#Nonleggeteilibri – “Propizio è avere ove recarsi”, muoversi con l’antico oracolo cinese…
(Serena Grizi) Propizio è avere ove recarsi (titolo originale: Il est avantageux d’avoir où aller) di Emmanuel Carrère, Adelphi 2017 traduzione di Francesco Bergamasco € 22,00 isbn 9788845931512 e-book € 10,99 NON disponibile al prestito inter bibliotecario SBCR www.consorziosbcr.net
Uno dei problemi narrativi che Carrère racconta di aver dovuto superare in questi suoi reportage tra realtà e ricostruzione è stato se dover sparire dietro i personaggi alla maniera di Flaubert, da lui sempre considerata perfetta, o sporcare il narrato con la presenza del narratore alla maniera di Balzac, autore amato a fasi alterne. In questa raccolta di scritti giornalistici che attraversa circa un quarto di secolo, Carrère sceglie decisamente la seconda: optando per una presenza discreta dentro le cronache nere di una umanità mai stanca del delitto e precisando invece meglio il proprio ruolo di cronista dentro le indagini su attualità e politica russa le cui vicende sembrano richiamare il suo dna in quanto figlio d’una importante storica figlia di immigrati georgiani. Carrère scava nelle cronache senza pruriti, perché siano accette alla morale corrente, sembra, le più oscure pieghe dell’umano: che i sentimenti, la sorte, le scelte animino crimini o fatti oscuri di contemporanea cronaca nera o esistenze di autori e scienziati prolifici e sfortunati in vita (D. Defoe, A. Turing), o misteriosi come P. Dick; o l’impressione su quante idee sbagliate ci si possa fare durante il viaggio in un paese straniero scevro, alla prima e anche alla seconda impressione, da interpretazioni possibili come la Romania di Ceauşescu. Poi le sorprendenti cronache amorose scritte per una rivista femminile, leggere e fantasiose, e quella fedele quanto terribile della vita d’una giovane votata all’autodistruzione nella quale la stessa non riesce a non condurre compagni e figli avuti da questi. La riflessione in più sta nel fatto che le cronache d’una vita così decisa ad annientarsi arrivino a noi attraverso le immagini d’una giovane fotografa che documenta per anni questa e altre esistenze prendendo borse e premi per il proprio lavoro, facendosi inoltre amica vera e partecipe dei suoi ‘soggetti’ fotografici, aiutandoli nei passaggi più drammatici di esistenze votate alla droga, distrutte dall’aids e dalla promiscuità, senza poter davvero agire positivamente sulla loro rovina. Qui, silentemente, Carrère pare ancora interrogarsi sul ruolo dell’autore/artista testimone, sui fini del proprio lavoro, su quanto esistenze che scorrono tanto vicine siano capaci di prendere direzioni tanto diverse (qui la variante sono le droghe, nel pluri omicida Jean-Claude Romand una concatenazione di bugie sostenuta per quasi vent’anni che arrivando alla resa dei conti lo ‘costringe’ al crimine più efferato). Carrère torna sul caso dello scrittore/testimone T. Capote ‘umanamente annientato’ dietro il suo ultimo romanzo A sangue freddo. Chi ha letto il sorprendente Limonov e Vite che non sono la mia, ritroverà in questo bel volume parte dei materiali di quel narrato che non ci si stancherebbe mai di leggere, indagare e dietro, in tralice, l’immagine dell’autore, uomo dall’intelligenza viva e curiosa. Un borghese, come si descrive, che in fondo non si è mai mosso troppo dal punto dov’è nato, Parigi, ma che ha saputo conoscere il mondo e i suoi abitanti individuando nel prezioso avviso dell’oracolo «Propizio è avere ove recarsi» l’invito al mutamento quale propria bussola: poiché recarsi, sembra continuare a suggerire, può dare frutti a coloro che sapranno andare (lasciare per qualche tempo le sicurezze della propria casa) e guardare e intendere…
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento