. L’infanzia torna con Un regalo arrivato tardi e la gioventù con una storia recente della Bulgaria per mezzo d’un proverbio famoso tra orecchie ed orecchini… Sembra che Gospodinov giochi ad assentarsi dalla matrice balcanica e però c’è un gusto dell’assurdo per l’assurdo e la presenza continua dell’ironia che fa davvero sorridere riguardo quel sospetto che avevamo, o l’idea che qualcuno ci spii, o nello scoprire che il narratore è un porco, nel senso del maiale in ‘persona’ che si narra sotto l’aulico titolo L’anima natalizia di un maiale o che un paesano, mai saturo di modi di dire, dopo aver dato fuoco per sbaglio ad un cimitero dica: «non è rimasta anima viva». Insomma queste storielle lette una accanto all’altra sembrano restare incomprensibili a tutta prima, invece poi trovano forza, come tutti i racconti compiuti dell’incompiutezza e hanno il sapore di quell’aneddoto raccontato male, non rotondo, non chiuso bene, che vaga da una bocca all’altra su quel tale o tale altro, e poi diventano memoria, non troppo condivisa perché ognuno ricorda a modo suo, ma memoria. Indubbia la capacità umoristica, la verve, che ne fa un autore importante, tradotto in 19 lingue ed accostato a molti importanti scrittori fra cui Borges (Cronorifugio è valso all’autore ed anche al traduttore di tutte le sue opere, Giuseppe Dell’Agata, lo Strega Europeo nel 2021). Nei suoi racconti si va al sodo non c’è posto per chi ‘non sa’, ma anche chi non sa, chi non riesce facilmente a comprendere la situazione, può farsi una gran risata leggendo, ed incuriosirsi, persino, sul destino d’un popolo…
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