#Nonleggeteilibri – “Povera santa…”, l’altra storia di Maria Goretti
«Non leggete i libri fateveli raccontare» (Luciano Bianciardi)
(Serena Grizi) Povera santa, povero assassino – La vera storia di Maria Goretti di Giordano Bruno Guerri, Bompiani 2021 € 14,00 isbn 9788830103016 e-book € 8,99. Disponibile al prestito inter bibliotecario SBCR www.consorziosbcr.net
Il bel libro di Guerri, ulteriore sottotitolo, Dal processo penale alla canonizzazione, la storia controversa di due vittime della miseria, esce dopo 35 anni dalla prima edizione che tanto successo e tante critiche fruttò al suo autore poiché è evidente che egli abbia toccato il vivo del processo di canonizzazione della santa moderna forse più popolare dell’Italia centrale, e non solo, e il cuore delle gerarchie ecclesiastiche che, secondo l’autore, negli anni ’50 del novecento necessitavano di esempi per porre un freno consistente alla libertà di costumi importata sulla Penisola assieme al modello americano. L’autore, perciò, aggiorna i capitoli già noti segnalando puntualmente le contestazioni ricevute dalla commissione istituita appositamente per replicare alle questioni poste dal volume durante il pontificato di Papa Wojtyla, prolifico promotore di Santi. Il libro, per forza di cose, propone un dialogo tra i costumi odierni, la religiosità e la mentalità dei primi anni del ‘900, quelli del delitto Goretti (1902) perpetrato da Alessandro Serenelli dopo un’aggressione a scopo sessuale; con gli anni dal 1930 al 1950 che videro il lavoro delle commissioni prima per la beatificazione e poi per la santificazione della bambina uccisa alle Ferriere, Latina; gli anni anche del coinvolgimento della famiglia Goretti, e soprattutto della mamma Assunta, nelle istruttorie che la videro testimoniare le virtù di Maria, e dell’incontro con l’omicida Alessandro Serenelli che la madre di Maria sembrò aver perdonato appena questi finì di scontare i suoi trent’anni di pena, complice un pranzo di Natale organizzato dai Padri Passionisti che tanta parte attiva sembra ebbero nel tenere vivo il ricordo di Maria Goretti nei fedeli. Un dialogo si apre anche fra l’oggi e gli anni ’80: del perché potesse interessare all’allora Pontefice Giovanni Paolo II il destino della piccola Maria, quando papi italiani considerati di grande umanità come Giovanni XXIII sembravano aver voluto ignorare la martire della purezza. E un dialogo interessante lo può stabilire il nuovo lettore del 2021 interrogandosi e sui i problemi posti dalla chiesa della metà degli anni ’80, e sullo sguardo della società odierna nei confronti della santità. Per sostenere una ricostruzione più realistica e viva possibile di quella che doveva essere la vita nella palude pontina, prima e agli albori delle bonifiche mussoliniane, Guerri chiama a ‘rapporto’ tutta l’eminente saggistica socio economica e gli studi statistici su condizioni di salute, malattie endemiche, istruzione, sui nati e sui morti, sul rapporto che aveva il resto d’Italia col territorio della palude che arrivava fin quasi alle porte di Roma, in un excursus tanto interessante quanto terribile e difficile a credersi guardando quelle terre oggi. Pur nelle differenze tra autori e loro scritti, se Antonio Pennacchi nel suo Canale Mussolini (1 e 2) ci aveva abituati a un’epica della palude, certo faticosa ma brillante di vita e bellezza quasi come nella Macondo realistico-magica di G. G. Márquez, con Guerri si è costretti a fare i conti con un cielo plumbeo, oltre quello meteorologico, fatto di fatiche bestiali, miseria nera, malattia e morte fra superstizione e religiosità soffocanti. Un autore potrebbe aver restituito un’immagine troppo edulcorata e l’altro una eccessivamente ‘nera’ dei tempi e dei luoghi anche se la differenza, in realtà, devono averla fatta una manciata di decenni i quali effettivamente trasformarono quelle terre difficili in ettari di coltivazioni ubertose. Si esercitò un’agricoltura meno faticosa e col tempo tornò la eco dei miti dei popoli del Lazio Antico e la propaganda fascista fece delle contadine venete giunte nelle terre della bonifica esempi di lavoratrici e madri di famiglia per giunta sempre gagliarde e in bicicletta; (viene in mente un’immagine da Storia di Piera libro scritto da Piera Degli Esposti e Dacia Maraini, e film di Marco Ferreri del 1983 nelle sequenze in cui Piera/Anna Schygulla corre in bicicletta giovane e svagata proprio sullo sfondo delle architetture razionaliste di Sabaudia e Latina). Il tema centrale del libro porta a riflettere sui personaggi della vicenda al netto della santità di Maria Goretti, quali figli della povertà e del bigottismo, scaraventati al centro d’una vicenda più grande di loro, e quindi a riflettere ‘sull’uso che i poteri forti’ fanno dei più deboli in ogni secolo. Qui, ragionando di altre canonizzazioni, si portano ad esempio altre vite di uomini e donne con ‘santità che all’autore sembrano più parossismi nervosi che non azioni degne d’essere d’esempio ai giovani (il martirio di Maria Goretti spinse alcune ragazze in ogni parte del mondo, tanta fu la sua fama, ad accettare d’essere barbaramente uccise piuttosto che violate). Lo sguardo laico dell’autore non richiama particolare pietas verso i protagonisti della vicenda ma il libro può soddisfare molte curiosità storiche. Ci si potrebbe domandare perché andare a scavare su una santificazione che, se non nell’ordine di idee di un credente ma semplicemente per umanità, potrebbe essere percepita come ‘risarcimento’ alle tante piccole vite di contadine-bambine la cui infanzia non fu quasi mai rispettata pur senza arrivare al delitto. Una indagine onirica e contemporanea sulle fatiche che una famiglia possa, o voglia, sostenere ai fini della canonizzazione d’un suo componente, la mise in scena il regista Marco Bellocchio nel suo intenso film del 2002 L’ora di religione – Il sorriso di mia madre, riflessione dolce amara sulla fede e i suoi frutti, indossata dal volto mobile e umano di Sergio Castellitto.
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