#Nonleggeteilibri – Pornotopia, il mito dello ‘scapolo domotico’ di Hefner, l’inventore di Playboy
«Non leggete i libri fateveli raccontare» (Luciano Bianciardi)
(Serena Grizi) Pornotopia – Playboy: architettura e sessualità (titolo originale: Pornotopía. Arquitectura y sexualidad en “Playboy” durante la guerra fría) di Paul B. Preciado, Fandango 2020 traduzione di Elena Rafanelli € 17,50 isbn 9788860446572 e-book € 4,99. Disponibile al prestito inter bibliotecario SBCR www.consorziosbcr.net
Il concetto di eterotopia e quello di pornotopia, luogo per eccellenza del porno, la sua architettura e gli arredi interni negli anni ’50 del ‘900, in questo saggio, breve storia, monografica, sulla nascita e l’evoluzione della Playboy Mansion dove «un uomo invecchia insieme a un gruppo, costantemente rinnovato, di giovinette in bikini». L’uomo è Hefner e la Mansion la realizzazione d’un sogno accarezzato da sempre: congiungere lavoro e piacere, vita privata e professionale in un solo luogo reso pubblico, almeno all’apparenza, da molteplici connessioni a telecamere. Hefner, influenzato da studi filosofici e di architettura, per la prima volta ‘forza’ lo schema della casa per la famiglia, disegnata dalla presenza e dalle esigenze muliebri e dalla funzione riproduttiva e pensa, assieme al suo nutrito staff di amici e collaboratori, ambienti dove un uomo nuovo, oppure nato precedentemente al consumismo di massa, possa vivere la sua eterosessualità libera incontrando donne con cui non legarsi mai, stanze polifunzionali create apposta per la vita da scapoli. A misura d’uomo, a misura di professionista che intenda poi fare, dei corpi delle donne il suo lavoro, in quella che sarà definita l’era ‘farmacopornografica’. Hefner sarà direttore della famosa rivista, protagonista delle storie pubblicate e del programma tv che ne deriverà; promotore dell’idea del ‘lavoro orizzontale’ (dalla scrivania al divano, al letto), e così d’una architettura asservita al suo pensiero, metterà a soqquadro, consapevolmente o meno, quarant’anni di storia del costume e del design, come dimostrano moltissimi oggetti che hanno fatto la loro apparizione anche in comuni abitazioni molto lontane dal suo pensiero. L’interesse di Paul Preciado, filosofo contemporaneo formatosi nel pensiero di Foucault, Deleuze, supportato dagli scritti della conterranea storica dell’architettura Beatriz Colomina, è quello di intercettare ed isolare, affinché siano analizzabili da ogni punto di vista, le costruzioni capitalistiche dentro le quali si trova a vivere l’essere umano ed i modi in cui il capitalismo ‘normalizza’ qualsiasi pulsione creando i luoghi dove ‘consumarla’. Hefner apparentemente tenta un esperimento di liberazione al centro dell’America puritana, al quale si opposero al tempo chiesa e mafia, ma Preciado mostra quanto lo sguardo di Hefner, nell’insieme del discorso sulla costruzione/decostruzione dell’identità di genere in rapporto alla scelta individuale, fu figlio del suo tempo e di quella ‘morale’.
Per puro caso, o per richiamo visivo fra i libri in lettura, si è colto questo titolo: il testo in questione analizza proprio la casa, lo stile di vita che ne deriva subito dopo la seconda Guerra Mondiale, soprattutto in America, in quei sobborghi nati attorno alle fabbriche ‘di futuro’ simbolo della guerra fredda o nei quartieri esclusivi dove J. Cheever ambienta il suo secondo romanzo sulla famiglia Wapshot. Mettendo a confronto i due testi, ragionando sul puritanesimo vero o supposto dell’America, impressionano ancor di più la ‘rivoluzione’ architettonica e di costume tentata da Hefner e dai suoi, i tasti che andò a toccare seppure, come sembra di capire, non tutti consapevolmente.
Interessanti gli apparati dell’agile volumetto: le note, i rimandi bibliografici, il ventaglio di argomenti aperti (storici e di costume: la scoperta di Pompei durante l’Illuminismo con i reperti conservati in un museo accessibile solo agli uomini a causa delle testimonianze porno-grafiche ritenute oscene per il pubblico femminile; il ruolo di de Sade quale consulente nei governi della Rivoluzione francese, in qualità di esperto di ambienti eterotopi: ospedali, carceri, luoghi di contenzione fisica e farmacologica). Quasi imperdonabile all’editor, invece, aver lasciato nel testo i riferimenti ai disegni presenti nell’originale del saggio e non pubblicati nella edizione 2020: ne perde il testo proprio per la peculiarità dell’argomento nel quale le forme stesse dell’architettura rivestono grande importanza.
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