#Nonleggeteilibri – Preghiere esaudite…lacrime ardenti
(Serena Grizi) Preghiere esaudite (titolo originale: Answered Prayers) di Truman Capote, Garzanti 2000 traduzione di Ettore Capriolo € 11,00 isbn 9788811669814 e-book € 7,99. Disponibile al prestito inter bibliotecario SBCR www.consorziosbcr.net
Pubblicato postumo con qualche mistero attorno al suo divenire, il ‘testamento’ di questo notevole autore americano è quanto di più lontano dal suo lirico L’arpa d’erba e forse più accostabile allo straordinario Musica per camaleonti (titoli davvero originali come l’arcinoto Colazione da Tiffany) per un classico che resta tale proprio perché ancora valido nella sua lettura ‘sociale’. Il facebook dell’epoca, il social per eccellenza, erano i caffè restaurant (a Parigi come a New York con le dovute differenze) dove i ricchi poco indaffarati o indaffaratissimi si recavano per guardare quelli come loro e spettegolare. All’epoca pare che questa ‘antropologia comparata’ avesse ancora una fortissima valenza di classe e forse anche oggi ne ha, considerato l’indaffararsi di persone note sui social d’immagine. Qui, il protagonista d’umile origine P. B. Jones, un ragazzo che vorrebbe diventare scrittore, si mantiene facendo il massaggiatore/gigolò per una squallida agenzia: ha incontri con uomini d’ogni genere, distinti, ricchi e molto annoiati e con donne inimmaginabili da incontrare anche per la più fervida fantasia, se non accettando di diventarne i devoti cicisbei. Questo giovane mantenuto conosce la vita ma non riesce a dimenticare le umiliazioni patite, esercita un cinismo sopra le righe descrivendo la realtà attorno con una penna-bisturi precisissima pur restando una persona non del tutto incapace di sentimenti. Pensando a Capote e a questo suo alter ego tornano ancora in mente il volto e le maniere affettate nella gran prova d’attore che ne diede interpretandolo nel film A sangue freddo, Philip Seymour Hoffman (1967-2014). Capote con Preghiere esaudite pare continuare e ‘finire il lavoro’ cominciato, appunto, con quel romanzo: per quello pare visse di rimorsi per aver assistito senza muovere un dito alla condanna a morte dell’assassino da lui indagato per farne un clamoroso personaggio letterario, e per tale motivo avvicinato per mezzo d’una amicizia che forse lo scrittore stesso aveva creduto del tutto artificiosa; con quest’ultimo riuscirà ad inimicarsi tutta l’America che conta frequentata fino al giorno prima. Partendo dalla parafrasi di Santa Teresa d’Avila «si piangono più lacrime per le preghiere esaudite che per quelle inascoltate», e rivendicando di non aver frequentato il bel mondo per divertire chi incontrava ma d’aver registrato ogni minima sillaba di conversazione, nella speranza, oltretutto, di scrivere qualcosa di molto simile alla Ricerca proustiana, denuncia tutti i vizi della New York più potente e in vista, forse convinto che i tempi siano ormai maturi per farlo. Proverà a proprie spese che i tempi, per chi non è potente, non potranno maturare mai. Nel racconto La Cȏte Basque, in special modo, l’autore s’adopera per riprodurre atmosfere e dialoghi d’un lusso molle nel quale sembra che l’unica vera trasgressione, l’unico vero peccato di attori, magnati, politici, intellettuali, loro consorti, arrivisti, sia il sesso e le sue perversioni: i primi giudicati senza appello in riferimento alle convenienze, ma anche per puro divertimento, gli ultimi per essere riusciti più o meno, con questi mezzi ‘illeciti’ a completare la loro scalata sociale. Così la chiusura del libro: «Era un’atmosfera di lussuosa spossatezza, come una rosa matura che comincia a perdere i suoi petali; e fuori aspettava soltanto il pomeriggio in declino di New York», pare descrivere una decadenza più ampia, in un orizzonte di valori travisati in cima ai quali stanno sempre e solo soldi, potere, classe sociale; bellezza e gioventù loro servitori. Nel suo genere, per le immagini evocate, un capolavoro.
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