#Nonleggeteilibri – Racconti africani
#Nonleggeteilibri – Racconti africani (titolo originale: Collected African Stories) di Doris Lessing – Feltrinelli 2016 traduzione di Franca Castellenghi Piazza € 8,50 isbn 9788807887253 e-book 5,99
Fare la valigia e partire per un viaggio lontano nello spazio, nella ex Rhodesia (oggi Zimbabwe) e nel tempo. Leggere i suggestivi racconti della Lessing significa temere sempre che accada qualcosa, di fisico, di soprannaturale, si cammina sul filo della paura, dell’ansia, perdendosi nel veld o nel bush, di volta in volta rigoglioso o irto di piante spinose. Significa camminare a ritroso nella propria coscienza di bambini e adolescenti che già tutto sanno e capiscono non riuscendo però a decodificare ogni situazione e ogni stato d’animo…significa osservare sì, ma anche vivere pienamente la felicità d’una terra ricca di risorse che fa sentire più vivo chi la attraversa. L’autrice bambina impara presto quanto tutto il racconto sui veri padroni dell’africa e sulla coabitazione/invasione bianca sia pieno di contraddizioni e pregiudizi: porta dentro di sé la potenza dei bossboy o dei lavoranti di volta in volta principi o guaritori, il cui status nobile o sacro è completamente ignorato dalla cultura occupante, ma la scrittrice non mette al centro dei racconti la propria sensibilità o ciò che ne ricava osservando. Mette ancora la vita che vede svolgersi e sulla pagina fa parlare tutte le voci possibili, compresa quella d’una natura che è il vero centro del quadro: una natura bella, madre, rigogliosa, e lascia sempre la tragedia fuori dall’inquadratura. Se qualcosa si rivela come un’epifania semplicemente attraversando ignote pianure, se qualcosa accadrà, farà di nuovo giorno sul veld e i protagonisti troveranno modo per porvi rimedio. Questo sentire così forte che non scaturisce da lunghe solipsistiche riflessioni ma dagli effetti mostrati al lettore del trascorrere degli anni, delle possibilità che poi si perdono dietro le curve del tempo, è la forza magnetica del libro: l’apprensione del lettore davanti alle tante possibilità che sembrano aprirsi nello svolgersi d’ogni vicenda, è sollecitata continuamente dalla tensione narrativa. Qua si impara cosa si può narrare, davvero (l’artista può vedere e chi altri?) attorno a due cani, ad un porco, ad un vecchio capo, all’inverno del cuore, ad una giovane donna e madre tradita che tradisce suo malgrado. Le parole sono buone per ‘intagliare’ stati d’animo così come la maestria degli artisti africani intaglia statuine misteriose da antichi pregiati legni. Nei racconti coesistono, a volte tragicamente paralleli, il mistero dell’Africa e quello di europei in continua decadenza alla ricerca di una cultura che, se non hanno saputo/potuto dominare, li ha dominati senza poter risolvere i loro vuoti esistenziali. La violenza di classe e razziale, lontani gli echi di rivoluzioni sconosciute ai gesti d’ogni giorno, è sottilissima e inquietante come non mai, anche perché, come nella realtà, non si manifesta mai a senso unico e le vittime sanno fare resistenza. (Serena Grizi)
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