#Nonleggeteilibri – Sono rom e ne sono fiera
#Nonleggeteilibri – Sono rom e ne sono fiera – Dalle baracche romane alla Sorbona (titolo originale: Je sui Tzigane et je le reste) di Anina Ciuciu – Ed. Alegre 2016 traduzione di Alessandra Cerioli € 15,00 isbn 9788898841509 e-book 7,99
Anina, una ragazza di 26 anni, racconta la sua odissea di essere nata rom, negli anni in cui sembrava possibile pensare che questo non fosse più un marchio, soprattutto fra quelle famiglie che desideravano solo pace, lavoro, istruzione per i figli. Ma le buone intenzioni i rom devono dimostrarle ad ogni passo, già con i ‘sospettosi’ coabitanti della Romania, figuriamoci col resto del mondo. Come nelle peggiori favole, una volta trovata una sistemazione, c’era sempre qualcuno che ‘scopriva’ le loro origini e dei loro progetti di lavoro e miglioramento se ne infischiava altamente cercando di rintuzzarli dentro un destino di miseria ed esclusione che pare deciso debba appartenere loro per forza. Anina vive le misere periferie romene del dittatore Ceaușescu e poi quelle italiane al Casilino 900, con i genitori e le due sorelline minori: mentre la famiglia pensava di poter raggiungere la Francia pagando un passeur questi, strada facendo, li ‘vende’ ad un altro. Sembrandole misera la periferia di Craiova da dove viene, Anina percepisce il Casilino 900 come l’inferno tra sporcizia infinita, topi, la vita in una roulotte a fine corsa messa a disposizioni dagli zii, piena di buchi che il padre cerca di sistemare alla meglio. Pur conscia della abiezione sociale in cui sono caduti alcuni suoi conterranei, (dalla sua stessa descrizione ricordiamo che il Casilino 900 venne sgombrato sotto la sindacatura Alemanno dopo i terribili fatti della rapina e uccisione della moglie d’un militare), l’autrice racconta di trarre ispirazione sempre e comunque dalla sua famiglia nella quale mai viene a mancare lo sforzo lavorativo e affettivo dei genitori, molto attenti alle esigenze familiari e scolastiche, o il ricordo del nonno che vive una vita modestissima ma ha costruito un piccolo giardino e una panchina di legno su cui stare ore a chiacchierare con la famiglia. Anina, pignola e curiosa, è una studentessa modello, e sono molto studiose anche le sorelle che con difficoltà, come lei stessa, resistono agli insulti dei compagni di scuola che presto o tardi scoprono la loro provenienza dalla campina. La ragazza subisce anche l’ingiustizia d’un incidente stradale, che la costringe a lunghe cure, nel quale l’investitore prima si dilegua e poi, rintracciato e non mostrando alcun segno di pentimento, dirà alla famiglia che la ragazzina gli ha abbozzato il radiatore dell’auto. Dopo aver conosciuto persone sensibili al disagio e alla problematica rom, una volta arrivata a Bourg eb Bresse, Francia (con la madre si ritrovano a chiedere l’elemosina prima di essere avvicinate da queste persone), nel tempo capisce d’avere il giusto punto di vista per occuparsi di giustizia e comincia a sognare la Sorbona presso la quale studierà, si laureerà ed intraprenderà tutti i passi per la futura carriera di magistrato decidendo anche di non nascondere più al mondo la sua etnia, il suo essere Rom. Bello! Ci sono opere come questa, scritta in uno stile scarno e che racconta una grande realtà, che all’inizio sembrano dipingere il mondo come un luogo ancor più brutto del reale, per niente adatto ai bisogni degli esseri viventi che lo popolano: «(…) quel che ho dovuto sconfiggere (…) non è una malattia, un handicap legato alla mia natura rom, ma concretamente l’ostilità di una società politica schizofrenica che prima ci esclude dai ranghi degli “uomini liberi e uguali nel diritto”, e poi ci accusa di una presunta indole alla non integrazione, come per giustificare i suoi meccanismi di esclusione e accanimento».*tratto dal libro. Nel film I bambini sanno di W. Veltroni, alla fine, la testimonianza d’un bimbo rom altrettanto toccante per innocenza e profondità. (Serena Grizi)
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento